martedì 31 maggio 2011

Elezioni a Napoli e a Milano: Berlusconi al tramonto?

In prospettiva, con il senno di poi, possiamo dire che il centrodestra a Napoli e a Milano la sconfitta elettorale se l’è cercata?
Le recenti consultazioni di Napoli testimoniano di un ambiente sociale tipico di una comunità radicata nei sentimenti più che nella ragione. E’ l’immagine di quella che Benedetto VI chiama “società liquida” che si riproduce in mutevolezza e inconsistenza. In queste elezioni amministrative, al di là dei proclami di ambo le parti, si è trattato di scegliere tra un modello di una città viva e produttiva e una città "liquida", patria di una cultura sempre più sbiadita e che evidenzia sempre più quella del relativismo e dell’effimero. E’ stata scelta quest’ultima, anche se è presto per definire il futuro di quest’antica capitale del Mezzogiorno d’Italia.

Il popolo (o meglio il popolino) napoletano, ricco di tradizioni liriche e principalmente romanzesche, provenienti da una cultura variegata, caratterizzata da una grande capacità di penetrare nelle cose, si è perfettamente sposato con quella sinistra la cui politica assume la forma di racconto (vendoliano) e di spettacolo (dipietrista) connotati anch’essi da una venatura nostalgica. Forse è la ragione per cui la comunità partenopea oggi ritrova la sua identità di amore viscerale e amore sentimentale in quella sinistra complicata e pensosa, incapace di fare sintesi. Ma la storia di questa città ci dice che con gli elementi tragicomici alla Masaniello (anche quelli socialmente evoluti) sono innamoramenti che finiscono presto. A fronte di un grosso problema comunicativo del centrodestra, in questa campagna elettorale de Magistris e Pisapia tutto sono sembrati fuori che degli estremisti; anche se le loro storie e i programmi stanno a testimoniare di un’identità culturale poco occidentale e tanto meno italiana.

Qualche commentatore di rango ha forzatamente paragonato Piazza del Municipio e Piazza del Duomo a piazza Tahrir, simbolo del desiderio di libertà da un regime oppressivo e taglieggiatore (specie nei confronti dei giovani disoccupati). Il paragone non può reggere, giacchè il dato nazionale è marginale rispetto a quello che le sinistre chiamano regime, sinceramente improntato alla ricerca della libertà dall’egemonia culturale di una sinistra cattocomunista impersonata da Bassolino e Iervolino. In questo quadro controverso e per certi versi drammatico per il centrodestra, e tutt’altro che catartico per la componente di centrosinistra, il pdl ha toppato sulle candidature… A Milano, reiterando una signora ormai cotta imparentata con i maggiori petrolieri italiani; a Napoli con un imprenditore all’ombra di un Cosentino imparentato con i maggiori boss camorristi di Casal di Principe. Come non avesse di meglio per distrarre l’elettorato da questi “scheletri” e da alcune promesse mancate, il pdl si è cimentato nel diffamare l’avversario piuttosto che notificare le poche cose buone fatte nella passata amministrazione.

Francesco Pugliarello