venerdì 18 gennaio 2008

L’IMPOSTURA ANTICRISTICA, UN INTRALCIO ALL’AMORE PER IL PROSSIMO

Viviamo in un periodo storico di grande sofferenza e di crisi dovuti al decadimento dell’etica pubblica e della morale privata. In tutto l’Occidente e non solo, dilaga una violenza che mina la civile convivenza e scuote le coscienze creando uno stato di diffuse insofferenze fino a creare reazioni xenofobe. Le chiese e le moschee, nonostante la volontà di edificazione e la fame di spiritualità, sono sempre più vuote di fedeli. Seppellendo le domande più importanti sull’esistenza, credendo di sentirsi adulto, l’uomo pensa di essere in grado di assolversi da se. Per certi scienziati che dell’antagonismo hanno fatto la loro fortuna come Philip Roth in “Everyman” con “Perché non possiamo essere cristiani”, Dio è visto come un ingombro o peggio una fantastica impostura: sono i moderni “taglialingua” come li Chiama Magdi Allam o i senza Dio che, autoproclamandosi i giudici della nostra cultura occidentale non s’accorgono che, disconoscendo la sacralità della vita e quindi fomentando la sua inutilità diffondono odio. Gli ultimi colpi di coda provengono dai 67 docenti de La Sapienza, un gruppuscolo al limite del “satanismo” che ha impedito al teologo accademico Papa Ratzinger di parlare in un’università, peraltro come tutti gli antichi atenei europei, fondata da un Papa agli inizi del XIV secolo.
Parlando di “tenebre”, sia nell’ultima enciclica di Benedetto XVI (Spe salvi), sia nelle encicliche dei suoi predecessori, si ha la netta sensazione che sulla Terra aleggi un fantasma che si presenta sotto le spoglie del benefattore nel tentativo di ricacciare le Chiese nelle catacombe e vederle ridotte al silenzio: quel “silenzio” che nel secolo scorso vide la Russia dei Soviet trucidare centinaia di migliaia di religiosi. Nell’indifferenza collettiva, siamo arrivati finanche alle accuse d’ingerenza sferrate dai fiancheggiatori dell’islamismo radicale. Non molto tempo addietro, in un articolo apparso su un diffusissimo sito web d’ispirazione salafita, l’autore invitava a “denunciare” il cardinale Giacomo Biffi per aver inviato una raccomandazione al Governo intesa ad “adottare maggiori controlli sugli immigrati e a far rispettare il giusto principio della reciprocità”. Tollerare accuse di intrusioni Vaticane nella vita politica del nostro Paese da chi di frammistione tra fede e politica ne ha fatto una bandiera per la propria conquista, peraltro sostenuti da certi settori politici orfani di un socialismo reale, non è più sostenibile. Non reagire alle provocazioni di chi propone dialogo mentre tace sulla sacralità della vita e riduce Cristo a profeta precursore di Maometto, è semplicemente fuorviante.
Qualcuno aveva già previsto tutto questo.
E’ Vladimir Soloviev, uno dei maggiori filosofi dell’epoca che già alla fine dell‘800 preconizzava l’avanzata “anticristica”, ovvero dei trafficanti della parola di Dio a proprio vantaggio. Soloviev accusava le nascenti filosofie relativistiche e il torbido irrazionalismo romantico di voler rovesciare contro il cristianesimo una valanga di accuse, perché, secondo quest’ultimo “la legge dell’amore verso il prossimo avrebbe ostacolato la naturale selezione che è possibile solo senza l’intralcio della morale cristiana che difende i deboli a danno dell’essere superiore che tende ad affermarsi nella pienezza della sua volontà di potenza”. In una famosa parabola, allegata a “I tre dialoghi” (edizioni Marietti, 1996), emerge la figura di un Anticristo tutt’altro che malfattore, ma di un convinto spiritualista che crede nel bene e perfino in Dio, un ammirevole filantropo aperto a tutti, un pacifista, un moralista, un uomo integro, impegnato e solerte che vuole abolire la guerra e condurre l’umanità alla salvezza. Ma per raggiungere questi obiettivi bisognava ridurre la Chiesa al silenzio. Soprattutto, da eccellente dissimulatore, si dimostrerà un grande ecumenista, capace di dialogare "con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza”.
Pochi anni dopo, in piena Belle Epoque in cui nulla faceva presagire il peggio, Robert Benson pubblica un corposo romanzo a sfondo fantascientifico di straordinaria attualità “Lord of the World” (ripresentato nel 1987 da Jaca Book), in cui profeticamente descrive il mondo d’oggi con le sue inquietanti realtà. Parlando agli uomini del suo tempo, Benson prevede eutanasia legalizzata e assistita, attentati a catena con attentatori kamikaze, il crollo dell’impero russo, la crisi delle religioni e, sotto l'avanzare di una nuova mistica universale, preti che lasciano il ministero. Fatti che si susseguono sotto i nostri occhi! Che cosa, infatti, si chiede ai seguaci di Cristo se non la riduzione della propria fede ad una pura morale personale, capace di raggiungere l’universalità e fondare una società più giusta? Entrambi gli autori avevano preconizzato l’apostasia anticristica; non attraverso una cruenta persecuzione ma con lo sviluppo di una nuova ideologia: l’umanitarismo dal volto umano. Nel loro “magistero” la militanza di fede è ridotta a mera filantropia, il messaggio evangelico è identificato nel confronto irenico con tutte le filosofie e con tutte le religioni e la Chiesa di Dio è scambiata per un’organizzazione di promozione sociale. Siamo sicuri che essi non abbiano davvero previsto ciò che effettivamente sta avvenendo, e che non sia proprio questa oggi l’insidia più pericolosa per la "comunità redenta dalla croce e dal sangue di Cristo”? si domanda il Cardinale Giacomo Biffi. E’ un interrogativo inquietante che non dovrebbe essere eluso, perché non proviene da un qualunque militante che diffonde suggestioni per ottenere posizioni di prestigio come nel caso dell’attesa del “madhi” di certe comunità musulmane che, persuase di essere gli eletti, la sfruttano a scopo personale, ma da inconfutabili tesi di lucidi intellettuali che hanno il dono di leggere i segni della storia.
Francesco Pugliarello

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