venerdì 9 marzo 2007

I nuovi farisei: purchè non si tratti di sepolcri imbiancati

Purché non si tratti di sepolcri imbiancati, dei quali il mondo è pieno, i contestatori della fede cristiana sono sempre bene accetti. Meglio contestati che negletti, ha detto Ruini. Benedetto XVI, forte dell’umiltà del primo uomo di fede, riconosce che anche le “chiese” possono sbagliare; esse si evolvono e migliorano costantemente, forse anche grazie alle critiche. Ricercare la fede con l’aiuto della ragione (nel senso del logos), è il grande compito dell’essere umano ripete il Santo Padre. In altri termini la religione, il cristianesimo in particolare, ha fatto tesoro della lezione razionalistica e il Papa non lo nasconde, ma è il razionalismo che ancora deve far tesoro della dimensione religiosa. Certamente il cristianesimo come lo intende la dottrina è scomodo e dà fastidio, perché segno di contraddizione e molti vorrebbero cancellarlo ma non vi riescono perchè necessario come il sale quale parte integrante dell’esperienza umana e pertanto “ineliminabile dalla struttura antropologica complessiva” (C.Cardia). Certe teorie elaborate dal raziocinio senza la tempera del cuore spesso finiscono per sradicare dalla coscienza comune l’importanza di credere in qualcosa o in qualcuno al di sopra di sé stessi. In molte credenze come quella musulmana, nazista o comunista, l’analisi razionale fine a sé stessa viene presentata come la soluzione a tutti i problemi, per cui l’unica via per la “felicità” è il totalitarismo. Nel primo come nel secondo caso, rifiutando l’immagine di un Dio fatto Uomo che è realizzazione della legge naturale, diventando facile preda della politica che a sua volta se ne impossessa come clava ideologica per orientare scelte collettive. Queste scelte alienanti, perchè monche della parte spirituale, hanno la funzione di disgregare e scardinare tutte le tradizioni che dalla fede nella natura trassero origine, cioè da tutto ciò che interessa la realtà più profonda dell’uomo, per instaurare la repressione fra le masse.
E’ la nuova corrente gnostico-laicista che sta prendendo piede in questo inizio di millennio a partire da Dan Brown con “Il codice da Vinci” a Piergiorgio Odifreddi con “Perché non possiamo essere cristiani”, passando da Corrado Augias e Mauro Pesce con l’”Inchiesta su Gesù”. Un tempo il cristianesimo e non solo, venivano combattuti con la spada, questi intellettuali lo fanno con le armi a disposizione: il piombo tipografico. Rancorosi, figli di questa cultura di cui si sono imbevuti, disprezzano sé stessi e noi, ritenendoci la Chiesa dei “cretini” pur di salire sull’empireo dei “migliori”. Negare Dio usando superbia ed autosufficienza è il Male che dilaga nel presente. E’ la rivincita, di belzebù che colloca l’uomo al di sopra di Dio e quindi al di sopra degli altri. Diceva il grande massmediologo MacLuhan: gli uomini non possono cogliere il "messaggio" se lo separano dalle sue manifestazioni concrete, a cominciare dai dogmi, dai riti, dalla capacità tutta cattolica di amare le cose concrete e le immagini. Quale motivo dunque scrivere libri del genere quando intere biblioteche traboccano di volumi sull’argomento? Qui non si contesta il diritto dell’intewllettuale di accostarsi a Gesù Cristo prescindendo dalla fede, ma ammettendo la buona fede che gli stessi autori premettono, non s’accorgono che l’intento di estrapolare l’ortodossia ecclesiastica in una fase delicata di forti attacchi alle nostre tradizioni, diventa quantomeno fuorviante. Odifreddi va oltre. Mettendo sotto accusa il cristianesimo lo definisce “un freno che ha gravemente soffocato lo sviluppo civile e morale” piuttosto che la molla del pensiero democratico e scientifico europeo e lo dimostra con la scientificità del matematico partendo da infondatezze storiche, dimenticando volutamente Michelangelo, Galileo, Manzoni, Giotto, Caravaggio, e tanti altri. La ragione secondo la Chiesa è il punto di connessione tra Dio e l’uomo; è il dono maggiore che l’uomo ha ricevuto; è il criterio sommo per giudicare e valutare anche le religioni e la loro evoluzione, ma non si può eccedere, pena il ricadere nella superbia (che per l'ecclesia)è una malattia dello spirito che corrode sé e gli altri. Come nasce la superbia? Nasce quando si innalza l’io al di sopra di tutte le cose. “Veritas est adeguatio rei et intellectus” diceva Aristotele; pertanto la superbia è una menzogna su sé stessi, quindi è una forma di autoinganno. Questo sfoggio di scienza, nell’illusione di accedere al mistero dei misteri rivelano a una vena complottistica che è stata quella di tutti i totalitarismi. Ma questi intellettuali dicono: per negare Dio è necessario conoscerlo e quale migliore maniera dell’analisi delle Sritture? Così, invece di adorare il Creatore attraverso il creato, adorano sé stessi, le loro analisi, le loro teorie corrosive. Eppure, Nicodemo, massimo dottore della Sinagoga, si reca furtivamente da Gesù per scoprire quale dono aveva ricevuto per fare tanti miracoli, costoro invece si ergono su sè stessi... Bravi! E’ l’ateismo psicologico dei farisei che contamina tutte le virtù, ma anche genera tutti i vizi e rende ciechi alla bellezza dell’universo. Se proprio non ce ne fosse stato bisogno, questa è un’ulteriore prova del tentativo di restaurare il pensiero unico di memoria Marcusiana, tanto caro ai nostri padri sessantottini.
Dott. Francesco Pugliarello

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