mercoledì 18 giugno 2008

BRUTTO SEGNALE LE MINACCE DI MORTE A BERLUSCONI

di Francesco Pugliarello da LISISTRATA.COM

ISLAMISTI ITALIANI?

Le perplessità del professor Luca Ricolfi espresse nell’editoriale su La Stampa del 17 ultimo scorso nei confronti dell’esecutivo, quando critica il premier Berlusconi di non essere in grado di coniugare sicurezza con legalità, potrebbero avere un loro fondamento.

Se le stesse perplessità le avesse rilevate sul versante della strisciante deriva xenofoba che serpeggia nelle pieghe della società italiana, senza puntare lo sguardo unicamente sui mai risolti conflitti di interessi del capo del Governo, forse Ricolfi avrebbe avuto ragione come l’ha avuta quando nel suo “Perché siamo antipatici?”, affondando il dito nella piaga italiana che è da sempre la sinistra nostrana.

Sarebbe irrilevante ripetere all’editorialista che sollevare un conflitto di interessi di Berlusconi rimane l’unico oggetto di ricatto in mano ad una opposizione che dopo il disastro elettorale, trova in esso l’unica sua ragione di esistere. Inoltre, se l’italiano sceglie liberamente di essere governato da un premier pluriindagato e altrettante volte prosciolto, anche da norme sbagliate come la prescrizione (breve) qualche ragione dovrà pur esserci.

Evidentemente chi ha votato Berlusconi non tollera un accanimento verso chi si “sacrifica” per ammodernare il nostro Paese, quando ne avrebbe ben donde di godersi il prodotto del suo lavoro. Sicuramente all’italiano medio sta più a cuore la sua sicurezza, il suo benessere, la tutela di sé e dei propri figli piuttosto che una norma ad usum delfini.

Brutti segnali quando si delegittimano le istituzioni. Questione molto delicata più di quanto si pensi perché riguarda la sicurezza nazionale ed il controllo delle frontiere che per l’appunto il Parlamento europeo con l’astensione delle sinistre oggi stesso ha approvato. Si potrebbe soggiungere al professore che il messaggio lanciato dalla magistratura milanese è l’ennesimo atto intimidatorio rivolto ad un premier in carica il cui lavoro viene riconosciuto da tutti i settori della pubblica opinione d’ogni colore politico.

Altro che buonismo e tela sfilacciata: la retromarcia di Veltroni sul dialogo per le riforme coincide con il serrate le fila con la sinistra arcobaleno, temporaneamente interrotta dallo stesso segretario del PD nell’immediato dopo elezioni ed ora sventola come uno spauracchio sotto il muso di Berlusconi. Un gioco poco prudente quello della “nuova sinistra” che ha sortito le ansie destabilizzatrici provenienti da settori estremisti islamici, mai come questa volta espliciti, direttamente al cuore delle istituzioni con le minacce di morte a Silvio Berlusconi e al vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Cristiano Allam. Minacce che i precedenti governi avevano supinamente introiettato da proiettare il nostro Paese nel ventre molle dell’Europa mediterranea.

C’è una novità rispetto al passato che rende più sinistro il messaggio. Negli anni precedenti le minacce a Berlusconi a Palazzo Chigi venivano postate in lingua araba, ora invece le invettive sono in italiano: segno che la presenza degli internauti islamici di seconda generazione è in continua ascesa tanto da arrivare a scrivere direttamente in italiano. Chi ha postato le minacce ha usato un alias arabo dal chiaro significato: “Emigrante di Allah che ha dato l’addio alla sua gente”. Nel messaggio l’autore scrive: “ Berlusconi e Magdi Allam sono due morti che camminano… proprio come si autodefiniva Giovani Falcone”.

Messaggio in codice ? Forse. Per qualcuno una provocazione. Fatto sta che esso può risvegliare cellule in sonno. Gli esperti dicono che proprio queste ultime parole fanno pensare al linguaggio usato nei comunicati delle varie cellule arabe di Al Qaeda, le stesse che circolano in Gran Bretagna ed in Francia. Se sia opera delle farneticazioni di un singolo, ancora non ci è dato sapere.

Un intruglio sicuramente molto presente nella compagine governativa quando dispone al potere giudiziario una moratoria per i reati minori a favore di quelli riguardanti la sicurezza nazionale, così come molte Procure, tale quella di Torino, da tempo auspicavano.

Ma Berlusconi da vero italiano quando è alle strette sfodera il meglio delle sue armi. Tira dritto noncurante della rivolta dei magistrati di Milano assecondati da Csm e Anm, ben sapendo che quel potere è un potere di funzionari soggetti alla legge espressa da un Parlamento eletto dal popolo.
Di Pietro li sobilla paragonando Berlusconi addirittura al boss mafioso Provenzano. Veltroni è risucchiato da questo meccanismo perverso ed è costretto ad andargli dietro. Per il momento non si sa quanto durerà e se durerà questa “guerra” istituzionale, quel che è certo che i cittadini con le ultime elezioni amministrative siciliane hanno sentenziato la rovinosa sconfitta di un certo modo di fare politica.

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