domenica 18 febbraio 2007

Il nuovo volto de jihad e il salafismo

di Francesco Pugliarello - 17 febbraio 2007

La richiesta di sostegno inviata all'Ue dal presidente egiziano Mubarak, secondo cui islamisti legati ai Fratelli Musulmani starebbero preparando un colpo di Stato nel suo Paese, ci fa pensare che un domani anche l'Europa potrebbe subire la stessa sorte. Ma l'opinione pubblica che fa? Dorme sonni tranquilli. Tutto il Magreb è in subbuglio per l'infiltrazione di questi signori della guerra coordinati addirittura da un nostro «amico», il libico Gheddafi, e la nostre istituzioni che fanno? Nutrono il coccodrillo nella speranza di convertirli al dialogo, nel tentativo di mitigare il loro odio. Ma essi ci disprezzano, usano i nostri diritti per rivoltarceli contro al momento opportuno, come han fatto e continuano a fare.

Dobbiamo capire che la loro è una nuova crociata che si fonda sulla fede salafita, ossia quella che predica il radicalismo islamico. Essa si presenta come «la religione della verità», la salvatrice del mondo, ma in realtà è puro terrore. Questi novelli predicatori disseminati in tutt'Europa con l'appelativo di imam, ulema, mullah, seguono ciecamente le sure del Corano laddove, tra l'altro, in alcune di esse si annida la necessità di mentire agli «infedeli»: è lecito e necessario nascondere, ossia dissimulare con atti di ipocrisia le proprie autentiche convinzioni onde «...scongiurare persecuzioni o evitare di rischiare la vita» (Cor 3;38 e 16;106). La loro «religione» serve appunto per potersi infiltrare in tutti i gangli vitali dei Paesi non Islamici «Dar al-harb», (la casa della Guerra), vale a dire: dove vivono tutti i popoli non sottomessi. Si insediano nelle moschee e nelle madrase per poter piantare il seme della discordia e della sedizione: più o meno come fecero i meccani di Maometto agli albori dell'VIII secolo partendo dalle stesse coste del mediterraneo verso le terre di al-Andalus. Approfittando del nostro «buonismo», aspettano il momento opportuno per ridurci a dhimmi (Cor.9;29).

Se si legge qualcosa del wahabismo, (corrente maggioritaria del salafismo), si scopre che è una filosofia di vendetta che si rivolge principalmente verso coloro che hanno cacciato i saraceni da Granada ed annientato il califfato ottomano. E' il nuovo jihad: quello rielaborato e attualmente predicato dai «Fratelli Musulmani» nella seconda metà del XX secolo da Sayyd Qutb e predicato attraverso la «sua» emittente al-Jazeera dall'anziano imam Muhamed Yusuf al Qaradawi e compagni. Ma qualche volta essi vengono scoperti. L'ultimo della numerosa sequenza che le cronache ci offrono è l'allarme lanciato da Magdi Allam, che denuncia la presenza ai nostri confini di un «bandito» miliardario, certo Yussef Nada, fondatore e gestore della Bank Al Taqwa in Svizzera. Costui, assieme ad Ali Ghaleb Himmat, vicepresidente della stessa Banca, già all'indomani della strage dell'11 settembre figura nella lista nera dell' Onu e dell'Ue con pesantissime accuse di «finanziamento al terrorismo, riciclaggio di denaro sporco» e «tentativo di sovvertire le istituzioni degli Stati». Nella stessa lista figura Ahmed Idriss Nasreddine, già console onorario del Kuwait a Milano. I primi due ancora bazzicano tranquillamente per l'Europa dopo essere stati processati in contumacia in Egitto.

Ora che farà l'Ue di fronte a questo ennesimo caso? Basterebbe ricordare come reagirono l'Unione europea e la Lega Araba in occasione dell'infiltrazione delle Corti islamiche in Somalia per capirlo: si acconciarono chiedendo a queste Corti di sedersi al tavolo del negoziato! Se veramente vogliamo la pace abbiamo il dovere morale di affrontare questa minaccia internazionalista, non tergiversando in futili dibattiti pacifisti tra l'indifferenza generale, ma producendo idee nuove; riaffermando le nostre tradizioni cristiane; valorizzando le realtà dell'associazionismo laico tra le numerose comunità musulmane presenti nel nostro Paese; coinvolgendo e magari sostenendo i numerosi musulmani modernisti che conoscono a fondo le loro intenzioni. Essi sono stati silenziati col medesimo ricatto cui tentano di irretire le nostre istituzioni. Edmun Burke disse che «l'unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini di buna volontà non facciano niente». Difatti Dio non ama i codardi! Cosa chiedono i signori delle moschee alle nostre Istituzioni? Confronto, dialogo, tolleranza... e queste ultime cosa fanno? Perseverano nel concedere moschee, veli, poligamia, cittadinanza in 5 anni di permanenza, finanche l'occultamento dei nostri simboli religiosi!

Non dimentichiamo che questi sedicenti «religiosi» sono gli schiavisti delle donne; sono i «Fratelli» di quelli che assassinano a sangue freddo i bambini innocenti dell'Ossezia. Per loro, chi opera questi massacri sono «fratelli che sbagliano» o peggio, dei «resistenti». Sanno di essere stati sconfitti dalla storia e come gli sconfitti di turno reagiscono, imponendo la loro ideologia con la nostre stesse armi: i diritti umani che possono trovare solo da noi. Bene diceva Oriana Fallaci quando, in occasione dell'imminente costruzione della Moschea di Colle Valdelsa, che l'avrebbe «bombardata così come han fatto con le torri gemelle». Continuiamo pure ad accoglierli nelle nostre Istituzioni, credendo di poter isolare i terroristi di Bin Laden o magari auspicando che non mettano bombe in Italia, coccoliamo pure gente alla Nuhr Dachan che giustifica la strage di Nassiriya, e non ci accorgiamo che il jihad è già in casa nostra!

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