giovedì 21 giugno 2007

L'INCONTRO DELLA C.D.L. con NAPOLITANO

Dopo aver elencato il disastro economico e sociale in cui, in appena un anno di governo Prodi e l'occupazione totale dei posti istituzionali e di sottogoverno, i leaders della CDL al Capo dello Stato avrebbero dovuto spiegare chiaramente quello che di seguito Gaetano Saglimbeni ha pubblicato oggi sul suo sito:
www.gaetanosaglimbenitaormina.it

“La realtà è questa, purtroppo. E contro questa realtà, durissima e assolutamente inaccettabile in un Paese civile, dobbiamo tutti combattere. Qui non si tratta, sia chiaro, di mandare a casa un leader arrogante, vendicativo e impopolarissimo come Romano Prodi per metterne un altro al posto suo,come è successo nel 1998: è il sistema di governo della sinistra ed estrema sinistra che non va. L’Italia non può dipendere dai ‘diktat’ di Rifondazione comunista e dei comunisti italiani che si dicono orgogliosi di essere ancora e sempre comunisti. Hanno prodotto tanti guai nel mondo, i comunisti, ed i cittadini di un Paese che ha la fortuna di vivere in democrazia non possono affidare la propria vita ed il futuro dei propri figli a coloro che hanno già fallito clamorosamente nel mondo, sul piano economico prima che su quello ideologico-politico, non essendo riusciti a creare altro che miseria e disperazione, gulag ed eccidi di massa”.

Fatti aberranti, certo, crimini mostruosi contro l'umanità che nessuno al mondo potrà mai dimenticare. Perché dovremmo dimenticarli (o fingere di averli dimenticati), noi italiani. Per le belle facce di Bertinotti e Diliberto, Giordano e Russo Spena, D'Alema, Fassino e Walter Veltroni? Non hanno parlato di questo, Berlusconi e Fini, Bossi e Rotondi, nell'incontro al Quirinale con il post-comunista Giorgio Napoletano che Prodi e compagni hanno voluto al Quirinale (senza i voti della opposizione, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica). Ma sono in molti gli italiani che vorrebbero fare quattro chiacchiere, su questo scottante argomento, con l'ex dirigente del Pci di Togliatti che nel lontano 1956 definì "necessarie per la pace nel mondo" le feroci repressioni dei carri armati sovietici in Ungheria. I comunisti di casa nostra dicono che certi crimini (come quelli nazisti) non si possono dimenticare. E dicono, una volta tanto, cose esattissime. Non vedo però perché dovremmo dimenticare quelli comunisti. Noi non li dimentichiamo.

Francesco Pugliarello

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