sabato 20 ottobre 2007

Partito Democratico: L'AVVENTO DEL PENSIERO DEBOLE


La tanto strombazzata nascita del Partito Democratico certifica l'avvento di una nuova filosofia politica, quella del potere fine a se stesso e nel contempo segna l'affermazione del pensiero debole, incarnato dall'ecumenismo veltroniano. All'apparenza queste frasi suonano come slogan, ma nei fatti hanno un loro fondamento. Vediamone le ragioni.
L'operazione che negli anni '70 andò sotto il nome di «compromesso storico» tra i comunisti di Berlinguer e i democristiani di Aldo Moro, oggi riproposta dai Ds di Fassino con l'avallo di Prodi, riproduce né più né meno che una sorta di compromesso tra i due maggiori partiti storici che nell'immediato dopoguerra si spartirono il potere; un compromesso che gli Stati uniti d'America, in piena «guerra fredda» avevano tollerato, ma osteggiarono quando l'allora presidente della Democrazia Cristiana voleva sancirne l'ufficialità. Allora nasceva sotto le insegne della «Solidarietà nazionale» per combattere le brigate rosse, oggi per impedire la riconquista di Palazzo Chigi a Berlusconi e contrastare l'estrema sinistra assurta agli onori di governo del Paese.

Ds e Margherita, fondendosi nel Pd con lo scopo di riformare le istituzioni, tentano di consolidare l'operazione rimasta in sospeso dopo l'assassinio di Aldo Moro. I cosiddetti poteri forti che guidano l'economia, la cultura, le attività produttive, il terziario, rimaste da sempre ben salde nelle mani dei Ds e della Margherita, plaudono a questa operazione che ha il sapore di una manovra di vertice ammantata di democraticità e come tale politicamente non facile da digerire. Anche se è prematuro trarre delle conclusioni, dove ancora tutto dovrà misurarsi nelle "assemblee costituenti", le prime avvisaglie si possono ravvisare nelle pretese dei Ds che, a seguito dei suffragi riscossi in sede di primarie, già reclamano il doppio dei seggi. Conoscendo bene la natura di questi due partiti, smentendo Veltroni quando afferma che il Partito Democratico sarà un partito «senza correnti», il politilogo Baget Bozzo già preconizza che i 2400 delegati verranno nuovamente sottoposti alla prova fedeltà.
Il che non impedirà il riaccendersi delle faide interne, rendendo ulteriormente instabile la governabilità del Paese. Questo l'aveva capito anzitempo Lamberto Dini, tanto che, da vecchio volpone, prevedendo di non essere gradito al nocciolo duro della «struttura», ha pensato bene di tirarsi fuori, fondando un proprio partito.

Molti pensano, che Prodi ne verrà indebolito, dimenticando che costui è un dossettiano di ferro come lo è lo stesso neo-vice segretario Dario Franceschini. Quando quest'ultimo afferma che la natura del nuovo partito è quello di essere «maggioritario», vuole intendere che l'unico partito maggioritario è stato per decenni la Dc che, tradotto dal politichese, significa che i Ds devono fare i conti con la Margherita perché ci mette la faccia per mostrare all'opinione pubblica che il nuovo Pd è il vero partito riformista e per converso la Cdl una coalizione conservatrice.
La riprova sta nei prudenti commenti di Fassino e nelle risposte stizzite di Casini rivolte a Franceschini nella trasmissione di martedì scorso a Ballarò. Dunque Prodi potrebbe anche uscirne rafforzato, ma non sarà facile, perché l'«ecumenico» Veltroni tenterà con ogni mezzo di attirare a sé le simpatie di quei poteri legati ai loro specifici bisogni, che spingeranno verso nuove elezioni.

Tuttavia questa partita politica, in cui nella galassia della sinistra decine di parlamentari sono in sofferenza, potrebbe porre una pesante ipoteca sulla tenuta del nuovo partito e dello stesso Governo, facendo il gioco di Berlusconi.

Chi perde è ancora una volta il Paese reale, principalmente il Sud, dal momento che lo stesso neopresidente del Pd sventola la bandiera della «questione settentrionale». E' un salto nel buio che riporta le lancette della politica indietro di almeno trent'anni, con l'aggravante che il governo Prodi, pur di non perdere la poltrona, dovrà accontentare l'antagonismo sinistro che spinge per un livellamento economico e sociale verso il basso.
Se questa operazione non riuscità, dovranno dar fondo al serbatoio dei voti extracomunitari che stanno cinicamente coccolando. Il resto è la solita pantomima, buona a raggirare le loro «masse».

di Francesco Pugliarello
da RAGIONPOLITICA:IT - 20.10.2007

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