sabato 28 giugno 2008

Avvicendamenti ai vertici della Chiesa verso nuovi equilibri

Giornate di “movimentazione” ai vertici Vaticani in funzione di nuovi equilibri interni. Con l’avvicendamento del cardinale Agostino Vallini a Vicario del Papa per la diocesi di Roma al posto di Camillo Ruini che passa a dirigere il ”Progetto Culturale della Cei”, sua vecchia passione, Benedetto XVI avrebbe inteso mettere a tacere le insistenti critiche di settarismo e di politicismo rivolte al suo pontificato. Un progetto, a detta degli esperti vaticanisti, che Papa Ratzinger accarezzava da tempo. Il cardinale Vallini è originario di Poli, un paesino a pochi chilometri da Roma situato su un altura tra i monti Prenestini il 17 aprile 1940. Suo padre, maresciallo dei Carabinieri, fu deportato nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale. La famiglia Vallini si è quindi trasferita a Napoli, dove il futuro porporato divenuto cardinale nel 2006 nelle mani dello stesso Ratzinger, ha vissuto gli anni dell’adolescenza e del seminario (fino al 1964), e dove è poi tornato prima da professore, poi da Rettore del Seminario Maggiore, quindi da vescovo ausiliare e vicario generale (al fianco del cardinale Michele Giordano). Tra un periodo napoletano e l’altro, Agostino Vallini ha prestato la sua opera a Roma, prima come studente, laureandosi alla Lateranense in “Utroque Iure”, poi come docente di Diritto pubblico ecclesiastico. Dopo undici anni di servizio come ausiliare a Napoli, nel 1999 è stato chiamato a guidare la Chiesa di Albano, dove è stato vescovo per cinque anni, finché nel 2004 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto del Supremo Tribunale Apostolico, incarico che ha ricoperto fino ad ieri.

Il nome di Vallini, assieme a quello di Fisichella circolava da mesi negli ampi corridoi del Vicariato, tra conferme e smentite. Su di lui pare ci sia stata la convergenza sia dell’ex presidente della Cei Camillo Ruini, sia del Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, ma soprattutto la ferma decisione del Papa, che lo ha “convinto” ad accettare questo incarico che il porporato inizialmente intendeva rifiutare. A Rino Fisichella, elevato in pari tempo alla dignità di arcivescovo, è stata riservata la presidenza della prestigiosa “Accademia per la Vita”. Con queste nuove nomine si è chiuso un periodo di tensioni politiche che avevano avuto ripercussioni interne al Vaticano. Il cardinale Agostino Vallini, chiamato a prendere il posto di Ruini, raccoglie un “testimone” importante. Il porporato emiliano infatti, non solo è stato una figura di primo piano della Chiesa e della società italiana degli ultimi vent’anni, ma ha anche retto la diocesi del Papa per ben oltre 17 anni. L’eredità è consistente sotto ogni punto di vista, da quello pastorale a quello economico, dal sociale al politico. Ma più che difficile, il compito del nuovo Vicario è semplicemente impegnativo. Il messaggio che lascia in eredità Ruini al suo successore è sostanzialmente questo: “Guardiamo alla grande sfida, quella contro la tentazione della sfiducia verso la Chiesa che oggi dobbiamo affrontare, rendiamocene conto, non nascondiamoci davanti a lei, cerchiamo di coglierla nella sua forza, spessore, pervasività, capacità di penetrazione, quella capacità e quell’attrattiva che essa esercita specialmente verso le nuove generazioni. Ma guardiamola con occhio disincantato e a sua volta penetrante, con l’occhio della fede, che è necessariamente diverso e anche più penetrante rispetto a uno sguardo soltanto umano”.

La chiamata di Vallini alla terza carica vaticana sembra confermi l’indirizzo complessivo della Chiesa di Ratzinger: una linea già esplicitata nella sua prima enciclica, secondo cui essa “non può e non deve mettersi al posto dello Stato, non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica”. Diversamente dall’impressione che dava Ruini, più volte criticato per le sue incursioni in campo politico, mettono a tacere queste ipotesi infondate sulla dottrina di Benedetto XVI che lo aveva sostenuto riconfermando per un anno quella carica, nonostante i superati i limiti di età previsti dal canone. Pochi avevano compreso che la formula Ruini invece rispondeva al compito di operare nel dopo-concilio una “svolta antropologica”, cercando una mediazione sul terreno dei valori con le culture differenti dalla cattolica, ma anche con opzioni intese a foggiare nuovi modelli di una identità cristiana con i supporti legislativi e concordatari, per fare argine alla società secolarizzata ed alla pressione laicista. In sintonia con Benedetto XVI, Il suo scopo era di fare della religione un elemento sociale diffuso con il quale tutti i soggetti politici sono chiamati a fare i conti e che, proprio per questo, non produce scelte politiche unitarie. La personalità del suo successore, Agostino Vallini, connotato da esperienza pastorale e incarichi giuridici nel governo centrale, ma estraneo a incursioni politiche, rafforza il senso generale di questa misura che investe la terza carica per ordine di importanza nella compagine ecclesiastica e assume quindi rilievo negli equilibri vaticani. Con queste mosse Papa Ratzinger ha inteso avocare definitivamente alla Segreteria di Stato i rapporti intrattenuti dalla Cei con lo Stato e con i partiti, e di invitarla ad impegnarsi esclusivamente delle questioni pertinenti all’ordine spirituale e pastorale.

venerdì 27 giugno 2008

La DIETA MEDITERRANEA diventa patrimonio dell'umanità

- La dieta mediterranea sta per diventare patrimonio culturale e immateriale dell'umanità all'UNESCO: lo rende noto la Coldiretti nel riferire l'iniziativa del Governo spagnolo e del Governo italiano ufficializzata alla Commissione europea.
Ad ottobre verrà ratificata a Bruxelles mentre in questo momento il nostro Senato lo ha votato all'unanimità.

L'iniziativa ha un valore straordinario per l'Italia, con primati raggiunti nelle produzioni di frutta, verdura e pasta e il posto d'onore nella UE per vino e olio di oliva. La dieta mediterranea è infatti basata sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio d'oliva e di pesce ed è unanimemente riconosciuta come dieta sana e nutriente, utile per contrastare l'invecchiamento cellulare e le malattie cardiovascolari.

Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino (rosso) consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani di conquistare il record della longevità con una vita media di 79,2 anni per gli uomini e di 83,8 per le donne, nettamente superiore alla media europea.

Vi è di più: in Europa gli italiani si aggiudicano il primato dei meno grassi, proprio alla dieta mediterranea che ha garantito il miglior rapporto tra peso e altezza, calcolato in base a un indice di massa corporea comunitario, mentre nei paesi anglosassoni compresi gli USA i giovani soffrono per oltre il 50% di obesità dovuto principalmente ad alimenti grassi e importati dall'oriente. Tuttavia l'allarme sovrappeso è alto per le nuove generazioni, nonostante in Italia i casi di obesità riguardano il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni.

Far entrare la dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale e immateriale dell'umanità all'UNESCO rappresenta dunque anche un'opportunità per una sua divulgazione più vasta a vantaggio della salute di tutti i cittadini.

Una opportunità che va accolta difendendo l'identità dei prodotti base della dieta mediterranea. Per questo - sostiene la Coldiretti - occorre rendere obbligatoria l'indicazione dell'origine dei prodotti in etichetta e fermare in Italia il disegno di ottenere ulivi, vite, pomodoro, melanzana, fragola, ciliegio, agrumi e kiwi geneticamente modificati (OGM) che causerebbe danni economici e di immagine irrimediabili al Made in Italy.

E' una notizia che ci rallegra il cuore e ci impone maggiore attenzione alla concorrenza sleale di altri paesi e maggiori controlli alle frontiere anche nell'importazione dei prodotto allimentari. I nostri prodotti alimentari sono una risorsa economica che va tutelata. E' bene che i signori dell'Unione Europea lo tengano presente e non ci impongano veti alle denominazioni di origini controllate.

La DIETA MEDITERRANEA diventa patrimonio dell'umanità

- La dieta mediterranea sta per diventare patrimonio culturale e immateriale dell'umanità all'UNESCO: lo rende noto la Coldiretti nel riferire l'iniziativa del Governo spagnolo e del Governo italiano ufficializzata alla Commissione europea.
Ad ottobre verrà ratificata a Bruxelles mentre in questo momento il nostro Senato lo ha votato all'unanimità.

L'iniziativa ha un valore straordinario per l'Italia, con primati raggiunti nelle produzioni di frutta, verdura e pasta e il posto d'onore nella UE per vino e olio di oliva. La dieta mediterranea è infatti basata sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio d'oliva e di pesce ed è unanimemente riconosciuta come dieta sana e nutriente, utile per contrastare l'invecchiamento cellulare e le malattie cardiovascolari.

Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino (rosso) consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani di conquistare il record della longevità con una vita media di 79,2 anni per gli uomini e di 83,8 per le donne, nettamente superiore alla media europea.

Vi è di più: in Europa gli italiani si aggiudicano il primato dei meno grassi, proprio alla dieta mediterranea che ha garantito il miglior rapporto tra peso e altezza, calcolato in base a un indice di massa corporea comunitario, mentre nei paesi anglosassoni compresi gli USA i giovani soffrono per oltre il 50% di obesità dovuto principalmente ad alimenti grassi e importati dall'oriente. Tuttavia l'allarme sovrappeso è alto per le nuove generazioni, nonostante in Italia i casi di obesità riguardano il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni.

Far entrare la dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale e immateriale dell'umanità all'UNESCO rappresenta dunque anche un'opportunità per una sua divulgazione più vasta a vantaggio della salute di tutti i cittadini.

Una opportunità che va accolta difendendo l'identità dei prodotti base della dieta mediterranea. Per questo - sostiene la Coldiretti - occorre rendere obbligatoria l'indicazione dell'origine dei prodotti in etichetta e fermare in Italia il disegno di ottenere ulivi, vite, pomodoro, melanzana, fragola, ciliegio, agrumi e kiwi geneticamente modificati (OGM) che causerebbe danni economici e di immagine irrimediabili al Made in Italy.

E' una notizia che ci rallegra il cuore e ci impone maggiore attenzione alla concorrenza sleale di altri paesi e maggiori controlli alle frontiere anche nell'importazione dei prodotto allimentari. I nostri prodotti alimentari sono una risorsa economica che va tutelata. E' bene che i signori dell'Unione Europea lo tengano presente e non ci impongano veti alle denominazioni di origini controllate.

martedì 24 giugno 2008

La finanza islamica sta invadendo l'Occidente?!

ECONOMIA

Interessi zero...ma non e' una pubblicita'

(Un nuovo paradigma di finanza si sta diffondendo a livello mondiale)

- La finanza Islamica nasce come un’industria di nicchia verso la fine degli anni ’70in alcuni paesi Arabi. Sin da subito si differenzia dalla finanza convenzionale per la sua manifesta conformità ai principi della legge Islamica, la Sharia. La sua crescita da allora è stata ininterrotta, sia per quanto riguarda il numero dei paesi nei quali opera che per le aree della finanza nei quali si è avventurata.

Oggi l’industria finanziaria Islamica è valutata intorno a 800 bilioni di $ in termini di ricchezza investita e sta crescendo con un tasso annuale tra il 10 e il 15 per cento. Solo nel 2000 la stessa era valutata “soltanto” $150 bilioni.

La finanza Islamica mira a replicare i mercati finanziari convenzionali senza però contravvenire ai principi della Sharia. Secondo la legge Islamica, infatti, l’usura (ovvero il pagare o ricevere interessi per un prestito in denaro) è proibita, così come lo sono gli investimenti in quelle industrie i cui prodotti sono considerati contrari ai principi dell’Islam come il tabacco, l’alcol, la pornografia e il gioco d’azzardo.

Le principali banche che oggi sono in grado di offrire simili prodotti sono basate nel Medio Oriente e in Malaysia. Londra tuttavia sta emergendo come nuovo centro per la finanza Islamica in occidente. Molte banche occidentali hanno cominciato a sviluppare le cosiddette “Islamic windows”, una serie di prodotti finanziari appositamente creati per gli investitori Mussulmani. Addirittura si rumoreggia che lo stesso governo inglese stia pensando per il futuro di far ricorso alla finanza islamica per emettere bond conformi ai principi della Sharia.

Anche se solo una frazione del mondo islamico usa questo tipo di finanza molti vedono un grande potenziale in termini di crescita futura e stanno investendo sempre di più in questo settore.

In un’intervista al Financial Times l’economista Neill D. Miller elenca i motivi grazie ai quali secondo lui questo settore continuerà a crescere nei prossimi anni. Anzitutto vi è la crescita del prezzo del petrolio che ha aumentato i fondi a disposizione degli investitori islamici. Questo fatto ha aumentato a dismisura il peso nell’economia mondiale di alcuni fondi sovrani Islamici, la cui potenza di fuoco - in termini di denaro a disposizione - ha raggiunto livelli assolutamente sbalorditivi Dal punto di vista degli investitori occidentali inoltre la resilienza dimostrata dalle istituzioni finanziarie arabe alla crisi del credito americana potrebbe essere un buon motivo per decidere comprare prodotti finanziari Islamici. In ultimo, ma certamente non meno importante, Miller vede nei paesi Islamici un desiderio sociale e politico di creare un sistema finanziario in grado di sostituirsi al sistema occidentale.
Questo ultimo elemento è quello che potrebbe contare maggiormente nel futuro. Il Kuwait è il quinto paese al mondo per esportazioni di petrolio. Recentemente un gruppo di investitori del Kuwait ha acquisito la Aston Martin (lo storico marchio dei poderosi veicoli di James Bond). L’intera operazione è stata svolta facendo ricorso ai metodi della finanza Islamica. Questo è ovviamente soltanto un esempio di quanto sta succedendo.

Più di mille anni fa gli Arabi tramite le loro conquiste avevano rivoluzionato le scienze e la cultura europea: che sia arrivato il momento per loro di rivoluzionare anche l’economia?

Niccolò Ragnoli


http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=14444&titolo=La%20finanza%20Islamica%20il%20bond%20cambia%20religione>

mercoledì 18 giugno 2008

BRUTTO SEGNALE LE MINACCE DI MORTE A BERLUSCONI

di Francesco Pugliarello da LISISTRATA.COM

ISLAMISTI ITALIANI?

Le perplessità del professor Luca Ricolfi espresse nell’editoriale su La Stampa del 17 ultimo scorso nei confronti dell’esecutivo, quando critica il premier Berlusconi di non essere in grado di coniugare sicurezza con legalità, potrebbero avere un loro fondamento.

Se le stesse perplessità le avesse rilevate sul versante della strisciante deriva xenofoba che serpeggia nelle pieghe della società italiana, senza puntare lo sguardo unicamente sui mai risolti conflitti di interessi del capo del Governo, forse Ricolfi avrebbe avuto ragione come l’ha avuta quando nel suo “Perché siamo antipatici?”, affondando il dito nella piaga italiana che è da sempre la sinistra nostrana.

Sarebbe irrilevante ripetere all’editorialista che sollevare un conflitto di interessi di Berlusconi rimane l’unico oggetto di ricatto in mano ad una opposizione che dopo il disastro elettorale, trova in esso l’unica sua ragione di esistere. Inoltre, se l’italiano sceglie liberamente di essere governato da un premier pluriindagato e altrettante volte prosciolto, anche da norme sbagliate come la prescrizione (breve) qualche ragione dovrà pur esserci.

Evidentemente chi ha votato Berlusconi non tollera un accanimento verso chi si “sacrifica” per ammodernare il nostro Paese, quando ne avrebbe ben donde di godersi il prodotto del suo lavoro. Sicuramente all’italiano medio sta più a cuore la sua sicurezza, il suo benessere, la tutela di sé e dei propri figli piuttosto che una norma ad usum delfini.

Brutti segnali quando si delegittimano le istituzioni. Questione molto delicata più di quanto si pensi perché riguarda la sicurezza nazionale ed il controllo delle frontiere che per l’appunto il Parlamento europeo con l’astensione delle sinistre oggi stesso ha approvato. Si potrebbe soggiungere al professore che il messaggio lanciato dalla magistratura milanese è l’ennesimo atto intimidatorio rivolto ad un premier in carica il cui lavoro viene riconosciuto da tutti i settori della pubblica opinione d’ogni colore politico.

Altro che buonismo e tela sfilacciata: la retromarcia di Veltroni sul dialogo per le riforme coincide con il serrate le fila con la sinistra arcobaleno, temporaneamente interrotta dallo stesso segretario del PD nell’immediato dopo elezioni ed ora sventola come uno spauracchio sotto il muso di Berlusconi. Un gioco poco prudente quello della “nuova sinistra” che ha sortito le ansie destabilizzatrici provenienti da settori estremisti islamici, mai come questa volta espliciti, direttamente al cuore delle istituzioni con le minacce di morte a Silvio Berlusconi e al vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Cristiano Allam. Minacce che i precedenti governi avevano supinamente introiettato da proiettare il nostro Paese nel ventre molle dell’Europa mediterranea.

C’è una novità rispetto al passato che rende più sinistro il messaggio. Negli anni precedenti le minacce a Berlusconi a Palazzo Chigi venivano postate in lingua araba, ora invece le invettive sono in italiano: segno che la presenza degli internauti islamici di seconda generazione è in continua ascesa tanto da arrivare a scrivere direttamente in italiano. Chi ha postato le minacce ha usato un alias arabo dal chiaro significato: “Emigrante di Allah che ha dato l’addio alla sua gente”. Nel messaggio l’autore scrive: “ Berlusconi e Magdi Allam sono due morti che camminano… proprio come si autodefiniva Giovani Falcone”.

Messaggio in codice ? Forse. Per qualcuno una provocazione. Fatto sta che esso può risvegliare cellule in sonno. Gli esperti dicono che proprio queste ultime parole fanno pensare al linguaggio usato nei comunicati delle varie cellule arabe di Al Qaeda, le stesse che circolano in Gran Bretagna ed in Francia. Se sia opera delle farneticazioni di un singolo, ancora non ci è dato sapere.

Un intruglio sicuramente molto presente nella compagine governativa quando dispone al potere giudiziario una moratoria per i reati minori a favore di quelli riguardanti la sicurezza nazionale, così come molte Procure, tale quella di Torino, da tempo auspicavano.

Ma Berlusconi da vero italiano quando è alle strette sfodera il meglio delle sue armi. Tira dritto noncurante della rivolta dei magistrati di Milano assecondati da Csm e Anm, ben sapendo che quel potere è un potere di funzionari soggetti alla legge espressa da un Parlamento eletto dal popolo.
Di Pietro li sobilla paragonando Berlusconi addirittura al boss mafioso Provenzano. Veltroni è risucchiato da questo meccanismo perverso ed è costretto ad andargli dietro. Per il momento non si sa quanto durerà e se durerà questa “guerra” istituzionale, quel che è certo che i cittadini con le ultime elezioni amministrative siciliane hanno sentenziato la rovinosa sconfitta di un certo modo di fare politica.

sabato 14 giugno 2008

Il popolo irlandese dice un orgoglioso NO

Il risultato referendario dell'Irlanda è sintomatico dell'insofferenza diffusa nel Vewcchio Continente nei confronti dei burocrati presenti a Bruxelles.

A prescindere che l'Irlanda può permettersi anche un'autonomia, con un mercato economico finanziario florido, sono convinto che la contrarietà all'Unione col resto d'Europa discende dai lacci che impongono gli affaristi burocrati di Bruxelles. Ma principalmente dal rifiuto del disegno euroarabo partorito negli anni '70 patrocinato dall'asse franco-tetesco.

Mentre le nostre èlites si baloccano in chiacchiere salottiere, i poteri economici e finanziari del nostro Paese, collusi con Bruxelles, si fregano le mani nella prospettiva di vivacchiare alle spalle dei soliti "narcotizzati", incapaci di indignazione, il popolo irlandese, come quello francese, dimostra di avere ancora un sussulto di orgoglio.

Quest'ultima battuta d'arresto testimonia di una pesante crisi d'identità diffusa in tutt'Europa. E' bene che le elite prendano atto della contestazione e mettano mano ad una profonda revisione dei trattati puntando su un Eropa politica e dei Popoli.
Speriasmo che questo desiderio verrà soddisfatto alle prossime elezioni del 2009!

F.P.

venerdì 13 giugno 2008

Intercettazioni telefoniche: Decreto lgs intelligente ed equilibrato

Il Consiglio dei ministri oggi ha approvato un disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche.
Il provvedimento ha due punti di forza: arginare la diffusione incontrollata dei contenuti delle intercettazioni e ridimensionare gli oneri derivanti dalle operazioni di intercettazione.
Le intercettazioni restano ma solo per le ipotesi di reato maggiori (l’omicidio, la mafia, la criminalità organizzata, il terrorismo ed i fatti di particolare pericolosità sociale), per quelli che prevedono pene di almeno dieci anni di carcere e per la corruzione e le molestie reiterate contro le donne e i minori.
Questo disegno di legge non abolisce i reati, ma capovolge la prassi seguita finora: partire dallo spionaggio telefonico, magari a pioggia o a casaccio, per arrivare al reato. D’ora in poi si dovrà partire da un’ipotesi, motivata, di reato, e applicare ad esso lo strumento dell’intercettazione. Non si potrà più tirare in ballo chi no n c’entra nulla e ha la sola colpa di essere un amico, un’amica, la moglie e l’amante di un sospetto.

Nessun reato viene cancellato, nessuna indagine viene bloccata. Si dovrà però indagare come in ogni altro paese civile: trovando prove, riscontri, confessioni e moventi. Insomma andando sul campo.
In questi giorni si è detto che senza intercettazioni non si sarebbe scoperto lo scandalo della clinica Santa Rita di Milano. A parte il fatto che il quel caso i magistrati hanno trovato molti altri riscontri documentali, a cominciare dalle confessioni degli indagati: com’è possibile utilizzare strumentalmente un argomento del genere visto che le pene previste per i reati di cui sono accusati medici e funzionari sono ben superiori ai dieci anni?
Ne uscirà una legge equilibrata che garantirà più civiltà giuridica per gli italiani, che eviterà la famigerata gogna mediatica di questi anni, che costringerà gli stessi magistrati a compiere un salto di qualità nelle loro indagini, du nque investigando più efficacemente. Non va dimenticato che nonostante il record mondiale di intercettazioni, l’Italia è il paese nel quale nove crimini du dieci restano impuniti e tutti i grandi delitti sono rimasti irrisolti.

«Questo provvedimento - ha affermato in conferenza stampa il ministro della Giustizia, Angelino Alfano - risponde esattamente al dettato della Costituzione sulla tutela della riservatezza ed è inoltre coerente con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il sistema delle intercettazioni era degenerato - ha spiegato Alfano - perché la privacy delle persone è stata violata troppe volte. Il testo approvato è molto equilibrato e coniuga il diritto del cittadino a vedere assicurata la privacy e l'esigenza dell'ordinamento statuale che deve contrastare i crimini».

Antonio Palmieri

martedì 10 giugno 2008

SULL’IMMIGRAZIONE IL GOVERNO E’ SULLA STRADA GIUSTA

Francesco Pugliarello da L’Occidentale.it

9 Giugno 2008



Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Il conto della dimensione e dell’urgenza dei problemi che stanno per mettere in ginocchio l’intera economia del mondo occidentale si intrecciano con il vertiginoso aumento del prezzo del greggio e la massiccia immigrazione e ancora una volta, come il dopo 11 settembre 2001, la soluzione è affidata alla lungimiranza ed alla saggezza del governo Berlusconi.

E’ pur vero che buona parte del sovrapprezzo del greggio dipende dai Paesi energivori come la Cina e l’India ed anche dalla prospettiva dell’esaurimento dell’energia estrattiva, tuttavia ci sfugge che la radice di questo bubbone affonda nelle politiche miopi e lassiste del trentennio trascorso. Con la stretta imposta all’immigrazione illegale fino a renderla reato, il Governo certamente non avrà dimenticato che siamo caduti in un tranello, studiato a tavolino, dal cartello dei Paesi produttori di petrolio, che prende le mosse al tempo della costituzione dello Stato di Israele e si radica nella grande crisi energetica dell’inverno 1973. E’ come se l’Occidente, incapace di perseguire degli interessi comuni, avesse abdicato al potere del cuore e della ragione con la controversa “questione islamica”.

Il retroscena del ricatto subito da parte dei paesi produttori di petrolio, ce lo ricorda Bat Ye’or (Giselle Littman), nel suo “Eurabia” - come l’Europa è diventata anticristiana, antioccidentale, antiamericana, antisemita - testo che ha ispirato la nostra Oriana Fallaci. Questa signora egiziana, di nazionalità inglese, ha utilizzato il termine Eurabia da un preciso progetto politico promosso dalla omonima rivista fondata a Parigi nel 1975 a seguito della guerra del Kippur. L’ideatore del “Piano Eurabia” è Lucien Bitterlin, noto militante “pro-arabe”, presidente dell’Associazione per la solidarietà franco-araba, esecutore e finanziatore del Comitato Europeo di Coordinamento delle Associazioni per l’amicizia con il Mondo Arabo, un’organizzazione forse ancora attiva presso l’attuale Unione Europea.

Mentre infuriava l’aggressione araba impegnata ad estendere il nazionalsocialismo nasseriano sulla neo-democrazia israeliana, i rappresentanti dell’OPEC riuniti a Kuwait City, per punire l’Occidente per la sua politica filo-israeliana, che moralmente stava sostenendo lo Stato ebraico, decidono di utilizzare il petrolio come arma di pressione. Imposero l’embargo riducendo le forniture al lumicino quadruplicandone il prezzo fino a provocare una crisi energetica senza precedenti. In tal modo accelerarono il progetto integrazionista parigino: un ricatto inaudito in cui, per la prima volta, un paese vincitore soccombe alla coercizione dei vinti. Ad un mese da quell’intollerabile gesto, Georges Pompidou e Willy Brandt ritennero che fosse necessario ed utile promuovere una solida amicizia con quei Paesi, proponendo “petrolio in cambio di braccia da lavoro” (leggi immigrazione musulmana): una
ghiotta occasione per estendere il califfato sul territorio europeo. A quest’incontro ne seguirono altri con i rappresentanti della Lega Araba a Copenhagen, a Bonn, a Parigi, a Damasco, a Rabat: tutte manovre tese a sancire la “svendita” dell’Europa al Cartello musulmano ed ampiamente documentate nella rivista Eurabia.

Secondo la Bat Ye’or: “Il fine era quello di creare una identità culturale mediterranea pan-euroaraba che permettesse la libera circolazione di persone e merci e determinasse in modo pesante le politiche migratorie nella Comunità Europea”. Sennonché il risultato della politica dell’UE degli ultimi decenni, il cui progetto originario era “l’idea di garantire la pace in Europa, è stato invece rimpiazzato dall’altro progetto di ispirazione francese di unire l’Europa ed il mondo arabo in un unico blocco economico, politico, culturale e strategico contro Israele e gli USA” [atti del convegno 14 giugno 2007 presso la Biblioteca del Senato della Repubblica promosso da Marcello Pera]. Non a caso il cartello dei Paesi del Golfo stanno ammassando nei nostri forzieri bancari buona parte degli ingenti profitti petroliferi per poi apprestarsi ad acquistare pezzi di banche e di industrie al miglior prezzo, dopo aver strozzato la nostra economia.

Le sanatorie, l’aumento delle quote d’ingresso, offrendo persino alloggi e asili nido gratis, buoni bebè e altri privilegi e agevolazioni riservati a stranieri che non vogliono integrarsi, discendono da questi trattati che l’Italia del compromesso cattocomunista supinamente ha adottato. L’ultimo atto intimidatorio ci è stato rivolto da Saif El Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi, quando al momento della formazione del nuovo governo, ha tentato di impedire con minacce diplomatiche la nomina a ministro di Roberto Calderoni. Ma Berlusconi, senza farsi intimidire peraltro anche dalla Lega araba, ha tirato dritto per la sua strada. Con questa mossa finisce l’epoca della sovranità limitata del nostro Paese; finisce la tolleranza all’ingresso alle frontiere di sconosciuti e di questo passo, ci auguriamo, finirà anche la costruzione incontrollata di moschee che nel tempo si sono rivelate covi di fazioni politiche che si contendono il nostro suolo e il più delle volte diretti da sedicenti capi spirituali privi di controllo e da oscuri personaggi provenienti dalle madrasse del Pakistan e dello Yemen finanziate con i petrodollari dei regimi sauditi, ma che nulla hanno a che vedere con la cultura e la civiltà del mondo arabo le cui tracce sono ancora presenti in molte regioni europee.

Bene infine ha fatto Berlusconi a rispondere alle critiche del Vaticano e dell’ONU convertendo il decreto sul reato di immigrazione clandestina in disegno di legge affidandolo al dibattito dei rappresentanti della sovranità popolare. E’ un monito che Bruxelles dovrebbe riconsiderare con grande attenzione.



from: http://www.loccidentale.it/articolo/sull%27immigrazione+il+governo+%C3%A8+sulla+strada+giusta.0052539

Tag:

sabato 7 giugno 2008

LA FINE DI UN PERSONAGGIO POTENTE, BORIOSO E PUERILE

PRODI: DALLA CEI EBBI UNA OPPOSIZIONE POLITICA

(AGI) - Roma, 7 giu - “Dissi di essere un “cattolico adulto“.
La frase non mi e’ mai stata perdonata. Con la presidenza della Conferenza episcopale, ho avuto l’impressione di scontrarmi con una opposizione politica”.
Lo afferma l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi in una intervista a ‘Repubblica’.
Prodi aggiunge: “Mai sono stato intervistato dall’Avvenire, il giornale di ispirazione cattolica, mentre La Croix mi ha dedicato due pagine nel maggio 2007″.
Poi Prodi afferma di avere nei confronti della Chiesa un atteggiamento di “coerenza e discrezione”. Provai amarezza soprattutto per le critiche delle gerarchie cattoliche quando adottai un provvedimento a favore degli esclusi. Telefonai anche per dir loro che prima comunque non c’era niente. Non mi hanno risposto”.

Fa un certo effetto vedere pubblicate su “La Repubblica” frasi così compromettenti per un personaggio che fino ad ieri era coccolato da questa testata giornalistica.
Possibile che fino ad ieri siamo stati governati, da una stampa cinica e da un tal personaggio? Ci sarà pure una ragione che la CEI non lo abbia considerato!

Chiedo alla redazione di LISISTRATA.COM, che di solito è molto parsimoniosa nel conferire premi di valore, se sia il caso di consolare il re degli “arlecchini multicolore” con un dono prezioso come la famosa “TAZZA D’ORO”.