martedì 27 aprile 2010

In Europa il rimorso si tramuta in masochismo

di Daniel Pipes
National Review Online
27 aprile 2010

"Nulla è più occidentale dell'odio nutrito dall'Occidente". Così scrive il romanziere e saggista francese Pascal Bruckner nel suo libro La tirannia della penitenza [in Italia pubblicato nel 2007] N.d.T.), ben tradotto in inglese da Steven Rendall e di recente pubblicato dalla Princeton University Press come "The Tyranny of Guilt: An Essay on Western Masochism". "Tutto il pensiero moderno", egli aggiunge "può essere ridotto alle meccaniche denunce dell'Occidente, evidenziando l'ipocrisia, la violenza e l'abominio di quest'ultimo."

Bruckner esagera, ma non molto.
Egli dimostra come gli europei vedono se stessi come "i malati del pianeta" la cui pestilenza causa ogni genere di problema nel mondo non-occidentale (ciò che lui chiama il Sud). Quando l'uomo bianco mise piede in Asia, in Africa o in America fecero seguito morte, caos e distruzione. Gli europei si sentono nati con le stigmate: "l'uomo bianco ha seminato dolore e rovina ovunque sia andato". La sua pelle pallida è segno della sua imperfezione etica.
Queste dichiarazioni provocatorie avvalorano la brillante polemica di Bruckner, argomentando che il rimorso europeo per le colpe di imperialismo, fascismo e razzismo attanaglia il continente al punto di soffocare la sua creatività, annientare la fiducia in se stesso ed esaurire il suo ottimismo.
Bruckner stesso riconosce le pecche dell'Europa, ma la elogia altresì per la sua autocritica: "Non c'è dubbio che l'Europa ha partorito dei mostri, ma al contempo essa ha prodotto teorie grazie alle quali è possibile comprendere e distruggere questi mostri." Egli sostiene che il continente non può essere solamente una maledizione, perché le sue eccelse conquiste integrano le sue peggiori atrocità. Questo è quello che egli definisce "prova di magnificenza".

Paradossalmente, è la stessa buona volontà dell'Europa ad ammettere le proprie colpe che induce all'odio di sé, perché le società che non si lanciano in una simile introspezione non si lacerino. La forza dell'Europa è pertanto la sua debolezza. Sebbene il continente abbia "più o meno sconfitto i suoi mostri" come la schiavitù, il colonialismo e il fascismo, esso preferisce soffermarsi sul peggio del suo operato. Ecco perché il volume s'intitola The Tyranny of Guilt. Il passato, con la sua violenza e gli atti di aggressione, è congelato nel tempo, un fardello che gli europei pensano di non scrollarsi mai di dosso.
Il Sud, per contrasto, è considerato perpetuamente innocente. Proprio mentre il colonialismo svanisce nel passato, gli europei si biasimano a ragione per le condizioni delle popolazioni un tempo colonizzate. Eterna innocenza significa trattare in modo infantile coloro che non sono occidentali; gli europei si illudono di essere gli unici adulti: il che è di per sé una forma di razzismo. Ciò offre un modo per prevenire le critiche.

Questo spiega il motivo per il quale gli europei si chiedono cosa essi "possono fare per il Sud del mondo piuttosto che chiedersi che cosa il Sud del mondo possa fare per se stesso". E spiega anche il perché dopo gli attentati terroristici di Madrid del 2004, un milione di spagnoli non hanno manifestato contro i perpetratori islamisti, ma contro il loro stesso premier. E peggio ancora, ciò spiega perché essi giudicano colpevoli i civili spagnoli "dilaniati da acciaio e fuoco".
Come dimostrato dall'attentato di Madrid e da innumerevoli altri atti di violenza, i musulmani tendono ad avere atteggiamenti maggiormente ostili nei confronti dell'Occidente e i palestinesi sono considerati i più ostili dei musulmani. Il fatto che i palestinesi contrastino gli ebrei, le vittime estreme della ferocia occidentale, li rende un veicolo perversamente ideale per respingere il senso di colpa occidentale. A rendere le cose peggiori, proprio mentre gli europei depongono le armi gli ebrei prendono la spada e la brandiscono apertamente.
L'Europa assolve se stessa dai crimini contro gli ebrei, celebrando i palestinesi come vittime, poco importa in che modo crudele essi agiscano; e dipingendo gli israeliani come nazisti dei nostri giorni, poco importa quanto sia necessaria una loro autodifesa. Pertanto, la questione palestinese "torna a legittimare in sordina l'odio nei confronti degli ebrei". Gli europei focalizzano la loro attenzione su Israele con tale foga che si potrebbe pensare che il destino del pianeta sarà stabilito "in un minuscolo tratto di terra fra Tel Aviv, Ramallah e Gaza".
E l'America? Proprio come "l'Europa si sbarazza del crimine della Shoah prendendosela con Israele [così] si sbarazza della colpa del colonialismo prendendosela con gli Stati Uniti". Scomunicare i figli americani permette all'Europa di pavoneggiarsi. Da parte sua, Bruckner respinge questa facile scappatoia ed egli stesso ammira la sicurezza di sé degli americani e l'orgoglio del Paese. "Mentre l'America si fa valere, l'Europa contesta se stessa". L'autore francese nota altresì che, nei momenti di bisogno, gli sventurati della terra si rivolgono immutabilmente agli Usa e non all'Ue. Per lui, gli States sono "l'ultima grande nazione dell'Occidente".
Bruckner spera che Europa e America cooperino ancora, perché quando lo fanno, esse "conseguono meravigliosi risultati". Ma il suo stesso riscontro mette in evidenza quanto sia improbabile questa prospettiva.