lunedì 26 febbraio 2007

L'urgenza di trattare sull'immgrazione clandestina

L’aver portato avanti e concluso con la cattura dei nuovi brigatisti rossi, le indagini iniziate dal precedente governo, lascerebbe ben sperare sulle intenzioni di rafforzare la sicurezza nel nostro Paese. E quindi sarebbe anche venuto il momento di ficcare il naso dove potrebbe annidarsi il pericolo islamico. Non avendo notizie sull’esistenza o meno di un apparato di spionaggio messo in campo in questo settore, dovremo accontentarci di ipotesi.
In un articolo ripreso da elaph.com, uno dei massimi rappresentanti dei modernisti laici musulmani statunitensi, Shaker al-Nabulsi preconizza nel suo Paese una vittoria dei riformisti arabi sui “religiosi” islamici. La sua convinzione nasce dal fatto che le reiterate minacce di morte (fatha) subite in questi ultimi anni da parte di questi ultimi potrebbero testimoniare uno stato di difficoltà in cui il fondamentalismo si trova a reagire di fronte all’opinione pubblica americana.
Certamente non possiamo dargli torto, se si considera che quel Paese è stato pesantemente colpito dagli assassini islamici l’11 settembre del 2001. Lo stesso dicasi in quanto a tolleranza manifestata dalle stesse autorità britanniche al giorno della strage di Londra. Solo all’indomani dell’attacco alla metropolitana la reazione degli intellettuali musulmani laici, è letteralmente esplosa contro le autorità britanniche chiedendo a gran voce di porre fine alla politica dell’accoglienza nei confronti degli estremisti islamici, denunciando un atteggiamento che ha di fatto trasformato la Gran Bretagna in un covo del terrorismo, alcuni dei quali sfuggiti alla cattura dai loro Paesi addirittura “condannati con sentenza capitale”. Il direttore della televisione araba Al-Rashed, intellettuale saudita, in un editoriale pubblicato sul quotidiano Asharq al-Awsat e dalla televisione Al Arabiya ha lanciato un pesantissimo atto d’accusa in questi termini: l’aver concesso il diritto d’asilo a gente sospetta, “ha incoraggiato molti, tra cui intellettuali e giornalisti musulmani, a partecipare alla campagna demagogica a favore degli estremisti, difendendo dei criminali come Bin Laden e al-Zarkawi, al punto che molti arabi e musulmani in Gran Bretagna non osavano più per paura manifestare la loro condanna degli estremisti». Prosegue sarcastico al-Rashed, «tutti noi ci attendevamo questo crimine, la tolleranza, cari signori, non è possibile con chi è affetto dalla malattia dell’odio”.
In Italia dobbiamo aspettare di essere colpiti per svegliarci? Ma noi siamo troppo occupati a manifestare contro l’america; quell’america che con la forza della religione e del cuore propugna nel mondo il diritto alla libertà, tanto che è divenuto il Paese dove vanno a rifugiarsi i dissidenti musulmani e talvolta si convertono al cristianesimo perché in esso riconoscono una forza vitale, come il caso della psichiatra musulmana siriana in esilio a Los Angeles, Wafa Sultan (Il Foglio 21.11.2006). Anzi, ci mostriamo supini ai loro dictat anche contrastando la volontà dei propri concittadini , come il caso di Colle Valdelsa per la costruzione di una moschea tra le più grnadi d’Italia pronta a richiamare migliaia di musulmani da indottrinare in quel paesino di appena 19.000 anime. Dove sono i nostri intellettuali in grado di reagire collettivamente ai soprusi quotidiani che ormai sono in pasto all’opinione pubblica? Basterebbe ascoltare qualche predica in una qualunque moschea per capire come indottrinano e a chi si appoggiano questi signori delle moschee. Leggendo alcuni stralci delle “prediche” di questi “religiosi”, riportate da due giornalisti musulmani di “Controcorrente”, infiltrati in alcune moschee del nostro Paese. Prendiamo per il momento solo quella di viale Jenner a Milano. L’imam di questo centro manifesta ai suoi fedeli una decisa preferenza politica per la sinistra: “…dove la sinistra è forte, come in Liguria e in Emilia, noi stiamo meglio”. E ancora: “…noi dobbiamo rispettare le regole dell’islam e anche fare proselitismo, dobbiamo attrarre la gente verso la nostra fede… perciò il niqab è controproducente”. L’inchiesta di Sky tg24 [1.02.20027] paradossalmente evidenzia finanche il disagio di un’italiana: “Siamo in Italia e io adesso non vedo più l’Italia, mi sembra di essere all’estero”, sentenzia amareggiata un’anziana milanese convertita. “Secondo me loro dovrebbero prendere le nostre usanze, altrimenti tra un pò saremo noi a prendere le loro…”. Purtroppo le Isituzioni non hanno preso coscienza sulla prevenzione e sul controllo necessario nelle moschee, peraltro a noi precluse! E se l’hannno preso vuol dire che non ricordano o non volgiono ricordare come nacque il terrore nazista. allorchè Winston Churcill, in occasione delle manifestazioni dei pacifisti contro la proclamazione dell’entrata in guerra della Gran Bretagna, ebbe a definirli: “… quelli che nutrono il coccodrillo nella speranza di essere divorati per ultimi”!
Francesco Pugliarello

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