lunedì 8 ottobre 2007

IL 403ESIMO ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO...

... E LE SUE IMPICAZIONI SULL'EUROPA CRITIANA


L’Europa cristiana domenica scorsa avrebbe dovuto celebrare il 403esimo anniversario della fine delle mire espansioniste delle orde musulmane sul proprio suolo. La mattina del 7 ottobre 1571, divenuto il giorno consacrato alla Madonna del Rosario, le flotte dell'Impero ottomano, gremite di migliaia di giannizzeri reclutati forzatamente fra i giovani cristiani, guidate dal sultano Solimano II, subirono a Lepanto una sonora lezione dalle forze alleate capeggiate da Don Giovanni d'Austria. Questa battaglia rappresenta la prima grande vittoria di un’armata cristiana contro il potente Impero ottomano che per lungo tempo ebbe una risonanza di grande valore psicologico.
Come tutti abbiamo notato, un evento così rilevante per la storia del nostro Continente è passato sotto silenzio.
Sarebbe stata questa una ghiotta occasione per ricordare le mai sopite ambizioni di conquista che risalgono all’indomani della morte di Maometto e che, partendo proprio dalle sponde meridionali del mediterraneo, ha visto nel corso dei secoli il ripetersi di queste minacce. Secondo le cronache del tempo, le spedizioni, inizialmente mirate alla pura e semplice razzìa, “ghazwua”, vennero consolidate dal berbero Tāriq ibn Ziyād che, usufruendo delle imbarcazioni concessegli dall'esarca bizantino Giuliano, governatore di quelle coste, nel 711 giunse sotto l'altura che da allora porta il suo nome: il jab al Tāriq, (la montagna di Tarik), Gibilterra appunto, dando avvio alla Spagna musulmana. Erano tempi in cui si parlava di incursioni tribali e di conquiste facili dovute a defezioni causate dalle lotte intestine nell’ambito del regno dei visigoti-spagoli il quale, in breve tempo crolla, quasi senza opporre resistenza.
Il valore di questa ricorrenza merita un cenno retrospettivo che riprendiamo dalle cronache dell’epoca.

Il terrore musulmano, allora come oggi, regnava sovrano sul "Mare nostrum". La sorte dei cristiani di Cipro fu simile, se non peggio, di quella subita nel 1975 dagli abitanti parte Nord di questa isola dopo il colpo di Stato turco che ha costretto 180.000 greco-ciprioti ad abbandonare le loro abitazioni e il deturpamento delle Chiese preesistenti. Sulla cattedra di Pietro sedeva un teologo domenicano con il nome di Pio V il quale, valutando la gravità del momento, comprese che solo una guerra preventiva avrebbe salvato l'Occidente. Con parole gravi e commosse esortò le potenze cristiane ad unirsi contro gli aggressori in difesa della cristianità. La gravità era dovuta al fatto che l'espansione dei turchi si andava sviluppando anche grazie alla complicità di alcuni Paesi cristiani, come la Francia che, in nome dei suoi interessi geopolitici, incoraggiava e finanziava i turchi per indebolire il suo tradizionale nemico: la casa imperiale d'Austria. Tuttavia grazie alle insistenze del pontefice, il 25 luglio del 1570, Venezia, l’Austria e la Spagna si strinsero attorno al Papa concludendo l'alleanza contro i turchi. Subito dopo vi aderirono il duca di Savoia, la Repubblica di Genova e quella di Lucca, il granduca di Toscana, i duchi di Mantova, Parma, Urbino, Ferrara e l'Ordine sovrano di Malta. Si trattò della prima coalizione politica e militare italiana nata sotto le insegne del cattolicesimo che la storia ricordi, prefigurando, fin da allora la futura unità d’Italia.

Ricordando le recedenti stragi subite a Parigi, a Madrid e a Londra, sarebbe stata un’ottima occasione per definire e precisare, ancora una volta, come fronteggiare la minaccia destabilizzatrice di certe minoranze salafite che, provviste di passaporto comunitario, sono liberi di circolare indisturbati e pronti a tutto. Parte di esse sono composte da figli di immigrati di seconda generazione, provvisti di una nuova identità e istruiti alla dissimulazione sotto stretto controllo delle scuole craniche degli imam più estremisti. I servizi segreti francesi, in un dispaccio apparso di recente su Le Figaro, ci precisano che provengono dalle madrasse di Damaj (sobborgo posto a Nordovest dello Yemen in una vallata prossima al confine con l’Arabia Saudita), frequentate da “migliaia di aspiranti guerriglieri” provenienti da tutto il mondo anche dall’Europa, principalmente dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Da quel sobborgo, non sospetto fino ad oggi, vengono preparate le “più intransigenti reti jahdiste armate” da inviare in Iraq, in Afganistan o dove c’ è un qualunque focolaio di “resistenti”.
Al momento si contano sulle dita delle mani, ma quanto prima, secondo queste informazioni, saranno centinaia, pronti a scorazzare in lungo e in largo sul nostro Continente. Se questo è il quadro dello spostamento progressivo del fronte del terrorismo internazionalista islamico che, come sappiamo, punta a destabilizzare i legittimi governi degli Stati, urge che l’Unione Europea si appresti a varare nuove politiche migratorie che comprendano aiuti concreti a quei Paesi che si affacciano sulla fascia mediterranea dando a ciascuno Stato europeo la facoltà di scegliersi la propria immigrazione.

A me sembra che dal momento che il Governo si appresta a trattare con costoro, persino occultando le nostre icone nella speranza di non urtare la suscettibilità di quei “signori” che proclamano “la riconquista dell’Occidente” con l’inganno e con le intimidazioni, di queste notizie poco se ne curi. La famosa tela settecentesca che evoca la Battaglia di Lepanto rimossa dall’ineffabile presidente Bertinotti dalla Sala dove vengono accolte le delegazioni straniere, rientra nel quadro dell’indifferenza dei nostri governanti e dell’appeasement verso questi signori che sta scuotendo le coscienze del nostro Paese. Ma di questo gesto scellerato pochi hanno protestato. Il quadro rappresenta l’ultimo epocale scontro tra Oriente e Occidente che, come accennato, vide il trionfo della cristianità in Europa ad opera della cosiddetta "Lega Santa". Non è questo uno dei tanti luminosi esempi della stupida confusione che si fa tra l'apertura e la comprensione verso culture diverse e il "calabraghismo" foriero di futuri disastri?

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