giovedì 28 giugno 2007

RECENTI CONVERSIONI DI UOMINI ILLUSTRI

da http://www.ragionpolitica.it/testo.7946.html

del 28 giugno 2007

E’ in atto in Occidente una profonda revisione sul valore dell’esistenza che ad alcuni potrebbe apparire effimero o quanto meno opportunistico. Mi domando se non sia questo un atto di umana “pietas” verso la barbarie in cui il mondo sta precipitando.

Non credo che alcune recenti conversioni abbiano un risvolto di facciata se un personaggio come TONY BLAIR, fino ad ieri di fede anglicana, abbraccia commosso il Papa per dichiarare la sua conversione alla religione cattolica. Qualcuno potrebbe insinuare che sia stato “costretto” per compiacere la moglie e i figli battezzati in Chiesa. Credo invece che questa svolta esistenziale del capo di una nazione tra le più potenti della terra che ha combattuto e combatte la crudeltà talebana, venga da lontano.

Se in politica estera, la Sovrana e l’elettorato sono scontenti per il peso eccessivo dato alle forze armate, in politica interna, Blair lascia la Gran Bretagna in condizioni migliori di quelle in cui l’ha trovata nel 1997.
Secondo l’autorevole “Economist”, il premier avrebbe reso la Gran Bretagna un Paese più tollerante e democratico.

I provvedimenti che consentono alla Scozia, al Galles e all’Irlanda del Nord di autogovernarsi “hanno allargato la democrazia”. Ora viene proposto quale inviato speciale per la pace in Medioriente.
E’ probabile che alla sua conversione abbia concorso la meditazione della “Lettera sulla tolleranza” di John Locke che condannava la politica del re e della chiesa d'Inghilterra. Già alla metà del XVII secolo, il padre dell’empirismo moderno, affermava di trovare strano che gli uomini debbano essere costretti col ferro e col fuoco a professare certe credenze. Profeticamente nella “lettera” il Locke sostiene che "Lo Stato deve invece essere non confessionale, ovvero laico, anche perché un'eventuale imposizione di questo tipo sarebbe controproducente, provocando lotte religiose destinate a gravi conseguenze anche politiche”.
Prosegue affermando che “la vera religione non è stata fondata per fare sfoggio di pompa esteriore, né per istituire un potere ecclesiastico e nemmeno per esercitare una forza coercitiva, bensì per disciplinare la vita umana secondo i precetti della virtù e della pietà…, io mi appello alla coscienza di coloro che col pretesto della religione perseguitano, straziano e uccidono altri uomini e mi chiedo se veramente agiscono verso di essi per spirito di amicizia e con benevolenza”.

Ritengo altresì verosimile la frequentazione di ambienti alieni dalla realtà popolare,(di certi circoli cioè di uomini “superiori” per censo e per mansione) ad averlo spinto al rifiuto di azioni violente. D’altro canto gli era impedito manifestarlo prima, perché il canone anglicano non contempla un capo di governo di fede diversa.
E pensare che veniamo accusati di usare il cattolicesimo quale religione di Stato...!

Altro recentissimo caso di notevole peso per la Chiesa cattolica, non tanto di conversione, quanto di riscoperta della validità e della forza liberatoria del messaggio cristiano, è quello dell’anziano cattedratico francese PAUL VEINE, ateo e nietzschiano che fino ad ieri, come il nostro Odifreddi, non ha esitato a dire peste e corna sul cattolicesimo e sui cattolici.
Nel suo libro intitolato “Quand notre monde est devenu chretien” che Marina Valensise intervista in esclusiva (Il Foglio del 23 giugno 2007), lo storico ateo descrive la bellezza e l’emozione di sentirsi cristiano, identificandosi nell’Imperatore Costantino, quando nella lotta ventennale (305-324) per il potere imperiale, in nome della croce di Cristo sconfisse nel 312 Massenzio a ponte Milvio. L’ex militante comunista dichiara, senza mezzi termini, che il cristianesimo è un valore da non sottovalutare, anzi è “fantastico” “…è una forza d’amore capace di cambiare il mondo”.
Difatti è a partire dalla conversione di Costantino che l’orrore della barbarie dei sacrifici rituali furono banditi dalla coscienza collettiva. Ciò “rappresentò uno degli eventi decisivi della storia occidentale e persino mondiale”, spiega Paul Veyne: mentre ieri come oggi, gli islamici perpetuano scie di sangue innocente da apportare a un Dio occulto e "lontano".
Successivamente il sovrano, cresciuto nel politeismo pagano, promulga con Licinio a Milano un “Editto di tolleranza dei culti”, teso essenzialmente a sospendere ogni ostilità da parte dell'Impero nei confronti delle comunità cristiane e pagane (Editto che riprende e sviluppa quello dell’anno precedente di Galerio).

A lungo si è pensato che la conversione di Costantino sia stata dettata da opportunismo politico. Oggi gli storici concordano che fu sincera e personale. Affermare il contrario sarebbe come negare l’evidenza che la religione è un collante identitario di un popolo e di una civiltà. Costantino era convinto (come a loro modo, in una visione ateo-materialista dell’esistenza lo erano Trotzsky e Lenin), che “grazie alla religione dei cristiani egli avrebbe orientato l’umanità verso la salvezza per realizzare un disegno provvidenziale”.
In ogni caso essa segnerà per Roma e l’Impero una svolta epocale dal punto di vista culturale e organizzativo, svalorizzando dal di dentro il paganesimo senza aver bisogno di proibirlo.

Anche il profeta della modernità tecnologica MARSHALL MACLUHAN, appena vent'anni addietro, ripudiando l’etica capitalista protestante, astratta, basata sulle idee e sui concetti più che sulle emozioni sensuali, condizionata dalle proibizioni e dai divieti, esaltava la modernità del cattolicesimo, in cui gli sembrava di ritrovare il paradigma perfetto della sua scoperta più importante: «il mezzo è il messaggio».
E la spiegava così: gli uomini non possono cogliere il "messaggio" se lo separano dalle sue manifestazioni concrete, a cominciare dai dogmi, dai riti, dalla capacità tutta cattolica di amare le cose concrete e le immagini. “La fede è un tipo di percezione, un senso come la vista, l’udito o il tatto ed è tanto reale e concreta quanto i sensi”.

Francesco Pugliarello -

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