giovedì 25 ottobre 2007

(BRUXELLES 2) Il ricatto del petrolio sull’Occidente e l’antisemitismo strisciante

Perché scaricare la causa della crisi identitaria del Vecchio Continente tutta ed unicamente sugli arabi? Ci sfugge che da tempo siamo caduti in un tranello studiato a tavolino dal cartello dei Paesi produttori di petrolio che prende le mosse al tempo della costituzione dello Stato di Israele e si radica nella grande crisi del 1973. Abbiamo dimenticato quali valori morali ed etici siamo stati capaci di costruire e diffondere nel mondo, dal diritto, alla libertà, alla democrazia: una civiltà che ha costruito i suoi connotati facendo errori ma trovando gli antidoti per correggerli. Questa volta però l’errore fatto negli anni ’70 è difficilmente sanabile; potrebbe essere esiziale per tutti, perchè ci siamo imbarcati in un’avventura scaturita da un colossale ricatto. E’ come se l’Occidente avesse rinunciato al potere del cuore e della mente per perseguire degli interessi comuni con la controversa “nazione islamica”.
E’molto probabile che queste osservazioni siano rimbalzate nell’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles il 18 e 19 ottobre dove si è tenuto il “ 1° Convegno Internazionale” dal titolo significativo “anti-shariah”. A quell’incontro - si legge sui siti web - erano presenti una folta rappresentanza di studiosi ed osservatori di una settantina di Paesi occidentali, compreso Israele, con lo scopo di creare un network di attivisti per “resistere alla crescente invasione islamica” che stranamente, o peggio, volutamente, la carta stampata ha finora ignorato. Il fatto che le testate giornalistiche abbiano taciuto l’evento, getta un’ombra sulla volontà di diffondere nell’opinione pubblica verità scottanti circa l’azione politica di certi personaggi che nel tempo si sono affacciati alla Commissione europea, Prodi compreso, e pone una pesante ipoteca sul cammino di liberazione dal fondamentalismo islamico e dalla schiavitù della paura che da tempo incombono sulle nostre comunità locali. Il retroscena del ricatto subito, con le conseguenze che sono sotto i nostri occhi, ce lo ricorda la Bat Ye’or (pseudonimo di Giselle Littman), presente in quell’occasione, nel suo “Eurabia - come l’Europa è diventata anticristiana, antioccidentale, antiamericana, antisemita”, testo che ha ispirato la nostra Oriana Fallaci.
Questa signora egiziana di nazionalità inglese, ci rivela che ha ripreso il termine Eurabia da un preciso progetto politico portato avanti da una rivista fondata a Parigi nel 1975, due anni dopo la guerra del Kippur scatenata dai Paesi del cartello arabo-musulmano contro Israele. L’ideatore del “Piano Eurabia” è Lucien Bitterlin, presidente dell’Associazione per la solidarietà franco-araba e l’esecutore e finanziatore, secondo Oriana, il Comitato Europeo di Coordinamento delle Associazioni per l'amicizia con il Mondo Arabo, una organizzazione a latere della CEE, oggi UE. Mentre infuriava la guerra del Kippur dell’aggressore arabo pervicacemente impegnato ad estendere il nazional-socialismo nasseriano sulla neo-democrazia israeliana, i rappresentanti dell’OPEC riuniti a Kwait City, per ritorsione verso le democrazie occidentali che moralmente stavano sostenendo lo stato Ebraico, decidono utilizzare il petrolio come arma di pressione riducendo le forniture e quadruplicandone il prezzo, accelerando così il progetto parigino: un ricatto inaudito in cui, per la prima volta, un paese vincitore soccombe alla coercizione dei vinti. Ad un mese da quell’intollerabile ricatto, Georges Pompidou e Willy Brandt ritennero che fosse necessario ed utile promuovere una solida amicizia con quei Paesi, proponendo “petrolio in cambio di braccia da lavoro” (leggi immigrazione musulmana): un’ occasione per estendere il califfato sul territorio europeo con le conseguenze che ne sono scaturite, tipo informazioni riservate fornite a quei regimi gedocratici. A quest’incontro ne seguirono altri con i rappresentanti della Lega Araba a Copenhagen, a Bonn, a Parigi, a Damasco, a Rabat, fino ad arrivare al prossimo che si terrà nel novembre prossimo, tutte manovre tese a sancire la “svendita” dell’Europa al Cartello musulmano ed ampiamente documentate nella rivista Eurabia. Secondo la Bat Ye’or: “L'obiettivo era quello di creare una identità mediterranea pan arabo-europea che permettesse la libera circolazione di persone e merci e determinasse in modo pesante la politica verso l'immigrazione nella Comunità Europea”.
Le sanatorie, l’allargamento delle quote di coloro che possono entrare in Italia, e persino gli aiuti economici e i buoni bebé agli immigrati e tanti altri benefici riservati ai musulmani come alloggi e scuole gratis per famiglie numerose, discendono da questi trattati che l’Italia prontamente adotta. Secondo gli osservatori presenti in quel Convegno, trent’anni di “dialogo” euro-arabo, nei fatti non hanno prodotto che dissidi e paure nelle nostre comunità. La ragione risiede principalmente nell’ingresso indiscriminato di sconosciuti alle frontiere e nelle migliaia di moschee sparse sul nostro territorio, il più delle volte dirette da capi spirituali privi di controllo e da oscuri personaggi provenienti dalle madrasse del Pakistan e dello Yemen finanziate con i petrodollari dei regimi sauditi, ma che nulla hanno a che vedere con i principi dell'Islam, né con la civiltà del mondo arabo, le cui tracce sono ancora presenti in molte regioni europee.

Francesco Pugliarello

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