martedì 18 settembre 2007

IL GRILLO PARLANTE E LA METAMORFOSI DELLA SINISTRA

( de Grilleide)

Attraverso il comico Grillo i girotondini in sonno si risvegliano; applaudono alle sue sferzate populiste e si preparano a patrocinare tante liste civiche. Dal Pecoraro all’ ex P.M. di Bisaccia è tutto un fregarsi le mani nella speranza di essere certificati, almeno dal grillo strillante, dal momento che la loro cadreghina col P.D. potrebbe sprofondare.

Tutto contro Prodi e il suo antico clan dei poteri forti. Ma la Bindi ed il futuro staf dei DS-PD timorosi che il Grillo sfasci il giocattolo che stanno per costruire, restano affacciati alla finestra, pronti a lanciare i loro strali contro il Grillo parlante, contro il novello uomo qualunque che fà ”antipolitica”!

Il disagio e l’amarezza intercettati dal grillo mette tutti sulla brace e qualcuno, come Prodi si affretta a ripetere: "io mi riduco del 30% la paga".

Ma non sarà un’escamotage sinistro da contrapporre all’astro nascente Michela Vittoria Brambilla? Il grillo non è giovane e bello come lei! Ma lui ci tenta e forse ci riuscirà, prima che il Veltroni non emani il suo dictat. Ma non lo farà, perché da buon volpone sa che potrebbe fargli comodo, magari per una volata contro il sempre vivo nemico Berlusconi.

Cosa vi dice il Grillo che non parla d'Islam?
Pesca nel ribollio delle viscere dell’Italiano medio e stravolge le leve della comunicazione. Bravo Grillo! questo si meritano gli italiani…?

Attenzione il Grillo parlante, emulo di pinocchio, nasce già con una bugia: “io non fonderò un partito”. Non sarà che avendo bazzicato a lungo per i corridoi delle Botteghe Oscure sia rimasto contaminato in quanto a menzogne?

Qui il commediografo d’altri tempi ed il comico d’oggi si fondono e interpretano benissimo le farse che l’italiano benpensante desidera: l'anarco-individualismo.

lunedì 17 settembre 2007

IL TEST DEL DNA PER I FIGLI DEGLI IMMIGRATI

Giornata infuocata alla Camera del lavoro di Milano ieri il 16 settembre.

Paolo Ferrero, ministro della solidarietà sociale, rivolgendosi ai rappresentanti degli immigrati presenti in sala, trattando di permessi di soggiorno e di ricongiungimenti familiari invita a “denunciare alla magistratura chi, come ambasciate o consolati mette dei vincoli al rinnovo dei permessi di soggiorno…"; "è' ora che gli immigrati facciano sentire la loro voce e diano vita ad una manifestazione per spiegare fortemente le loro ragioni". “E’ giusto che siano incazz… contro di noi…”.

La proposta del ministro è da irresponsabili perché a mio avviso, alimenta odio e razzismo nei nostri confronti. La replica dell’opposizione non si è fatta attendere. Isabella Bertolini di Forza Italia, accusa questo governo in tema di immigrazione di aver devastato le nostre città, “facendone dei ghetti invivibili, dove la violenza e il mancato rispetto delle norme italiane sono la regola".
"Piuttosto - ammonisce la parlamentare - che il Governo si impegnasse a far rispettare le leggi agli stranieri. Qui gli unici che hanno il diritto di ribellarsi sono gli Italiani. Hanno diritto di vedere applicati i provvedimenti di espulsione dei clandestini e hanno il diritto di protestare per mandare a casa questo governo di sinistra” che ci riempie di derisione nel mondo.

Mentre Parigi sia avvia ad un giro di vite sull’invasione indiscriminata di extracomunitari, decisa dal presidente Nisolas Sarkozy, leggendo i quotidiani francesi mi accorgo sorprendentemente che, secondo Thierry Mariani, fidato consulente del presidente sull’immigrazione, “l’Italia assieme ad altri undici Stati comunitari, già pratica l’esame del DNA per i ricongiungimenti dei figli degli immigrati”.
Sarà una mia lacuna ma non ho trovato alcuna norma che prevede questa pratica. So che al tempo del Ministro Pisanu se ne parlò e col sostegno della Lega stava per essere varato un decreto ad hoc; so che di tanto in tanto per alcuni Paesi come la Somalia, la Nigeria e il Ghana questa pratica è stata applicata a campione, ma da allora nella giungla di leggi e leggine qualcosa di definito in merito non sono riuscito a rintracciare. Sta di fatto che al momento risulta che solo su Milano e Provincia giacciono migliaia di richieste di ricongiungimenti familiari inevase e che il test di riconoscimento è su base volontaria.

Non penso che un test di DNA scoraggi un genitore che desidera liberare il proprio figlio dalle grinfie fondamentaliste di certi paesi a maggioranza islamica. In ogni caso, è giusto che si conosca chi viene in casa nostra e chi lo desidera, si sottoponga a certe condizioni.

Il progetto di legge presentato dal Ministro dell’immigrazione Brice Hortefeux è stato approvato mercoledi scorso e votato in commissione legislativa. Secondo il ministro la ragione consiste nel dare la possibilità agli stranieri privi di prove tangibili sul loro stato civile, di comprovare la veridicità della loro dichiarazione, dal momento che in numerosissime tribù africane e mediorientali non esistono veri e propri uffici pubblici di stato civile. Ciò che esiste è un semplice consenso accettato dal capo tribù ed il più delle volte è opera di “mercanteggiamenti”; pertanto le vere frodi sono quelle legate al matrimonio, specialmente quando trattasi di poligamia ed in questi casi il test è inoperante. D’altronde precisa il proponente, di fronte ai dubbi dei consolati sugli atti civili presentati, che possono portare anche al rifiuto della domanda, non si tratta di un obbligo, ma soltanto di un “avvertenza” per rendere più sicura e veloce la procedura di ricongiungimento familiare.

Enormi difficoltà dunque e ulteriori polemiche che si sommano sul fronte dell’immigrazione. A questo proposito Francois Hollande, segretario del PSF, alla stregua del nostro Ferrero, temendo un’ulteriore sconfitta morale, oltre che politica, dichiarandosi indignato, ha sollevato il solito polverone al punto di chiedere di rimettere in ballo tutti i vigenti controlli amministrativi sugli immigrati. E poi si parla di antipolitica… Non è questo uno dei tanti casi di insofferenza delle sinistre che per nascondere le proprie incapacità, tentano di scardinare ciò che di positivo fin’ora è stato definito in ambito legislativo sull’invasione extracomunitaria?
Francesco Pugliarello

sabato 15 settembre 2007

Auguri ai musulmani per l’inizio del Ramadân Anno Hijri 1428

Sesta Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico del 5 ottobre 2007

Sentite il linguaggio equivoco di questo Comitato nel cui sito figura, tra gli altri, il link dell'UCOII.

Comunicato stampa del 11 settembre 2007

A tutte le musulmane e a tutti i musulmani d'Italia

Cari Amici, Care Amiche,
fra pochi giorni inizierà il mese di Ramadân che i credenti musulmani attendono con particolare ansia per rafforzare sempre di più il proprio impegno sulla via dell’Islam, della completa sottomissione a Dio, liberandosi da ogni idolatria che, nella comune esperienza di cristiani e musulmani, è alla base di ingiuste oppressioni, di negazione dei diritti umani, di odio, di guerre e violenze di ogni tipo.
Questo vostro encomiabile sforzo è di grande importanza non solo per voi musulmani ma anche per noi cristiani, per i credenti di tutte le religioni e per tutta la società umana nel suo complesso, che sta vivendo uno dei periodi più bui della propria storia.
Auguriamo di cuore che ognuno di voi, seguendo gli insegnamenti del profeta Muhammad, possa trasformare se stesso ed aiutare tutta lo società a migliorare.
Casualmente il Ramadân quest’anno inizia a ridosso dell’11 settembre, data tragica che nel 2001 ha dato inizio alla guerra mondiale nella quale siamo tuttora immersi: ricordare quel giorno ci impegna a moltiplicare i nostri sforzi contro tutte le guerre, contro tutte le barbarie, contro i mercanti di morte e i fautori della guerra ad ogni costo, contro la xenofobia e il razzismo.
Abbiamo bisogno di «costruire speranza e convivialità»: questo l’appello che abbiamo lanciato in vista della prossima sesta giornata ecumenica del dialogo cristiano – islamico del 5 ottobre prossimo. E per «costruire speranza e convivialità» abbiamo bisogno di liberarci dalla paura dell’altro/a, del diverso/a da noi, di chi è portatore di una cultura, un modo di vivere, una religione diversa dalla nostra.
E liberarsi della paura significa, per cristiani e musulmani, rimettere al centro della propria vita l’impegno contro l’idolatria che ha caratterizzato la vita sia di Muhammad, che ha cacciato gli idoli dalla Kaaba, sia di Gesù, che ha cacciato i mercanti dal tempio, dicendo con chiarezza con questi loro gesti che la religione non può essere al servizio di chicchessia, né dei mercanti né dei grandi sacerdoti.

Abbiamo bisogno di guardare alle nostre differenze non come ad idoli da adorare ma come arricchimento reciproco verso una vita piena di amore, quell’amore che per cristiani e musulmani caratterizza l’essenza stessa di Dio: uno dei nomi di Dio della tradizione islamica è Al-Wadud, L'amorevole; “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giov 13,35 ).
Abbiamo bisogno di conoscerci sempre di più e meglio per apprezzare il molto che ci unisce e accettare il poco che ci divide come arricchimento reciproco, come stimolo reciproco a migliorarci sempre di più.
Ed il senso del nostro appello va proprio nella direzione delle cose concrete da realizzare: la pace, la giustizia, una vita degna di essere vissuta sono tutte cose che richiedono l’impegno concreto delle persone senza il quale vane sono le parole o i buoni propositi.
Anche quest’anno abbiamo bisogno di negare ai violenti e ai propugnatori della guerra qualsiasi legittimità religiosa. Il Dio unico, nel quale insieme crediamo, è un Dio di pace, di amore, di misericordia, di giustizia.
Ed è con questo spirito che anche quest’anno vi auguriamo buon Ramadân karim: che il vostro “sforzo” possa dare anche a noi cristiani quegli stimoli necessari a superare tutte le difficoltà del momento e dare una speranza a questa nostra comune umanità.

Ci auguriamo che, come negli altri anni, le moschee e le chiese d’Italia possano essere luoghi aperti all’incontro fra credenti di fede diversa ed in particolare fra cristiani e musulmani, che non hanno alcun motivo per odiarsi ma che hanno anzi molti motivi per essere uniti contro chi strumentalizza le rispettive religioni per perpetuare il proprio potere oppressivo.
Buon Ramadan.
Shalom - Salaam - Pace
Il comitato organizzatore

Martedì, 11 settembre 2006

from http://www.ildialogo.org/islam/dialogo2007/promotorisesta29062007.htm


IL mio COMMENTO CHE HO LASCIATO SUL LORO SITO:

Apprezzo la vostra grande buona volontà, la vostra buona fede e quant'altro di buono vi ispira.
Ma...ascoltate questo episodio:

Al termine di un Ramadhan di solito vengono invitati in moschea anici e conoscenti di altre religioni. L'anno scorso, su Vs. invito, in una moschea di Firenze partecipai a questo incontro.
A fine "manifestazione" domandai al "padrone di casa" di tradurmi il brano-preghiera, ripreso dal Corano, recitato in apertura. La risposta secca fu la seguente: "non posso, impara l'arabo e capirai...".

Posso sbagliarmi, ma la lettura del comunicato-stampa inviato A TUTTI I MUSULMANI D'ITALIA, mi induce a manifestare ulteriori perplessità laddove si auspica:

1° - "...completa sottomissione a Dio, liberandosi da ogni idolatria che, nella comune esperienza di cristiani e musulmani, è alla base di ingiuste oppressioni, di negazione dei diritti umani, di odio, di guerre e violenze di ogni tipo."

Da quale parte provengono ingiuste oppressioni, negazione di diritti umani, odio e violenze?
Non lo dite chiaramente.
Un lettore poco avvezzo all'analisi di un testo italiano può capire che provengano anche da parte dei cristiani... da quel mondo cioè, giudicato IDOLATRA.

2° - "...per «costruire speranza e convivialità» abbiamo bisogno di liberarci dalla paura dell’altro/a, del diverso/a da noi, di chi è portatore di una cultura, un modo di vivere, una religione diversa dalla nostra...".

I musulmani in Occidente non hanno alcuna paura di noi, noi non emarginiamo, al contrario, sono essi che con i loro comportamenti si autoemarginano e ci spaventano. Pertanto, fin quando non imparano a denunciare pubblicamente per nome e cognome i loro stessi correligionari integralisti che interpretano il Corano a loro uso e consumo, con noi non avranno pace! E in questo comunicato ciò non si evince. Nel vostro comunicato "buonista ed evanescente" evitando di prendere posizione contro il radicalismo inconsciamente lo alimentate, lo legittimate.

3° - "...liberarsi della paura significa, per cristiani e musulmani, rimettere al centro della propria vita l’impegno contro l’idolatria che ha caratterizzato la vita sia di Muhammad, che ha cacciato gli idoli dalla Kaaba, sia di Gesù, che ha cacciato i mercanti dal tempio..."

Un parallelismo insensato e fuorviante, e lo capite benissimo perchè; idolatrare Allat, al-Uzzà, Manat, (per intenderci piante, pietre, corpi celesti e quant'altro) è cosa diversa dal mercanteggiare in un luogo sacro!!

Ed infine:

4° - "...Abbiamo bisogno di conoscerci sempre di più e meglio per apprezzare il molto che ci unisce e accettare il poco che ci divide come arricchimento reciproco, come stimolo reciproco a migliorarci sempre di più".
Questo è utile, bello, interessante e lo sottoscrivo, figuriamoci a chi lo dite! Ma con le premesse di cui sopra poca strada si farà sulla via della riconciliazione; anche perché, da almeno quattro secoli, molto ci divide e poco ci unisce!

"Pax vobis", da un cristiano agnostico
Francesco Pugliarello

giovedì 13 settembre 2007

TERRORISTI in s.p.e. (in servizio permanente effettivo)

Pubblicato il 13/09/07 - 09:01:01 da francoazzurro

"...è il momento di alzare il tiro... minacce alle pop-star".

Numerose testate giornalistiche del mondo e siti web di questa mattina, riportano la seguente agghiacciante notizia che riprendo dal sito:

http://www.tgcom.mediaset.it/spettacolo/articoli/articolo379008.shtml

Terroristi contro Britney e Madonna "Diffondono un messaggio satanico"

"" Come se i guai di Britney Spears non fossero abbastanza, dopo la scandalosa performace agli Mtv Video Music Awards, un gruppo di terroristi islamici ha minacciato di uccidere la cantante, insieme alla collega Madonna, ree di "diffondere la cultura satanica".
Le minacce sono contenute in un libro, "Schmoozing with Terrorists", di Aaron Klein, e arrivano proprio mentre Madonna sta arrivando in Israele in occasione del Capodanno ebraico.

Stando a quanto riporta lo scrittore in questo "a tu per tu" con i terroristi, Muhammad Abdel-Al, portavoce e leader dell'organizzazione di "resistenza popolare" (Popular Resistance Committees), è agguerrito e non intende farla passare liscia alle due popstar. "Se incontrerò queste puttane - dice - avrò l'onore, e ripeto, sarà un onore, tagliare le teste di Madonna e Britney Spears, nel caso in cui perseverino nella diffusione del loro satanico messaggio contro l'Islam".

L'organizzazione, in gran parte localizzata nella Striscia di Gaza, ha finora portato a termine migliaia di attacchi, sparatorie e agguati dinamitardi contro la popolazione ebraica. Proprio a questa si imputa il bombardamento contro un convoglio americano a Gaza nel 2003 e, sembrerebbe, un attacco armato che in questi giorni ha causato il ferimento di 69 persone in Palestina.

La minaccia giunge in coincidenza del viaggio di Madonna in Israele dove la cantante, che ha assunto il nome ebraico di Esther, assieme con oltre duemila sostenitori del Centro per Cabbala, giungerà per festeggiare il Capodanno ebraico, che inizia mercoledì. Le star dovrebbero partecipare ad un seminario e visitare località di interesse storico e religioso. Sono previste fra l'altro tappe a Gerusalemme, Tiberiade e nella località di Safed (Galilea) indicata come la capitale del misticismo ebraico e della Cabbala. ""

mercoledì 12 settembre 2007

LA CONSEGNA DEL 1° MANIFESTO NAZIONALE DELL'ODDII (Contro l'islamizzazione in Europa)

da LISISTRATA.it del 12.09.2007

Come vi abbiamo anticipato in tutti questi giorni e precisato con i nostri referenti europei, abbiamo scelto di evitare quello che per noi era una certezza: L’aggressiva ed ignobile violenza contro i laboriosi, pacifici e civilissimi cittadini europei, che contrari all’islamizzazione politica dell’Europa e dell’Occidente in genere volevano spiegare il loro malessere al Parlamento Europeo, ritenuto il luogo più adatto a cogliere questa istanza.

Rischiando di essere scambiata per vigliacca, ho deliberatamente scelto un’altra sede e con me l’hanno condivisa tutti gli Europei che comunque sono andati a Bruxelles e dove hanno visto concretizzarsi nel peggiore dei modi possibili i miei timori, tant’è che non una sola persona ha potuto avvicinarsi al Parlamento Europeo.

In questo modo il sindaco stronzo l’avrebbe avuta vinta, come ha creduto di averla vinta, e la manifestazione sarebbe fallita, ma come ho avuto modo molte volte di ricordare a certi insetti molesti che i granelli di sabbia, considerati meno di nulla a volte hanno la capacità di bloccare il meccanismo tecnologico e ben oleato di macchine potenti, io dal mio piccolo angolo sabbioso di Lisistrata, forte purtroppo di molte vicissitudini al cui vento sono stata esposta, mi sono adattata alle nuove circostanze e ho ottenuto il risultato che in fondo era l’unica cosa che veramente volevamo:
FAR SAPERE AL PARLAMENTO EUROPEO E ALL’OPINIONE PUBBLICA, CHE SIAMO PREOCCUPATI, SPAVENTATI E ARRABBIATI e proprio per questo volevamo una chances che fosse legata al dialogo e non all’azione, perché vivendo la quotidianità, abbiamov isto alzarsi pericolosamente il livello di tolleranza, che sta per debordare e allora le “autorità di ogni paese” farebbero bene ad ascolta e non a sbarrare le porte al dialogo, di cui fra l’altro si vantano di essere portatori, ma che non sanno più parlare con i cittadini democratici e liberali che popolano ancora, fortunatamente l’Europa.

Questo è il manifesto completo che abbiamo consegnato, anche in inglese, che verrà recapitato tramite i responsabili di Milano a Bruxelles.

Adriana Bolchini Gaigher

Per leggere il manifesto e le foro della manifestazione:
http://www.lisistrata.com/cgi-bin/tgfhydrdeswqenhgty/index.cgi?action=viewnews&id=2000

martedì 11 settembre 2007

Grazie al Pecoraro...

Notizia... freschissima. Se quest'inverno saremo al freddo, dovremo ringraziare il verde Pecoro.

Non ha provveduto allo stoccaggio preventivo del carburante necessario (gas, petrolio), è stato troppo impegnato a prepararsi a come presentarsi in T.V.

Ora per il rifornimento dovremo pagare il doppio.

Grazie Pecoraro, te ne siamo grati per la tua lungimiranza, ci ricorderemo di te quanto prima... nella cabina dei seggi elettorali!!!

IL CAVALLO E IL CAVALIERE

Oggi 11 settembre, 7° anniversario della strage negli USA,

- per il quale è dovere morale e civile onorare la memoria dei martiri delle tween-tower opponendoci con tutte le nostre capacità all'ISLAMIZZAZIONE RADICLALE DELL'EUROPA anche impegandoci a VALORIZZARE LA NOSTRA CULTURA MILLENARIA-

AUGUSTO MINZOLINI, su LA STAMPA in prima, da par suo, pubblica una lucida e completa analisi della situazione politica del nostro Paese, alla vigilia dell'apertura delle Camere e della messa a punto delle scelte politiche di questo sciagurato Governo.
FRANCESCO PUGLIARELLO-francoazzurro)

Ecco il testo del MINZOLINI:
"Allora, la grande campagna d’autunno è cominciata. Dalle schermaglie siamo passati ai fatti. In una fase nebulosa e piena di insidie Romano Prodi ha visto bene di occupare una delle casematte del potere di questo Paese, salendo sul cavallo Rai di viale Mazzini. Dopo aver tentennato per mesi il governo ha rotto gli indugi: fuori dal cda dell’azienda di Viale Mazzini Angelo Maria Petroni, nominato dal ministero del Tesoro ai tempi di Giulio Tremonti, e dentro Fabiano Fabiani, un lungo curriculum nelle partecipazioni statali cioè nel nocciolo originario del potere prodiano. Il Professore se ne è infischiato dei consigli alla prudenza dei vari Luciano Violante ed Enrico Boselli. Ed ha tirato dritto. Non ha avuto problemi ad ammetterlo con i suoi. «Fabiani lo conosco da più di trent’anni - ha spiegato -, è una garanzia. E poi su questa vicenda siamo andati fin troppo cauti. Era una nomina dovuta che poteva essere fatta prima o poi. E noi abbiamo scelto il “poi”. Se il clima di scontro metterà a rischio il governo? Io ormai sono diventato fiducioso. Dovevamo essere “terminati” già un anno fa e, invece, siamo ancora qui. Per cui... testa bassa e pedalare».

Nel quartier generale avversario, quello di Silvio Berlusconi, si tenta invece di capire cosa ha messo fretta al premier. «E’ una manifestazione - ha osservato con i suoi il Cavaliere - di arroganza e nello stesso tempo di debolezza. Prodi ha paura e tenta di mettere sotto controllo la tv pubblica. Il suo indice di popolarità è sotto i tacchi per cui ha bisogno di controllarlo per risalire la china».

E Berlusconi aggiunge: «Prodi sa che la sua poltrona non è salda e deve fortificarsi anche nei confronti dei suoi. Infine cerca la rissa con noi per compattare la sua coalizione. E’ un vecchio gioco e non è detto che gli riesca: ha dimostrato ancora una volta che la sinistra fa rima con regime. Ha dato un altro motivo alla gente per scendere in piazza e a noi per puntare alle elezioni».

Siamo, quindi, al primo scontro ma nei prossimi tre mesi ce ne saranno altri. La situazione è destinata a ballare. Eccome. Il primo a saperlo è proprio il Professore che non per nulla ieri, dopo aver sferrato il primo attacco, ha subito messo le mani avanti per non finire accusato di essere un incendiario: la nomina di Fabiani non può essere usata come alibi per interrompere il dialogo sulla legge elettorale. Una precisazione vana visto che il centro-destra ha interrotto ogni canale di comunicazione.

In realtà la scelta di ieri ha dato un assaggio di quelle che saranno le strategie dei prossimi mesi: Prodi tenterà di fortificarsi dentro Palazzo Chigi alzando steccati e consolidando il suo potere; i suoi alleati gli daranno solidarietà finché sarà in sella preparandosi, però, un’alternativa per ogni evenienza; e l’opposizione tenterà di tutto per farlo cadere. Quindi la tensione inevitabilmente crescerà. Ieri ne ha fatto le spese anche il Capo dello Stato tirato dentro la polemica dal centro-destra. Lui ha evitato di schierarsi e l’opposizione lo ha inquadrato nel mirino: «Napolitano non ha detto una parola - ha dichiarato uno degli uomini del Cavaliere, Fabrizio Cicchitto - su una decisione inqualificabile che mette la Rai nelle mani del capo del governo. Non bisogna dimenticarsi che Fabiani era l’uomo di collegamento tra De Mita, segretario Dc, e Prodi, presidente dell’Iri. Era il presidente della Finmeccanica che partecipò alla guerra contro Craxi. Avrà quasi ottant’anni ma è un uomo di potere capace. Napolitano, però, se ne disinteressa. Pensa solo alle battute di Bossi. E’ diventato un battutaio. Non so se è l’atteggiamento adatto visto quello che ci aspetta nei prossimi mesi:

Rai,
intercettazioni Unipol,
finanziaria,
pensioni,
welfare,
legge elettorale
.
E ancora le manifestazioni della sinistra, quelle del
“vaffa” di Grillo
e il referendum
.

Che farà? Interverrà quando gli pare?».
Appunto, la campagna d’autunno è solo agli inizi. E il percorso di guerra farebbe tremare i polsi a chiunque, figurarsi ad un governo che nei sondaggi è al 27%. In quest’atmosfera di paura, in cui nulla è certo, dentro l’Unione ognuno pensa a se stesso. Piero Fassino in un dibattito nella notte tra domenica e lunedì parla di «rimpasto di governo» e di «maggioranze diverse a livello regionale» lanciando segnali all’Udc e alla Lega. «Il rimpasto lo vuole - ironizza il capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli - perché il 15 ottobre, nato il Pd, sarà disoccupato. Mentre le coalizioni che vorrebbe a livello locale sono quelle che sogna a livello nazionale. Ognuno va per conto suo. Solo sulla Rai vanno d’accordo: Prodi ha nominato Fabiani, Veltroni lo ha accettato volentieri». Anche sulle interecettazioni Unipol i vertici Ds vanno divisi davanti alla giunta per le autorizzazioni: Fassino si rimette alle decisioni della commissione «in toto»; D’Alema formalmente fa la stessa cosa ma nella sua memoria ripete con studiato vigore che le richieste del giudice Forleo sono irricevibili. Per il vice-premier non è il momento di concessioni: nessuno può scommettere sul domani e lui potrebbe ritrovarsi tra tre mesi con un avviso di garanzia e senza un posto nel governo. «C’è una confusione totale - spiega l’ex-direttore dell’Unità Giuseppe Caldarola - il Pd sta mettendo in discussione linee programmatiche (tasse, sicurezza, etc.) e vecchie gerarchie. Per cui ognuno si arrangia per i fatti suoi. Per governare con due voti di maggioranza ci vorrebbe stabilità e un gioco di squadra. I nostri calciatori fanno l’esatto contrario. C’è il rischio che da un momento all’altro saranno gli altri ad andare in goal».

E’ la speranza di Berlusconi che non si stanca i monitorare i voti del Senato. Di sondare i settori più scontenti della maggioranza. Di offrire garanzie ai possibili ribelli. E Prodi si difende usando una tattica che conosce a menadito: alzare lo scontro per costringere i suoi alleati riottosi e divisi, ad unirsi e compattarsi. L’«operazione» Rai è servita più o meno a questo. Del resto l’azienda rappresenta da sempre l’immagine stereotipata della nostra politica. Così dopo aver sparato il primo colpo il Professore si appresta a difendersi dalla reazione del Cavaliere richiamando i suoi alla disciplina. Al grido: «C’è Berlusconi alle porte...»".

giovedì 6 settembre 2007

Luciano PAVAROTTI non è più con noi

" ... il canto è la ricchezza dei poveri, i ricchi non cantano mai.

E il nostro è un tempo che urla, non canta.

Solo se si è popolo si canta.

Non a caso queste canzoni sono sempre canzoni di popolo, canti anonimi, dolci o meste storie di umanità messe in canto; villotte ora nate dai solchi bagnati di sudore, ora dai ricordi amari della trincea, o dalle rischiose scalate della montagna.

Valori che non si possono perdere impunemente, sono essi uno dei più delicati patrimoni , segni di alta civiltà.

Non c'è di più nobile e coinvolgente del canto, specie se corale.

Virtù salvatrice di umanità sempre più rara è il canto.

Per questo, quando un popolo canta, c'è da sperare ancora.

E sarà persino inutile disperare quando non si udranno più canti.

Per questo il nostro dev'essere un tempo molto sfortunato!

Nulla di più educativo del canto: una scuola certamente severa che insieme alle voci affina le anime e impreziosisce semtimenti e rapporti.

Nulla di più rappresentante che ascoltare un canto la sera: il canto di un coro...


[P. Davide Maria Turoldo]

Anche se quello di Pavarotti apparentemente è un cato d'èlite, dedico queste riflessioni, di P.Davide Maria Turoldo, alla scomparsa di una voce calda e potente che ha incantato tutto il mondo e che per noi del coro alpino La Martinella, (nel quale mi son cimentato per circa trent'anni), è stato il maestro ideale.

Francesco Pugliarello

domenica 2 settembre 2007

LA TRADIZIONE ISLAMICA , reagire per non soccombere

Spesso mi sono sentito affibbiare, erroneamente, l’etichetta di “cattolico integralista”. Osservazione legittima. Ma non me ne ero mai accorto… Mi rendo conto che lo sforzo di riaffermazione identitaria, che molti in Italia ed in Europa si vergognano di manifestare, lo faccio con una certa veemenza da apparire tale. Dai sacramenti, purtroppo sto lontano da tempo e, da tempo cerco di avvicinarmi, proprio da quando Benedetto XVI, a Ratisbona, ha “lanciato” al mondo la sua “lectio magistralis”, sulla quale chiunque crede in sé stesso e nelle proprie tradizioni debba col cuore e con la mente ragionarci sopra.
Mi riferisco principalmente ad un articolato ed estenuante “incontro” che ho avuto con un arabo-musulmano, piombato (per caso?) su questo web-blog e su quello di amici, con il fine di tentare di capire la mentalità di questo illustre personaggio e della complessa realtà in cui siamo immersi. Per comprendere quel mondo così diverso dal nostro ipotizzo delle possibili chiavi di lettura che non sempre ritroviamo compendiate sui media. Il dibattito puramente letterario e la frequentazione di qualche Paese del Magreb mi sono serviti per abbozzare alcune di queste realtà maledettamente complesse che stiamo vivendo in questo inizio di millennio.
Secondo alcuni osservatori, noi europei siamo assaliti da un rimorso collettivo ereditato da un passato che ci ha profondamente segnati. Secondo altri, affascinati dalla frenesia consumistica, abbiamo abbandonato le coordinate reali dell’esistenza. Ciononostante abbiamo bisogno anche degli islamici e, per favorire la loro integrazione, urge capirli, conoscerli. Non si è ben capito però se essi non possono o non vogliono accettarci. Si ha il sospetto che alle loro spalle ci sarebbe chi, armato di una cieca fede tribale, sostenuto da certe formazioni neo-naziste convergenti al nichilismo postcomunista, soffino sul fuoco dello scontro impartendo pillole di odio che ha dell’incomprensibile. Da qui i mille sofismi che contrassegna la loro dialettica dissimulatoria (taqiyya) a guidare le loro scelte.

Il loro progetto prevede la "modernizzazione dell'islam" quando parlano ai laici occidentali, ma si trasforma nell'islamizzazione della modernità quando si rivolgono a un pubblico di musulmani. Le loro proposte di "riforma" dell'islam non mettono peraltro mai in discussione il ruolo della shari’a, il potere dei giuristi musulmani, l'inferiorità della donna, e quant’altro. La posizione del sofisticato intellettuale Tariq Ramadan con il quale la sinistra nostrana sostiene la necessità di "dialogare" anche con una parte dell'islam fondamentalista, il cui rappresentante più noto è proprio Ramadan, per il quale Israele è un pericoloso orpello da debellare, dovrebbe indurre a seri dubbi sulla possibilità di considerarlo un interlocutore. Il rifiuto dell'esistenza di Israele, la "comprensione" per il terrorismo suicida, l'attacco antisemita agli intellettuali ebrei francesi che sostengono Israele dovrebbero averlo da tempo squalificato come possibile esponente di un "islam moderato" lontano dalle tentazioni della violenza e del totalitarismo. Ma tant’è.
Chi assume una posizione determinata contro la violenza fondamentalista fa la fine di Magdi Allam o della Santanchè, di Dounia Ettaib e di tanti altri ancora sotto scorta. Essendo ignoto potrei ancora farla franca…!
Parrà folle tutto questo, ma è la tradizione dell'Islam. Fatta di faide e di delazioni, tutte interne alle centinaia di fazioni e tribù, che da secoli serpeggiano nel loro variegato universo.

Essi vivono di Corano, di Hadit, di Sunna e, alla bisogna, di fathua. Come nel nostro Mezzogiorno preunitario, il loro mondo pullula di giureconsulti e di azzeccagarbugli, di “suore” e di religiosi che rendono illiberale e penosa la vita del comune cittadino, ancorchè in certe regioni persiste una parvenza di pacifica convivenza con le altre religioni. Ma nel mezzogiorno non esistevano sgozzamenti. Ciò non significa però che l'Islam non sia un grande pensiero o una grande religione come lo è stato in tempi passati, ma indica che essa blocca l'uomo in una monocultura, in cui la “forza ideologica” è un elemento determinante della struttura della religione.
Anche il Cristianesimo ha conosciuto l'uso della forza e ciò gli è rimproverato dal mondo contemporaneo. Ma questa non è la sua essenza. “L'essenza del Cristianesimo è nella scelta della persona, nella libera adesione dell'uomo a una verità che lo trascende”. “E’ la debolezza” e al tempo stesso la forza del Cristianesimo: “quella di essere affidato alla scelta della persona e non alla potenza del costume della comunità” (G.Baget Bozzo).

La tesi su cui “l’intellighentia” occidentale, europea in particolare, fonda il suo assunto filoislamico e multiculturale, sta nel ribaltare le aggressioni dell'Islam sulla Cristianità. "When other groups (muslims) want to make trouble, then we should not response to any provocation and just let the police do there job...". (Cfr. http://www.brusselsjournal.com/node/2389). Sono le parole del presidente della Commissione Europea che avalla il diniego del sindaco di Bruxelles a tenere una pacifica manifestazione internazionale del SIOE "No islamizzazione dell'Europa" organizzata a Bruxelles per l'11 settempre 2007!

Le decristianizzazioni dell'Oriente e dell'Africa sono degli effetti accidentali e non intenzionali della conquista islamica, non dell'oppressione culturale civile militare sulle terre cristiane. La guerra islamica contro le terre cristiane è stata sempre concepita come guerra coranica, mentre non è accaduto il contrario se non per il periodo che va da Urbano II alla caduta di San Giovanni d'Acri (sec. XI-XIII, Regno di Gerusalemme). Riferirsi insistentemente alle Crociate al cospetto dei massacri secolari è cosa a dir poco risibile; così come riferirsi al crollo dell’impero ottomano dal quale nel 1928 per una sorta di “revanche” sorsero i “fratelli musulmani”, non sono che un piccolo episodio della difesa dall'attacco che da Costantinopoli, a Poitiers, a Vienna la Cristianità ha dovuto subire, persino con il sacco di Roma che precede la vittoria definitiva nella Battaglia di Lepanto. Nel loro argomentare di cose passate dimenticano o fingono di dimenticare la maggior parte degli “sgozzamenti” è dovuta a musulmani integralisti. Nel secolo XX il Cristianesimo orientale è stato quasi annullato, soprattutto nella laica Turchia. L’invasione da parte della laica Turchia del 15 luglio del 1974 della parte nord di Cipro testimonia della baldanza con cui approfittano della debolezza e della destabilizzazione dei governi per insediarsi e distruggere le vestigia di una civiltà. Per esistere i cristiani di Siria devono piegarsi innanzi ad Assad e quelli di Iraq innanzi a Saddam. Non parliamo del Sudan, delle Filippine, di Timor est, delle Molucche, della Nigeria. L'islam che teme per la sua sopravvivenza culturale è ancora più aggressivo.

Volendo segnare convenzionalmente il momento di rottura, che prelude al riacutizzarsi delle persecuzioni dei non musulmani presenti sui loro territori, senza andare troppo a ritroso nel tempo, possiamo definire lo spartiacque con la fine delle ostilità della seconda Guerra mondiale ed il crollo dell’Impero ottomano. In quel periodo si costituisce la Società dei “Fratelli musulmani”, (che con Al-Qaeda vanta essere tra le più importanti organizzazioni) fondata nel 1928 in Egitto dal nonno del noto eccellente predicatore Triq Ramadan, Hassan Al-Banna. Successivamente, nel 1941 Abul Ala Maududi, nel subcontinente indiano, fonda la “Jamaat a-t-i Islami”.
Questi movimenti all’inizio sembrano finalizzati a salvare l’islam dalla subalternità che aveva con l’Occidente, e assumono un ruolo guida di apparente progressismo, di modernizzazione, pur con forti componenti conservatrici. Il principio però è un’idea fondamentalista, l’idea cioè di ritornare alla shari'a, (la legge islamica) vale a dire all'unità politico-religiosa del mondo musulmano nel Califfato, che viene a concretizzarsi con un progetto di espansione internazionale dell'islam, nessuna parte del mondo esclusa, compresa Al-Andalus per la quale sappiamo di un susseguirsi di moti destabilizzatori ai nostri confini sud del mediterraneo.
Da quel momento si sviluppano due correnti di pensiero antitetiche, riprese da antichi pensatori e rielaborate in chiave politica col supporto della religione.

a) “…Finchè non vi sarà una re-interpretazione radicale del Corano in senso moderno”, come ha fatto la Chiesa cattolica da oltre mezzo secolo, “l’islam non si potrà modernizzare”. Il teologo musulmano liberale, Fazlur Rahman ed il collega Al-Fariqi, negli anni ‘60 erano convinti che se questa organizzazione avesse adottato il metodo “storicistico-etico” (vale a dire, estrarre dall’esperienza secolare verità basi da riformulare), essi avrebbero prosperato ed avrebbero potuto vivere in armonia e in "gran benessere anche con i non-musulmani". Personalmente lo confermo, in considerazione del buon senso e della sottile percezione di cui sono portatori.
b) L’altra tesi, maggioritaria, ritiene che nella visione islamica, la parola di Maometto è PAROLA ETERNA, IMMUTABILE, perché "dettata da Dio che porta ad autoeleggersi depositari dell'unico Vero Islam, o si deve essere sterminati nel nome di un Dio implacabile, crudele e vendicativo" (Magdi Allam). Se questa “parola” fosse sottoposta alla contestualizzazione, tutta la religione musulmana ne verrebbe snaturata. D’onde il precipitare nel ristagno intellettuale più profondo che coincide con l’avvento del Khomeinismo shiita e del parallelo rafforzamento del sunnismo arabo-saudita.
c) Tutto l’opposto che per i cristiani e per gli ebrei in quanto è lasciata libertà di prendere quanto c’è di buono nella tradizione e plasmarla. In altre parole, nella visione greco-giudaico-cristiana è la parola di Dio-logos che penetra nel cuore e nello spirito del singolo e della comunità unita in nome dell’amore universale in Cristo. La lamentata inconciliabilità e la insormontabile difficoltà dialogica tra di loro e con gli altri diversi da loro, scaturirebbero da questi presupposti.

Volendo approfondire i pilastri di questa civiltà dovremmo necessariamente conoscere il Corano in lingua originale. Dall’analisi delle Sure si scoprono linguaggi diversi da quando Maometto era alla Mecca, rispetto alla sua permanenza alla Medina col potere di vita e di morte sui pochi sudditi di quelle oasi-villaggi. Nella prima c’è l’essenza, i principi generali dell’islamismo, di un Dio misericordioso, pacifista, ecc., nella seconda i commentatori ci confermano che, i dettami coranici applicati a Medina, escludevano gli altri luoghi geografici. Subito dopo la sua morte, 632, le lotte di potere sconvolsero ogni piano maomettano. Tuttavia ci accorgiamo che tutti contesteranno questa interpretazione, laddove neanche loro sono concordi, sempre infarcite da infiniti distinguo.

Altra osservazione fondamentale che rientra nella loro tradizione, elaborata nei primi secoli da studiosi e giuristi musulmani, accettata dai “Fratelli”, è la famosa nozione di divisione politica e religiosa del mondo. Secondo costoro il Mondo sarebbe diviso in tre parti:
1^ - il “territorio dell'Islam” vero e proprio (Dār al-Islām) dove vivono i musulmani e i “dhimmi”(popoli sottomessi e costretti a pagare un tributo per essere protetti;
2^ - il “territorio della tregua” (Dār al-Hudna) dove vivono i popoli non ancora sottomessi con i quali è stata conclusa una tregua temporanea nell'attesa di riprendere le ostilità per l'affermazione universale dell'Islamismo;
3^ - il "territorio di guerra agli infedeli” (Dār al-Harb), dove vivono tutti i popoli non ancora sottomessi e deve essere conquistato con la guerra santa (il jihad). E' questo un obbligo imposto a tutti i Musulmani finchè il mondo intero non sia sottomesso ad Allah.
E' la concezione del mondo elaborata nei primi cinque secoli dai loro pensatori. Molti ritengono che questa concezione è tutt'oggi presente in Europa nel movimento “salafita”.
In definitiva, nessuna pace permanente tra musulmani e infedeli era possibile finché tutti gli infedeli non fossero stati assoggettati alla regola musulmana e il Dar al-Islam non avesse incluso il mondo intero. Jihad, sia nella forma della "jihad maggiore" (la lotta che tutti i musulmani devono combattere contro il peccato) che della "jihad minore" (la lotta armata contro gli infedeli), serviva a portare interezza e unità ad un mondo diviso.

Francesco Pugliarello

NOTA: Per quanto espresso, mi pongo sotto la protezione dell'articolo 19 della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, il quale stabilisce: “Oguno ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, il che implica il diritto di non essere
molestati per le proprie opinioni e quello di cercare, di ricevere e di diffondere, senza considerazione di frontiera, le informazioni e le idee con qualsiasi mezzo di espressione li si faccia” (Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, adottata dall'Assemblea generale dell'ONU a Parigi il 10 dicembre 1948).