lunedì 17 settembre 2007

IL TEST DEL DNA PER I FIGLI DEGLI IMMIGRATI

Giornata infuocata alla Camera del lavoro di Milano ieri il 16 settembre.

Paolo Ferrero, ministro della solidarietà sociale, rivolgendosi ai rappresentanti degli immigrati presenti in sala, trattando di permessi di soggiorno e di ricongiungimenti familiari invita a “denunciare alla magistratura chi, come ambasciate o consolati mette dei vincoli al rinnovo dei permessi di soggiorno…"; "è' ora che gli immigrati facciano sentire la loro voce e diano vita ad una manifestazione per spiegare fortemente le loro ragioni". “E’ giusto che siano incazz… contro di noi…”.

La proposta del ministro è da irresponsabili perché a mio avviso, alimenta odio e razzismo nei nostri confronti. La replica dell’opposizione non si è fatta attendere. Isabella Bertolini di Forza Italia, accusa questo governo in tema di immigrazione di aver devastato le nostre città, “facendone dei ghetti invivibili, dove la violenza e il mancato rispetto delle norme italiane sono la regola".
"Piuttosto - ammonisce la parlamentare - che il Governo si impegnasse a far rispettare le leggi agli stranieri. Qui gli unici che hanno il diritto di ribellarsi sono gli Italiani. Hanno diritto di vedere applicati i provvedimenti di espulsione dei clandestini e hanno il diritto di protestare per mandare a casa questo governo di sinistra” che ci riempie di derisione nel mondo.

Mentre Parigi sia avvia ad un giro di vite sull’invasione indiscriminata di extracomunitari, decisa dal presidente Nisolas Sarkozy, leggendo i quotidiani francesi mi accorgo sorprendentemente che, secondo Thierry Mariani, fidato consulente del presidente sull’immigrazione, “l’Italia assieme ad altri undici Stati comunitari, già pratica l’esame del DNA per i ricongiungimenti dei figli degli immigrati”.
Sarà una mia lacuna ma non ho trovato alcuna norma che prevede questa pratica. So che al tempo del Ministro Pisanu se ne parlò e col sostegno della Lega stava per essere varato un decreto ad hoc; so che di tanto in tanto per alcuni Paesi come la Somalia, la Nigeria e il Ghana questa pratica è stata applicata a campione, ma da allora nella giungla di leggi e leggine qualcosa di definito in merito non sono riuscito a rintracciare. Sta di fatto che al momento risulta che solo su Milano e Provincia giacciono migliaia di richieste di ricongiungimenti familiari inevase e che il test di riconoscimento è su base volontaria.

Non penso che un test di DNA scoraggi un genitore che desidera liberare il proprio figlio dalle grinfie fondamentaliste di certi paesi a maggioranza islamica. In ogni caso, è giusto che si conosca chi viene in casa nostra e chi lo desidera, si sottoponga a certe condizioni.

Il progetto di legge presentato dal Ministro dell’immigrazione Brice Hortefeux è stato approvato mercoledi scorso e votato in commissione legislativa. Secondo il ministro la ragione consiste nel dare la possibilità agli stranieri privi di prove tangibili sul loro stato civile, di comprovare la veridicità della loro dichiarazione, dal momento che in numerosissime tribù africane e mediorientali non esistono veri e propri uffici pubblici di stato civile. Ciò che esiste è un semplice consenso accettato dal capo tribù ed il più delle volte è opera di “mercanteggiamenti”; pertanto le vere frodi sono quelle legate al matrimonio, specialmente quando trattasi di poligamia ed in questi casi il test è inoperante. D’altronde precisa il proponente, di fronte ai dubbi dei consolati sugli atti civili presentati, che possono portare anche al rifiuto della domanda, non si tratta di un obbligo, ma soltanto di un “avvertenza” per rendere più sicura e veloce la procedura di ricongiungimento familiare.

Enormi difficoltà dunque e ulteriori polemiche che si sommano sul fronte dell’immigrazione. A questo proposito Francois Hollande, segretario del PSF, alla stregua del nostro Ferrero, temendo un’ulteriore sconfitta morale, oltre che politica, dichiarandosi indignato, ha sollevato il solito polverone al punto di chiedere di rimettere in ballo tutti i vigenti controlli amministrativi sugli immigrati. E poi si parla di antipolitica… Non è questo uno dei tanti casi di insofferenza delle sinistre che per nascondere le proprie incapacità, tentano di scardinare ciò che di positivo fin’ora è stato definito in ambito legislativo sull’invasione extracomunitaria?
Francesco Pugliarello

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