lunedì 26 febbraio 2007

L'urgenza di trattare sull'immgrazione clandestina

L’aver portato avanti e concluso con la cattura dei nuovi brigatisti rossi, le indagini iniziate dal precedente governo, lascerebbe ben sperare sulle intenzioni di rafforzare la sicurezza nel nostro Paese. E quindi sarebbe anche venuto il momento di ficcare il naso dove potrebbe annidarsi il pericolo islamico. Non avendo notizie sull’esistenza o meno di un apparato di spionaggio messo in campo in questo settore, dovremo accontentarci di ipotesi.
In un articolo ripreso da elaph.com, uno dei massimi rappresentanti dei modernisti laici musulmani statunitensi, Shaker al-Nabulsi preconizza nel suo Paese una vittoria dei riformisti arabi sui “religiosi” islamici. La sua convinzione nasce dal fatto che le reiterate minacce di morte (fatha) subite in questi ultimi anni da parte di questi ultimi potrebbero testimoniare uno stato di difficoltà in cui il fondamentalismo si trova a reagire di fronte all’opinione pubblica americana.
Certamente non possiamo dargli torto, se si considera che quel Paese è stato pesantemente colpito dagli assassini islamici l’11 settembre del 2001. Lo stesso dicasi in quanto a tolleranza manifestata dalle stesse autorità britanniche al giorno della strage di Londra. Solo all’indomani dell’attacco alla metropolitana la reazione degli intellettuali musulmani laici, è letteralmente esplosa contro le autorità britanniche chiedendo a gran voce di porre fine alla politica dell’accoglienza nei confronti degli estremisti islamici, denunciando un atteggiamento che ha di fatto trasformato la Gran Bretagna in un covo del terrorismo, alcuni dei quali sfuggiti alla cattura dai loro Paesi addirittura “condannati con sentenza capitale”. Il direttore della televisione araba Al-Rashed, intellettuale saudita, in un editoriale pubblicato sul quotidiano Asharq al-Awsat e dalla televisione Al Arabiya ha lanciato un pesantissimo atto d’accusa in questi termini: l’aver concesso il diritto d’asilo a gente sospetta, “ha incoraggiato molti, tra cui intellettuali e giornalisti musulmani, a partecipare alla campagna demagogica a favore degli estremisti, difendendo dei criminali come Bin Laden e al-Zarkawi, al punto che molti arabi e musulmani in Gran Bretagna non osavano più per paura manifestare la loro condanna degli estremisti». Prosegue sarcastico al-Rashed, «tutti noi ci attendevamo questo crimine, la tolleranza, cari signori, non è possibile con chi è affetto dalla malattia dell’odio”.
In Italia dobbiamo aspettare di essere colpiti per svegliarci? Ma noi siamo troppo occupati a manifestare contro l’america; quell’america che con la forza della religione e del cuore propugna nel mondo il diritto alla libertà, tanto che è divenuto il Paese dove vanno a rifugiarsi i dissidenti musulmani e talvolta si convertono al cristianesimo perché in esso riconoscono una forza vitale, come il caso della psichiatra musulmana siriana in esilio a Los Angeles, Wafa Sultan (Il Foglio 21.11.2006). Anzi, ci mostriamo supini ai loro dictat anche contrastando la volontà dei propri concittadini , come il caso di Colle Valdelsa per la costruzione di una moschea tra le più grnadi d’Italia pronta a richiamare migliaia di musulmani da indottrinare in quel paesino di appena 19.000 anime. Dove sono i nostri intellettuali in grado di reagire collettivamente ai soprusi quotidiani che ormai sono in pasto all’opinione pubblica? Basterebbe ascoltare qualche predica in una qualunque moschea per capire come indottrinano e a chi si appoggiano questi signori delle moschee. Leggendo alcuni stralci delle “prediche” di questi “religiosi”, riportate da due giornalisti musulmani di “Controcorrente”, infiltrati in alcune moschee del nostro Paese. Prendiamo per il momento solo quella di viale Jenner a Milano. L’imam di questo centro manifesta ai suoi fedeli una decisa preferenza politica per la sinistra: “…dove la sinistra è forte, come in Liguria e in Emilia, noi stiamo meglio”. E ancora: “…noi dobbiamo rispettare le regole dell’islam e anche fare proselitismo, dobbiamo attrarre la gente verso la nostra fede… perciò il niqab è controproducente”. L’inchiesta di Sky tg24 [1.02.20027] paradossalmente evidenzia finanche il disagio di un’italiana: “Siamo in Italia e io adesso non vedo più l’Italia, mi sembra di essere all’estero”, sentenzia amareggiata un’anziana milanese convertita. “Secondo me loro dovrebbero prendere le nostre usanze, altrimenti tra un pò saremo noi a prendere le loro…”. Purtroppo le Isituzioni non hanno preso coscienza sulla prevenzione e sul controllo necessario nelle moschee, peraltro a noi precluse! E se l’hannno preso vuol dire che non ricordano o non volgiono ricordare come nacque il terrore nazista. allorchè Winston Churcill, in occasione delle manifestazioni dei pacifisti contro la proclamazione dell’entrata in guerra della Gran Bretagna, ebbe a definirli: “… quelli che nutrono il coccodrillo nella speranza di essere divorati per ultimi”!
Francesco Pugliarello

domenica 18 febbraio 2007

Il nuovo volto de jihad e il salafismo

di Francesco Pugliarello - 17 febbraio 2007

La richiesta di sostegno inviata all'Ue dal presidente egiziano Mubarak, secondo cui islamisti legati ai Fratelli Musulmani starebbero preparando un colpo di Stato nel suo Paese, ci fa pensare che un domani anche l'Europa potrebbe subire la stessa sorte. Ma l'opinione pubblica che fa? Dorme sonni tranquilli. Tutto il Magreb è in subbuglio per l'infiltrazione di questi signori della guerra coordinati addirittura da un nostro «amico», il libico Gheddafi, e la nostre istituzioni che fanno? Nutrono il coccodrillo nella speranza di convertirli al dialogo, nel tentativo di mitigare il loro odio. Ma essi ci disprezzano, usano i nostri diritti per rivoltarceli contro al momento opportuno, come han fatto e continuano a fare.

Dobbiamo capire che la loro è una nuova crociata che si fonda sulla fede salafita, ossia quella che predica il radicalismo islamico. Essa si presenta come «la religione della verità», la salvatrice del mondo, ma in realtà è puro terrore. Questi novelli predicatori disseminati in tutt'Europa con l'appelativo di imam, ulema, mullah, seguono ciecamente le sure del Corano laddove, tra l'altro, in alcune di esse si annida la necessità di mentire agli «infedeli»: è lecito e necessario nascondere, ossia dissimulare con atti di ipocrisia le proprie autentiche convinzioni onde «...scongiurare persecuzioni o evitare di rischiare la vita» (Cor 3;38 e 16;106). La loro «religione» serve appunto per potersi infiltrare in tutti i gangli vitali dei Paesi non Islamici «Dar al-harb», (la casa della Guerra), vale a dire: dove vivono tutti i popoli non sottomessi. Si insediano nelle moschee e nelle madrase per poter piantare il seme della discordia e della sedizione: più o meno come fecero i meccani di Maometto agli albori dell'VIII secolo partendo dalle stesse coste del mediterraneo verso le terre di al-Andalus. Approfittando del nostro «buonismo», aspettano il momento opportuno per ridurci a dhimmi (Cor.9;29).

Se si legge qualcosa del wahabismo, (corrente maggioritaria del salafismo), si scopre che è una filosofia di vendetta che si rivolge principalmente verso coloro che hanno cacciato i saraceni da Granada ed annientato il califfato ottomano. E' il nuovo jihad: quello rielaborato e attualmente predicato dai «Fratelli Musulmani» nella seconda metà del XX secolo da Sayyd Qutb e predicato attraverso la «sua» emittente al-Jazeera dall'anziano imam Muhamed Yusuf al Qaradawi e compagni. Ma qualche volta essi vengono scoperti. L'ultimo della numerosa sequenza che le cronache ci offrono è l'allarme lanciato da Magdi Allam, che denuncia la presenza ai nostri confini di un «bandito» miliardario, certo Yussef Nada, fondatore e gestore della Bank Al Taqwa in Svizzera. Costui, assieme ad Ali Ghaleb Himmat, vicepresidente della stessa Banca, già all'indomani della strage dell'11 settembre figura nella lista nera dell' Onu e dell'Ue con pesantissime accuse di «finanziamento al terrorismo, riciclaggio di denaro sporco» e «tentativo di sovvertire le istituzioni degli Stati». Nella stessa lista figura Ahmed Idriss Nasreddine, già console onorario del Kuwait a Milano. I primi due ancora bazzicano tranquillamente per l'Europa dopo essere stati processati in contumacia in Egitto.

Ora che farà l'Ue di fronte a questo ennesimo caso? Basterebbe ricordare come reagirono l'Unione europea e la Lega Araba in occasione dell'infiltrazione delle Corti islamiche in Somalia per capirlo: si acconciarono chiedendo a queste Corti di sedersi al tavolo del negoziato! Se veramente vogliamo la pace abbiamo il dovere morale di affrontare questa minaccia internazionalista, non tergiversando in futili dibattiti pacifisti tra l'indifferenza generale, ma producendo idee nuove; riaffermando le nostre tradizioni cristiane; valorizzando le realtà dell'associazionismo laico tra le numerose comunità musulmane presenti nel nostro Paese; coinvolgendo e magari sostenendo i numerosi musulmani modernisti che conoscono a fondo le loro intenzioni. Essi sono stati silenziati col medesimo ricatto cui tentano di irretire le nostre istituzioni. Edmun Burke disse che «l'unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini di buna volontà non facciano niente». Difatti Dio non ama i codardi! Cosa chiedono i signori delle moschee alle nostre Istituzioni? Confronto, dialogo, tolleranza... e queste ultime cosa fanno? Perseverano nel concedere moschee, veli, poligamia, cittadinanza in 5 anni di permanenza, finanche l'occultamento dei nostri simboli religiosi!

Non dimentichiamo che questi sedicenti «religiosi» sono gli schiavisti delle donne; sono i «Fratelli» di quelli che assassinano a sangue freddo i bambini innocenti dell'Ossezia. Per loro, chi opera questi massacri sono «fratelli che sbagliano» o peggio, dei «resistenti». Sanno di essere stati sconfitti dalla storia e come gli sconfitti di turno reagiscono, imponendo la loro ideologia con la nostre stesse armi: i diritti umani che possono trovare solo da noi. Bene diceva Oriana Fallaci quando, in occasione dell'imminente costruzione della Moschea di Colle Valdelsa, che l'avrebbe «bombardata così come han fatto con le torri gemelle». Continuiamo pure ad accoglierli nelle nostre Istituzioni, credendo di poter isolare i terroristi di Bin Laden o magari auspicando che non mettano bombe in Italia, coccoliamo pure gente alla Nuhr Dachan che giustifica la strage di Nassiriya, e non ci accorgiamo che il jihad è già in casa nostra!

sabato 17 febbraio 2007

Il volto inedito del jihad in Italia

La richiesta di sostegno inviata all'Ue dal presidente egiziano Mubarak, secondo cui islamisti legati ai Fratelli Musulmani starebbero preparando un colpo di Stato nel suo Paese, ci fa pensare che un domani anche l'Europa potrebbe subire la stessa sorte. Ma l'opinione pubblica che fa? Dorme sonni tranquilli. Tutto il Magreb è in subbuglio per l'infiltrazione di questi signori della guerra coordinati addirittura da un nostro «amico», il libico Gheddafi, e la nostre istituzioni che fanno? Nutrono il coccodrillo nella speranza di convertirli al dialogo, nel tentativo di mitigare il loro odio. Ma essi ci disprezzano, usano i nostri diritti per rivoltarceli contro al momento opportuno, come han fatto e continuano a fare.

Dobbiamo capire che la loro è una nuova crociata che si fonda sulla fede salafita, ossia quella che predica il radicalismo islamico. Essa si presenta come «la religione della verità», la salvatrice del mondo, ma in realtà è puro terrore. Questi novelli predicatori disseminati in tutt'Europa con l'appelativo di imam, ulema, mullah, seguono ciecamente le sure del Corano laddove, tra l'altro, in alcune di esse si annida la necessità di mentire agli «infedeli»: è lecito e necessario nascondere, ossia dissimulare con atti di ipocrisia le proprie autentiche convinzioni onde «...scongiurare persecuzioni o evitare di rischiare la vita» (Cor 3;38 e 16;106). La loro «religione» serve appunto per potersi infiltrare in tutti i gangli vitali dei Paesi non Islamici «Dar al-harb», (la casa della Guerra), vale a dire: dove vivono tutti i popoli non sottomessi. Si insediano nelle moschee e nelle madrase per poter piantare il seme della discordia e della sedizione: più o meno come fecero i meccani di Maometto agli albori dell'VIII secolo partendo dalle stesse coste del mediterraneo verso le terre di al-Andalus. Approfittando del nostro «buonismo», aspettano il momento opportuno per ridurci a dhimmi (Cor.9;29).

Se si legge qualcosa del wahabismo, (corrente maggioritaria del salafismo), si scopre che è una filosofia di vendetta che si rivolge principalmente verso coloro che hanno cacciato i saraceni da Granada ed annientato il califfato ottomano. E' il nuovo jihad: quello rielaborato e attualmente predicato dai «Fratelli Musulmani» nella seconda metà del XX secolo da Sayyd Qutb e predicato attraverso la «sua» emittente al-Jazeera dall'anziano imam Muhamed Yusuf al Qaradawi e compagni. Ma qualche volta essi vengono scoperti. L'ultimo della numerosa sequenza che le cronache ci offrono è l'allarme lanciato da Magdi Allam, che denuncia la presenza ai nostri confini di un «bandito» miliardario, certo Yussef Nada, fondatore e gestore della Bank Al Taqwa in Svizzera. Costui, assieme ad Ali Ghaleb Himmat, vicepresidente della stessa Banca, già all'indomani della strage dell'11 settembre figura nella lista nera dell' Onu e dell'Ue con pesantissime accuse di «finanziamento al terrorismo, riciclaggio di denaro sporco» e «tentativo di sovvertire le istituzioni degli Stati». Nella stessa lista figura Ahmed Idriss Nasreddine, già console onorario del Kuwait a Milano. I primi due ancora bazzicano tranquillamente per l'Europa dopo essere stati processati in contumacia in Egitto.

Ora che farà l'Ue di fronte a questo ennesimo caso? Basterebbe ricordare come reagirono l'Unione europea e la Lega Araba in occasione dell'infiltrazione delle Corti islamiche in Somalia per capirlo: si acconciarono chiedendo a queste Corti di sedersi al tavolo del negoziato! Se veramente vogliamo la pace abbiamo il dovere morale di affrontare questa minaccia internazionalista, non tergiversando in futili dibattiti pacifisti tra l'indifferenza generale, ma producendo idee nuove; riaffermando le nostre tradizioni cristiane; valorizzando le realtà dell'associazionismo laico tra le numerose comunità musulmane presenti nel nostro Paese; coinvolgendo e magari sostenendo i numerosi musulmani modernisti che conoscono a fondo le loro intenzioni. Essi sono stati silenziati col medesimo ricatto cui tentano di irretire le nostre istituzioni. Edmun Burke disse che «l'unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini di buna volontà non facciano niente». Difatti Dio non ama i codardi! Cosa chiedono i signori delle moschee alle nostre Istituzioni? Confronto, dialogo, tolleranza... e queste ultime cosa fanno? Perseverano nel concedere moschee, veli, poligamia, cittadinanza in 5 anni di permanenza, finanche l'occultamento dei nostri simboli religiosi!

Spesso si dimentica che questi sedicenti «religiosi» sono gli schiavisti delle donne; sono i «Fratelli» di quelli che assassinano a sangue freddo i bambini innocenti dell'Ossezia. Per loro, chi opera questi massacri sono «fratelli che sbagliano» o peggio, dei «resistenti». Sanno di essere stati sconfitti dalla storia e come gli sconfitti di turno reagiscono, imponendo la loro ideologia con la nostre stesse armi: i diritti umani che possono trovare solo da noi. Bene diceva Oriana Fallaci quando, in occasione dell'imminente costruzione della Moschea di Colle Valdelsa, che l'avrebbe «bombardata così come han fatto con le torri gemelle». Continuiamo pure ad accoglierli nelle nostre Istituzioni, credendo di poter isolare i terroristi di Bin Laden o magari auspicando che non mettano bombe in Italia, coccoliamo pure gente alla Nuhr Dachan che giustifica la strage di Nassiriya, e non ci accorgiamo che il jihad è già in casa nostra!

venerdì 16 febbraio 2007

Attenzione al jihad islamico !

Un recente monitoraggio dei Servizi di Informazione della Direzione Centrale della polizia francese (DCRG) effettuato su 1610 convertiti all'Islam, riportato da Piotr Smolar su Le Monde, rivela che dopo gli attentati dell'11 settembre il passaggio alla nuova fede ha subìto una vertiginosa impennata grazie ad un frenetico risveglio del proselitismo. La notizia più raccapricciante è che gran parte di questi nuovi adepti sono andati ad occupare posti di lavoro in settori altamente sensibili. Così, mentre alcuni Paesi di provenienza si «aprono» alla «democrazia», il nostro Continente si appresta a diventare la palestra del jihad islamico. Lo stesso fenomeno trova riscontro anche in Inghilterra. (Quando verrà monitorato in Italia?). E' indubbio che la fame di religiosità, come riconosce Benedetto XVI, segna il fallimento delle politiche degli Stati.

Ma il fascino che l'Islam esercita sui figli e sui nipotini degli immigrati musulmani, testimonia la sconfitta di un modello multiculturale alimentato da una sinistra estrema con la forzatura ideologica della realtà. L'Islam, in un mondo globalizzato, privo di modelli culturali alternativi, tende ad appropriarsi di questa ideologia che si pensava definitivamente scomparsa con la fine della guerra fredda, ma che è riemersa prepotentemente alla fine degli anni Sessanta.

L'Occidente affascina perché è qui che si può ottenere il pieno godimento dei diritti umani. Tuttavia questa attrazione, che porta allo sradicamento delle proprie origini, se non è supportata da politiche più severe nei confronti dell'integrazione «facile» spinge all'abbraccio con queste filosofie di vita nichiliste. Modelli criticati da Hannah Arendt e da Alain Finkielkraut, sempre più contigui a certe illusioni che Karl Bracher definisce totalitarie di sinistra e di destra, ai quali, proprio l'altro giorno, ha fatto eco il filosofo Andrè Glucksmann nella campagna presidenziale schierandosi al fianco di Nicolas Sarkozy e che accusa i loro fautori di essere «narcisisti» perché «... si credono di essere moralmente infallibili e mentalmente intoccabili».

Ma veniamo al reclutamento. Di solito il primo abboccamento e la successiva «conversione-alla-nuova-fede-ortodossa-islamica» avviene in carcere, dove questi piccoli criminali di reati comuni disoccupati o politicizzati provenienti dalle banlieues si associano ai più scaltri, magari più istruiti, per ottenere dei privilegi, come ad esempio l'allestimento di una sala di preghiera, la richiesta di pasti halal o altre facilitazioni che in Francia vengono concesse solo ai musulmani. In quell'ambito peraltro non vengono esclusi contatti strategici con il terrorismo nostrano. Una volta in libertà, una parte di questi convertiti vengono integrati nelle strutture di sostegno logistico islamico o avviati alla vigilanza in zone aeroportuali o nei centralini telefonici. Altri trovano lavoro in punti vendita halal (carne permessa e macellata secondo le linee guida indicate nella Sunnah), il cui commercio «permette spesso di ripulire il denaro sporco», come la mafia utilizza le catene di pizzerie. Altri ancora vengono assunti in una delle tante piccole editorie condotte dagli stessi musulmani.

Gran parte delle «prede» francesi che si inchinano davanti alle lusinghe di questi «benefattori», riferisce l'inchiesta, provengono dai suburbi dove il più delle volte vivono a contatto con le comunità delle ex colonie di magrebini, che, col pretesto dell'offerta di un guadagno sicuro, abboccano. Provengono cioè da quella fascia mediterranea dove è più spiccata la tecnica della dissimulazione, ossia la capacità di camuffare le proprie intenzioni presentandosi come persona onesta in grado di venirti incontro. Questo atteggiamento è tipico del movimento «salafista» che, per un emigrante di seconda o di terza generazione che non viene percepito come francese dai francesi, ma nemmeno come arabo dagli arabi, gli fornisce una nuova identità decontestualizzata: un'identità particolarmente adatta per chi non riesce più a riconoscersi in nessuna patria e in nessuna tradizione. Come sostiene il professor D'Atri, si ritrovano in una specie di «patria ideale senza confini e senza tempo»: sostanzialmente un'identità purificata dalle influenze provenienti dal mondo occidentale cristiano. Senza accorgersene questi giovani vanno a rinfoltire il movimento dell'internazionalismo integralista, quello predicato dai fratelli Musulmani. Insomma, un coacervo di devianza e di odio sociale che sfocia ineluttabilmente nel terrorismo e nell'odio verso tutto e tutti. E' questo cui allude il presidente della Consulta islamica presso il Viminale Nur Dachan (che giustifica la strage di Nassiriya) laddove, in una recente audizione parlamentare rabbiosamente sosteneva che «...a tutt'oggi, abbiamo espresso un volume impressionante di attività culturali, di mediazione istituzionale e di solidarietà nei confronti dei più deboli tra i nostri confratelli e consorelle?».

Così, nella precarietà sociale delle immigrazioni successive, l'Islam radicale attinge il suo alimento per rafforzarsi e destabilizzare le nostre istituzioni. Hanno ragione gli intellettuali d'oltralpe alla Glucksmann ad ammonirci che fin quando non saremo in grado di sradicare nel nostro Continente «il mito dell'edonismo libertario» che sfocia nell'apologia del nomadismo, «plasmando la visione della politica e della storia», l'Occidente sarà condannato a subire la sharia.

domenica 11 febbraio 2007

La fregatura del governo Prodi

Secondo voi quanti cittadini si sono accorti che il loro esiguo incremento della pensione è dovuto all’applicazione dell’adeguamento automatico al costo della vita? Generalmente per quest'anno è il 2% su una base imponibile di 1.283 euro e, a scalare fino all’1,5%. Scorrendo il dettaglio dello stato contributivo (probabilmente qualcuno l’avrà gia fatto) noteranno che l’aumento è stato eroso da un prelievo IRPEF che passa dal 23 al 27%. Questo salasso riguarda non solo i pensionati, ma tutti i percettori di redditi fissi che rientrano nel terzo scaglione (tra 15.000 e 28.000 lordi/anno); vale a dire una famiglia tipo con figlio a carico che mensilmente riscuote tra i 980 ed i 1.720 euro netti. Colpisce cioè una larga parte dei contribuenti di questo Paese. Alla beffa si è aggiunto il danno. Dunque, lo spauracchio dei benefici economici di coloro che sono al di sotto dei fatidici 40.000 euro, come avevo previsto fin dal novembre scorso, si è rivelato un bluff. Teniamo presente infine che il sistema dell’adeguamento delle pensioni, sia private che pubbliche, quando venne riconosciuto (nel 1984) avveniva con cadenza trimestrale, poi semestrale fin quando, con la finanziaria del 1995, l’ineffabile ministro Amato lo lo porta all'attule ciclo annuo: un ulteriore salasso del 50% sulla quota del “caro vita”.
In ogni caso, tornando all’imposta diretta, potremo avere maggior contezza della fregatura con la “busta” del prossimo mese, quando cioè verranno computate le addizionali locali. Allora si, tutto livellato al basso! Anche i...poveri "piangeranno"! Non vi pare che Prodi e compagni si sono assunti una grossa responsabilità davanti ai propri elettori? Quegli elettori che, se vai loro a chiedere, si vergognano di confermare di averlo votato!

Francesco Pugliarello

mercoledì 7 febbraio 2007

LA SINISTRA RADICALE è AL CAPOLINEA? (Sarkozy e Glucksmann)

Il clamoroso voltafaccia del filosofo Andrè Glucksmann, da sempre grande sostenitore della sinistra francese e ostile ai rigurgiti estremisti di ambo le parti, invita i suoi concittadini a schierarsi alle elezioni del 22 aprile col centro-destra di Nicolas Sarkozy. Il «voltafaccia» del grande osservatore politico, arriva come un colpo di fulmine a ciel sereno. A mio avviso ciò fa ben sperare sulle sorti della Francia e dell'Europa in generale. La sua appassionata e decisa denuncia di un Continente europeo appiattito su posizioni estremiste, succube di un'elite economico-finanziaria che fa capo a personaggi oscuri diretti da Bruxelles e supina verso i dictat provenienti dalle frange fondamentaliste-musulmane , piace ai francesi e non solo. Sembrerebbe che il programma del candidato di centro-destra sia stato dettato da questo filosofo.
Stando alle notizie che ci pervengono d'oltralpe, i suoi interventi hanno creato scompiglio in casa socialista che si è affrettato a predisporre una controffensiva candidando una donna che però, allo stato, nonostante il poderoso staff messo in campo, le sue “gaffes” in politica internazionale sono mal digerite dai suoi elettori. Conoscendo la lucidità e l'indipendenza del pensiero di questo grande del nostro tempo, sarà veramente dura contraddirlo. Egli pone una grossa ipoteca sull'internazionalismo socialista che domina da decenni i gangli politico-culturali del nostro Continente. Visto come vanno le cose nel nostro Governo, se anche la sinistra italiana non comincia a fare i conti col suo passato, credo che questo movimento potrebbe essere arrivato al capolinea. Quel che più mi convince di questo filosofo, è la netta denuncia del relativismo imperante nel nostro Continente, la stessa che da qualche mese si sforza in solitudine di portare avanti Benedetto XVI dopo Ratisbona. Sicuramente una denuncia forte che tenta di colpire quelle Istituzioni nazionali che si sono «appiattite su posizioni «dialoganti» dopo l'atto di guerra islamico dell'11 settembre.
Glucksmann, al suo solito, senza peli sulla lingua, accusa la sinistra francese di essere «narcisista» perchè «...si crede di essere moralmente infallibile e mentalmente intoccabile» e per questo si sarebbe adagiata sugli allori. Il filosofo transalpino questo decadimento lo attribuisce alla crisi di identità subentrata al polverone