lunedì 19 novembre 2007

BERLUSCONI: la riscossa del vero statista

Dopo 13 anni di rospi ingoiati da parte delle Procure e da alcuni alleati della sua coalizione, Berlusconi torna sulla scena politica più determinato che mai. In soli tre giorni ha sbaragliato i giochi del teatrino della politica e messo a tappeto tutti gli avversari anche della sua coalizione: altro che pugile suonato per la sconfitta in Senato sulla finanziaria!

La sua mossa fulminea ricorda il duo francese De Gaulle-Sarkozy, quando, il primo, a seguito del maggio parigino (del ‘68) in cui Mitterand, coagulando su di sé l’onda rivoluzionaria del maggio francese si apprestava a cavalcare in unico fronte le lotte studentesche della sinistra antagonista, impose un referendum partecipativo dei salariati, mentre il secondo, giovane studente appoggiava questa proposta che però fallì per un pugno di voti e che portò alle preannunciate dimissioni dello stesso presidente De Gaulle. Ora il Berlusca, forte dei 7 milioni di firme raccolte in piazza, torna prepotentemente sulla scena politica da vero statista in sintonia con la sua gente, , proponendo lo scioglimento di Forza Italia in una nuova formazione politica, il Partito del Popolo della Libertà (PPL) con il quale gli amici della sua coalizione e non solo, d'ora in poi dovranno fare i conti: conti salati, perchè spinto da tanti giovani animati da una passione politica che tutti davano per morta o almeno agonizzante. Questa mossa ha un duplice effetto: restituire rappresentanza politica alla nuova generazione, desiderosa di partecipare alla vita di un Paese allo sbando, ciò che il Cavaliere sognava fin dal lontano 1994 e rimettere al centro della vita nazionale la politica con la P maiuscola .

Contrariamente a quanto vorrebbero i suoi detrattori, Berlusconi non è francese, non ha nel suo DNA il fanatismo dei capi francesi; il suo è il carattere combattivo del nostro popolo, sorretto dalla fede incondizionata di un dio di giustizia e di amore per l’uomo; è il combattente con le armi delle idee e della prassi politica, nato per guidare un popolo al riscatto dalle pastoie burocratiche di uno statalismo fuori della storia che, periodicamente e soltanto qui in Italia si riaffaccia sul palcoscenico delle clientele di partito. Berlusconi non è Veltroni, ossessivamente legato alla ricerca del consenso: per i grandi progetti occorrono generosità, lungimiranza e disinteresse, tutti elementi che Silvio ha coltivato fin da piccolo. Egli ragiona prevalentemente con l'intelligenza del cuore; sa vivere in sintonia con la gente perché proviene da un impero aziendale che ha costruito giorno dopo giorno con sacrifici e anche con il sostegno di amici fedeli. Pur sentendosi inviato dalla Provvidenza, non è il merovingio Clodoveo che agli albori del cristianesimo, sposando una cattolica, invoca opportunisticamente il Signore perché gli conceda il dominio assoluto sui franchi o il tiranno Luigi XVI (il Re Sole) che seppe cambiare la storia europea togliendo potere ai rappresentanti dei francesi in Parlamento o magari il giacobino di turno travestito da buonista. Berlusconi, al contrario, è il tipico uomo moderno, alieno da bizantinismi che sa andare diritto al cuore del problema politico per il suo innato carisma, mostrando noncuranza verso i poteri forti, alleati della sinistra antagonista che viceversa alla loro maniera lo hanno sempre disprezzato e demonizzato.

Ha molto del Sarkozy all’epoca ministro dell’interno quando, in occasione di una manifestazione di piazza ad una signora che dal balcone gli chiedeva di liberare gli abitanti delle banlieues dalle orde dei delinquenti le rispondeva: “voi ne avete abbastanza di questa banda di feccia (“racaille”), adesso ci pensiamo noi a toglierli di mezzo…!”
Con Berlusconi viene spazzato via anche il vecchio luogo comune del populismo all’italiana. No, non credo che, pur giocandosi tutto per tutto, Silvio sia il solito Cola di Rienzo che sbaraglia tutti per farsi far fuori all’indomani. Certo per molti è un ingombro perché non consente, come non ha consentito nei suoi cinque anni di governo, di farsi mettere nel sacco dai soliti mestatori invidiosi. Mettendo al centro della vita nazionale la politica, quella con la P maiuscola, può frenare lo strapotere della finanza speculatrice che d'ora in avanti dovrà venire a patti con questo nuovo Partito. Sta a lui ed ai suoi fidati amici d’infanzia gestire questa valanga di consensi.

Francesco Pugliarello
da: http://francoazzurro.wordpress.com

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