venerdì 15 febbraio 2008

Sull’ ABORTO: in difesa di Giuliano Ferrara

Non capisco perchè certuni, in molti siti web si schierano contro Ferrara, reo di volersi mettere in mostra ancora una volta dopo la campagna contro la pena di morte. A me pare che la sua posizioone sia di una coerenza cristallina, quando combatte per la vita.A parte i casi sporadici che nella nostra cultura fanno capo a violenza congenita di qualche soggetto maschio e anche femmina, mi permetto di ribadire che il Ferrara non merita tanto livore.

Capisco la generosità e l’enfasi che quancuno ci mette quando affronta la difesa delle donne e delle nostre tradizioni, ma da qui a leggere: “giù le mani dalle donne” è eccessivo.
Sappiamo tutti che è da quasi trent’anni che si denuncia la sua parziale inapplicazione; sappiamo bene che (come molte leggi finanche la Costituzione) le belle intenzioni sono restate in bella mostra solo sulla carta. Allora, (scevro da ogni pre-giudizio) per capire dove vuole andare a parare il Ferrara sono andato a riguardarmi la legge.

1° - all’art. 1 è premesso che la legge in argomento nasce per EVITARE CHE L’ABORTO SIA USATO AI FINI DELLA LIMITAZIONE DELLE NASCITE.
2° - al secondo articolo si legge che i CONSULTORI hanno la funzione di seguire la madre anche dopo la nascita: “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche AIUTARE LA MATERNITA’ DIFFICILE DOPO LA NASCITA.
Per quanto ne sappia, presso i consultori non è mai stata chiamata alcuna associazione specifica. Eppure che ne sono a migliaia sul ns. territorio.

Non è vero che l’eventuale interruzione è tutta delegata alla volontà della donna; è l’articolo 5 a chiarirlo espressamente allorchè RCHIEDE IL GIUDIZIO CONGIUNTO PADRE-MADRE se proseguire o meno la gravidanza. Nello stesso tempo viene concesso alla coppia un congruo tempo (una settimana) per la decisione. Quando viene concessa? Solo ed unicamente nella circostanza di “gravi patologie del nascituro, solo quando possono DETERMINARE UN GRAVE PERICOLO PER LA SALUTE FISICA E PSICHICA DELLA DONNA” o in casi di “imminente pericolo per la stessa”; in tal caso “il medico deve adottare ogni misura idonea a “SALVAGUARDARE LA VITA DEL FETO”.

Ancora una volta è preminente la tutela della vita del nascituro che va comunque salvaguardata. A ribadire quanto sopra soccorre l’art.7 che prevede la reclusione fino a 3 anni qualora la donna non si attiene al dettato legislativo e fino a 4 per il terzo che incita all’aborto; 8 anni se quest’ultimo lo procuri direttamente.
A me non sembra che questa legge lasci la donna in balia dei suoi umori che proprio in questi momenti necessita di maggiori attenzioni.

Quindi a chi va l’accusa di inattuazione, se non allo Stato? E’ o non è questione di carenza culturale e di informazione imputabile allo Stato? Certamente in parte è anche dovuto all’insensibilità di certi mariti o di certi uomini, ma rifiuto l’idea che “questa tragedia megamondiale di cui le fosse sono piene di donne massacrate” siano attribuibili “all’arroganza e alla violenza maschile”. Non vi sono donne sante, come non vi sono uomini santi. Il marcio sta nella comunità mal gestita e mal educata da chi si arroga il diritto di giudarla.
Allora, chi non vuole che venga rimessa in discussione? Sono proprio le figlie o la “nipotine” di quei movimenti femministi degli anni 60-70 schierati contro lo stato borghese e capitalista, che brandendo ideologicamente questa legge, si saldano perfettamente col collettivismo autogestito, nuovo strumento ideologico escogitato dagli islamici.
Altra cosa è se il fine è quello di inficiare le basi di queste norme.

Francesco Pugliarello

Tag: Pubblicato in Giuliano Ferrara, aborto terapeutico, femminismo, femminismo sessantottino, strage degli innocenti

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