sabato 6 dicembre 2008

DOMENICI AZZOPPATO DA TROPPA AMBIZIONE PERSONALE

Ha anche il coraggio di dire che lo avrebbe fatto per decentrare il campo sportivo del Franchi, poi subito dopo si riprende affermando, in un impeto di onestà, inconsueto nella politica nazionale: “ L’ho fatto per intitolare il nuovo impianto a mio nome”… “La verità è che sono tifoso viola da quando avevo sei anni!”. Per questa ambizione una giunta decapitata: due suoi assessori dimessi perché indagati per corruzione, accusati di aver favorito gli interessi del proprietario dell'area, Ligresti.
Caro Domenici, hai voglia di incatenarsi sperando che i suoi concittadini si moveranno a pietà dopo le fallimentari gestioni amministrative che hanno gettato nello scompiglio la nostra città: potrei dire, bene farebbe a incatenarsi penzoloni dal Ponte Vecchio, ma poiché apprezzo la sua sincerità, preferisco che lo facciano altri al posto suo. Altro che campo sportivo! Ben altri sono i problemi di Firenze che un campo sportivo…!
Sarà pure Domenici una persona moralmente sana in questo marciume politico, ma il fatto che nelle sedute di Giunta e nei consigli plenari poche volte si presentava, preferendo fare il notaio dietro le quinte, questo non è da responsabile di una città difficile come Firenze. Credendo di fare il ‘liberale’ ha lasciato gestire tutto a Cioni ed a Matulli, il primo Sceriffo” tuttofare , il secondo patron della maledetta tramvia della discordia, senza pensare che il responsabile finale era lui e soltanto lui. Spero si ricorderà come trattò da sudditi i cittadini che vinsero il referendum contro la tramvia. Ora impreca e sporge querele a gogò (a l’Espresso, a La Repubblica, alla De Zordo), immagino gridando al tradimento contro la sua stessa giunta rossa multicolore e rifondarola. Ma La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l'inchiesta giudiziaria sullo sviluppo edilizio dell'area di Castello per cui la Procura presume che si sia mosso per favorire Ligresti e Della Valle su terreno di Fondiaria.
Piangere sul latte versato, o meglio ‘rancido’ come rancida ha ridotto Firenze, non serve a niente. Tanto le procure si sono svegliate, caro Sindaco. Attento alla sorte che faranno le rosse Campania, Lazio, Abruzzo e forse anche la Liguria. “Sono schifato della politica, ora lascio” sperando nel soccorso veltroniano ovvero rinunciando alle promesse di una poltrona in Europa come Bassolino (che sicuramente accetterà per non farsi processare), a noi poco interessa. A noi cittadini di buon senso basta che lasci quanto prima la poltrona di Palazzo Vecchio.

domenica 30 novembre 2008

SGARBI: La MAXITRAMVIA DI FIRENZE è di competenza del Governo

Pare che la tramvia abbia risvegliato l’orgoglio cittadino, negli ultimi decenni appannato da una giunta comunale incapace e dilaniata da faide interne. Speriamo non sia un fuoco di paglia.

Lo dimostrano i 1600 fiorentini convenuti stamani sotto una pioggia scrosciante nel Teatro Saschall per partecipare alla tavola rotonda organizzata per dire NO al “treno” nel centro storico da Mario Razzanelli, capogruppo Udc in consiglio comunale. Una straordinaria partecipazione della cittadinanza che non si vedeva da tempo alla quale sono intervenuti in veste di relatori, o di aderenti, tra gli altri, uomini di cultura come Francesco Alberoni, Vittorio Sgarbi, Bertrand du Vignaud (Presidente europeo del Word Monument Found e del Word Monument Watch (l'Osservatorio sui monumenti mondiali che versano in stato di pericolo), Asor Rosa, imprenditori come Carlo Ripa di Meana, Paolo Targetti, Laudomia Pucci, registi come Zeffirelli, soprintendenti alle belle arti come Mina Gregori e Antonio Paolucci, e docenti di urbanistica come Tito Arecchi e Paolo Blasi.

"Il Sindaco deve prendere atto della sconfitta subita con il referendum dello scorso 17 febbraio sulle linee 2 e 3 che ha chiaramente spazzato via ogni dubbio circa il parere dei fiorentini sulla fattibilità di questo progetto", è la prolusione dell’organizzatore che alle prime battute infervora il palazzetto.
Vittorio Sgarbi da par suo ha rincarato la dose considerando che "la percezione che il mondo ha dell'Italia è la conoscenza della civiltà fiorentina, di Dante, Brunelleschi e di una miriade di artisti, scienziati e letterati”. Ha proseguito affermando che “un Sindaco come Domenici non è in grado di rappresentare questa città, come del resto non si può pensare che un solo cittadino intelligente possa tollerare questo orrore". Poi puntando il dito verso il governo di Firenze, Sgarbi dichiara che "vincerà chi avrà la forza di dire che NON si può distruggere la civiltà fiorentina. Il pasticcio della primarie, di Cioni, della magistratura stanno a testimoniare che la Sinistra è in condizioni disperate".

Scrosci di applausi anche sugli interventi dell’anziana ‘pasionaria’ ex sopraintendente alle belle arti, Mina Gregori, per la quale "il ‘treno’ di passaggio in Piazza Duomo arrecherà gravi danni ai mosaici del Battistero e le vibrazioni non potranno essere evitate" e di Lapo Mazzei il quale descrive la storia della viabilità di questa fragile cittadina, citando il tormentone che la litigiosità fiorentina ha deturpato questa antica culla dell’arte rinascimentale fra tram, filobus, autobus elettrici e dichiara che "il tram occupa uno spazio di almeno 11 metri tale da bloccare l'uso di ogni tipo di veicolo pubblico e privato”.

Ma i veri grandi sacrificati di questa operazione saranno i pedoni, perché gli spazi conquistati verranno loro tolti per essere destinati ad un progetto che, "sicuramente, tra qualche anno vedremo fallire". Paolo Blasi ha informato che "l'amministrazione ha ricevuto numerosi progetti che ha rigettato senza mai prendere un seriamente alcuno, come ha fatto con la proposta alternativa della micrometropolitana presentata dall'Università di Firenze alla fine degli anni novanta.

Sgarbi in replica ci ha informato che per una città come Firenze dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, è del Governo centrale Ministero la competenza decisionale. Anche se i tecnici del ministero appena avant’ieri ne hanno decretato la fattibilità, la risposta definitiva deve essere presa dal Governo centrale. Ha quindi proposto un incontro immediato con i Ministri Bondi, Matteoli e Berlusconi perché "venga chiarito in maniera definitiva di mettere fine a questa follia urbana che è la tramvia e che sta minacciando non solo i monumenti ma la stessa identità della città di Firenze".

Francesco Alberoni, dal canto suo, sceso a Firenze per difendere la volontà della maggioranza dei fiorentini, ha descritto l’impatto economico ed ambientale che ha provocato il mostro sferragliante nel centro storico nella sua città, Milano. “È in perenne deficit perché è poco usato dai cittadini, è rumoroso e inutile, fu voluta da una giunta di nostalgici alla fine degli anni settanta: per me è un insulto alla città”. Fuori dai denti quest’opera la definisce “uno schifo".

Nel dibattito, che ha conosciuto anche momenti di particolare passione civile tra i relatori, c'è chi come Bertrand du Vignaud,concludendo ha ribadito che "la nostra generazione a ha il dovere di lasciare intatto il patrimonio culturale di Firenze alle future generazioni e che essendo la tramvia un problema che esorbita da questa città, Razzanelli e Firenze potranno contare anche sul mio appoggio e sull'appoggio dell'Europa".

venerdì 28 novembre 2008

DECAPIATATA IN PARTE LA GIUNTA DI FIRENZE

- Le prime dimissioni a ridosso delle primarie d.s. -

Sotto inchiesta anche il presidente di Fondiaria-Sai Salvatore Ligresti.

E’ di oggi la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche che inchiodano alla loro responsabilità amministrativa e penale vertici della Giunta comunale di Firenze per i lauti incarichi affidati ad amici e parenti e le immediate auto-dimissioni dell’assessore all’urbanistica Gianni Biagi.
Ma il famigerato assessore-sceriffo (nonchè ex parlamentare d.s. Graziano Cioni) nonchè candidato a Sindaco alle elezioni del giugno prossimo, anch’egli direttamente coinvolto nello scandalo, per una insperata promozione ottenuta dal figlio (dipendente di Fondiaria), intende resistere… presumibilmente in attesa di un ‘occhio di riguardo’ dei compagni presenti in Procura.

Come in altre occasioni ho fatto rilevare, non c’è pace per il piccolo e famoso Capoluogo toscano (385mila abitanti): a pochi giorni dal sequestro del faraonico complesso commerciale di Novoli, ora salta fuori l’operazione Castello al quartiere 5 Rifredi - 168 ettari su cui dovrebbero sorgere 700 appartamenti, negozi, uffici pubblici ed anche un nuovo stadio di calcio e un progetto per far fuori gli 80 ettari di parco pubblico previsti a carico del costruttore -.

Secondo gli inquirenti, l’assessore Biagi avrebbe aiutato il gruppo Ligresti perché così facendo “piazzava” due tecnici progettisti chiamati a realizzare i progetti di edificazione degli interventi pubblici e privati sull’area di Castello.
Il valore commerciale dell’operazione è pari a un milione di euro.
Non basta. Stando all’accusa, Graziano Cioni, è accusato anche di violenza privata, avrebbe costretto un imprenditore a licenziare una propria dipendente, incaricata dei rapporti con le pubbliche amministrazioni, “colpevole” di non volerlo appoggiare nella sua corsa a Sindaco. Si parla anche di una minaccia che l’imprenditore avrebbe ricevuto da parte di un altro politico, che risulta però estraneo all’inchiesta.

Questi i metodi adottati in questa martoriata città da faide tutte interne alle sinistre.

(Fonte: Quotidiani cittadini e nazionali)

Gli ulteriori sviluppi alla prossima.

f.p.

sabato 11 ottobre 2008

DOMENICI: UN SINDACO CONTRO LA SUA CITTÀ

Può un sindaco lavorare contro il bene comune e gli interessi generali della propria città? Purtroppo sì.

E’ Leonardo Domenici, nonché presidente dell’ANCI, a confermarcelo, giorno dopo giorno, con atti e parole.

Per cui, non pago di aver condannato Firenze al degrado e all'immobilismo (a causa della sua incapacità amministrativa e delle divisioni presenti nella sua sgangherata maggioranza vetero ulivista) vorrebbe ora emarginarla ulteriormente, ponendola addirittura fuori dal confronto tra governo centrale ed enti locali.

Il governo si era reso disponibile ad aprire un 'tavolo per Firenze', dove affrontare con spirito di collaborazione e condivisione di intenti le questioni più urgenti, e Domenici per tutta risposta si è limitato a fare spallucce, affermando che comunque del tema tramvia (alias MICROFERROVIA in una cittadina medievale!) non si dovrà mai discutere.

Al che al ministro dei beni culturali Sandro Bondi non è rimasto che dichiarare giustamente di non poter sottostare a tali condizioni, e quindi di non poter aprire un tavolo particolare.

Resterà ovviamente l'impegno istituzionale del governo verso Firenze. Per chi non lo sapesse, Domenici è quel sindaco che ha istituito l’assessorato alla partecipazione ed ha sempre rifiutato una legge speciale per Firenze, come per Roma, capace magari di produrre risultati positivi.

Lui, in fondo, la città la preferisce così: avvilita ed abbandonata, sotto il totale dominio del suo partito che tutto controlla e determina. La verità è che Domenici, seguendo la tradizione comunista in cui si è formato, antepone l'interesse del suo partito a quello della comunità che pur a suo tempo lo scelse come primo cittadino.

E l'interesse del suo partito, spaccato e lacerato da una feroce guerra fra bande, è oggi quello di far quadrato al fine di sopravvivere, ricompattando le disperse fila in nome di un becero antiberlusconismo in polemica volgare col governo sulla scia uolter-dipietrina. Un disegno meschino, che passa sopra ogni cosa e che rischia di far terra bruciata attorno ad una città che un tempo fu faro di civiltà.

Ma nel tono e nei comportamenti del "Leonardo furioso" (come lo chiama il senatore Paolo Amato del PDL dal quale ho tratto queste idee), non c'è solo la difesa del proprio “particulare”. C'è qualcosa di più e di irrazionale che attiene evidentemente alle nevrosi o alle paranoie personali.

Come spiegare altrimenti il suo incredibile giudizio sul referendum relativo alle linee 2 e 3 della tramvia, indetto e perso dall'amministrazione comunale? "Si continua a dire che è stato vinto - ha strepitato Domenici - ...stiamo parlando di minoranze che creano confusione e forse sono legate anche a qualche circoletto massonico"!

Ma che centra la massoneria con la tramvia? Domenici fa riferimento ad essa in senso spregiativo per delegittimare comitati e liberi cittadini battutisi contro il demenziale tracciato del progetto tranviario: nel qual caso faccia i nomi o precisi di quali circoli si tratta. O intende alludere al complotto demo-pluto-giudaico in atto nella sua giunta? Anche perché l'unico complotto che riesco a vedere contro di lui è quello nel Partito Democratico, dove, in molti, non vedono l'ora di sbarazzarsi di quello che viene ormai considerato il peggior sindaco che Firenze abbia mai avuto.

Resta il fatto che un sindaco che beffardamente ha istituito l'”assessorato alla partecipazione”, insiste nello schernire la volontà popolare dei fiorentini espressa sulla tramvia attraverso lo strumento partecipativo del referendum consultivo.

lunedì 29 settembre 2008

La felice liberazione degli ostaggi in Egitto

Senza pretese letterarie vorrei cercare di dimostrare quanto possa aver pesato lo zampino di Gheddafi in questa liberazione, ma ragioni di tempo limitato mi concedono soltanto alcune considerazioni.
1- E' vero o non è vero che in un primo momento si disse che gli 11 ostaggi avevano attraversato la frontiera libica? e che pretendevano 20 milioni di dollari per il riscatto?
2- E' vero o non è vero che nel modo arabo sulle coste del sud-mediterraneo foglia non si muove che Gheddafi non voglia?
3- E' vero o non è vero che il potere di ricatto di questo satrapo è talmente smisurato da costringere l'Italia a venirne a patti ingigantendo il suo strapotere su gran parte della popolazione subsahariana?
E allora come mai l'Egitto, paese amico dell'Italia e dell'Occidente europeo, ha permesso alle teste di cuoio Occidentali di catturare sul SACRO SUOLO ISLAMICO quei furfanti? Non è legittimo pensare che dietro tutto questo vi sia una regia gheddafiana?
La controprova potrebbe risiedere nel recente accordo avuto con Berlusconi sul raddoppio delle forniture di gas e di petrolio (ottimo tra l'altro)in cambio di un'autostrada costiera e quant'altro, come il controllo dei clandestini che, guarda caso partono tutti dalle coste libiche! (il tutto a risarcimento di una guerra che si perde nella notte dei tempi).
E allora se così fosse: lunga vita al nostro Presidente proprio oggi che cade il suo 72esimo compleanno.
francesco pugliarello

giovedì 25 settembre 2008

Inutili i soldati in piazza...?

Prego codesta redazione de La Stampa di girare il mio commento alla signora Lietta Tornabuoni. Grazie.

Egregia signora Lietta Tornabuoni,

prima di lanciare “fanfaluche” fuori dalla realtà, di cui lei è maestra, vorrei sapere se lei sia mai vissuta, ancorchè per breve tempo, in quelle zone, del casertano o dell' aversano.
Lei ha il potere di suscitare in me una vis polemica che da tempo mi ero proposto di abbandonare. Tuttavia ancora una volta mi sorprendo a risponderla nella speranza che rinsavisca. Ebbene, perchè nel suo sforzo polemico non si cimenta a fornire un'alternativa, piuttosto che inveire su chi opera per il bene di chi soffre la piaga dell'antica camorra?
Ma che centra l'esercito con attività di investigazioni e di indagini? Lai sa ma finge non sapere, per catture i gonzi, che la funzione di questo corpo- in Italia- è quella di mera deterrenza e di segnalare agli organi competenti personaggi sospetti. Ciò che tuttavia posso darle del buono è l'idea dell'ingente spesa Statale. Essa potrebbe essere evitata - cioè a costo zero - inviando soldati a contratto (quelli assunti per un anno) - che per il 2009 saranno n. 12.000 pagati a 850 euro al mese.
Se ci tiene a far bella figura nell'opinione pubblica, piuttosto perori questa mia proposta e ricordi la brillante operazione "vespri siciliani" del luglio 1992 inviati dal governo dell'epoca a seguito dell'assassinio del giudice Paolo Borsellino, peraltro acclamata dalla gente del posto. Non parli di cose che non conosce!
Per sua buona norma, notizia di oggi, quel contingente di 500 uomini che lei denigra ha consentito una retata di 5 unità del can dei casalesi in quel di Carinaro...!

ECCO L'ARTICOLO CUI FACCIO RIFERIMENTO:

25 settembre 2008
su "la STAMPA DI TORINO” Inutili i soldati in piazza di LIETTA TORNABUONI

Cinquecento soldati inviati nel Sud a combattere la camorra: e cosa faranno? Se non conoscono il territorio né la criminalità organizzata, sarà piuttosto improbabile che possano svolgere con un profitto anche minimo un’attività di investigazione. Ma no, il ministro della Difesa dice che serviranno soprattutto a formare posti stradali di blocco e di controllo. Ora, a proposito dell’esercito usato in funzioni di ordine pubblico, ci sono un paio di cose su cui si può riflettere.
I soldati-poliziotti rappresentano, nel nostro sistema, una criticabile novità. Certo, si ricorda quando vennero impiegati brevemente dopo il rapimento di Aldo Moro: formarono posti di blocco per le strade, stettero a pencolare in piedi per un po’ senza sapere contro chi applicare i propri sospetti (non fermavano le auto con donne incinte o con persone dai capelli bianchi, ritenendoli terroristi impossibili), poi vennero ritirati. Utilità, quasi zero. L’allora ministro dell’Interno Cossiga sosteneva che costituissero un deterrente, che la loro presenza potesse limitare la circolazione di terroristi come lo spaventapasseri intimorisce gli uccelli: e infatti i terroristi stavano dentro un appartamento con Moro interrogandolo, mentre alle commissioni fuori casa erano addetti altri ragazzi dall’aspetto innocente o almeno comune. Nella storia europea o latinoamericana, poi, l’esercito in piazza è sempre stato un segno di minaccia, di situazioni estreme di rivolta o d’invasione: e l’Italia non è in queste situazioni, almeno in queste situazioni non è.
Per istruzione e addestramento, i soldati sono inadatti alle indagini. Per di più, in passato si trattava di soldati di leva, mentre ora sono volontari: e non si possono usare i volontari come domestici, spedendoli qua e là a fare un lavoro diverso dal proprio. Anche se vengono all’occasione pagati più del solito, inviarli sul fronte della spazzatura, della sicurezza o della camorra è una decisione abusiva, che può soltanto suscitare malcontento, mortificazione, protesta. Lo spadroneggiare, in questo settore, del presidente del Consiglio e dei suoi ministri, esprime esclusivamente il desiderio di dare (a spese altrui) l’impressione di star facendo qualcosa, di decidere, di compiere gesti forti e drastici: ma non è così, e la gente non è tanto scema da non saperlo.

mercoledì 9 luglio 2008

Quereliamo Marco Travaglio

Cari amici e cara amica Adriana che hai la pazienza di sopportare le nostre “elucubrazioni” vi lascio tranquilli per due mesi per prendermi anch’io una tregua da questa insopportabile calura. Ma senza esimermi dall'invitarvi a riflettere sul solito Travaglio che a piazza Navona non ha risparmiato strali per nessuno con le solite insinuazioni. Col suo fare da intellettuale impegnato che nessuno vale quanto lui, ha insultato pesantemente la sinistra piddina per cui nessuno di essi oserà, per ovvii motivi, querelarlo.
In piazza Navona questa sera, ha randellato a dritta e manca con un frasario forbito e documentato a senso unico di cui soltanto lui è capace per deliziare l’infantilismo girotondino.
Ma se costoro staranno zitti, irretiti dalla sua prosa, io non vi riesco.
Questa volta mi ribello e invito gli italiani che han votato questo governo a ribellarsi.
In un passaggio ha dato a tutti noi degli incapaci di capire un uomo che da “quindici anni cerca il potere unicamente per coprire le nefandezze perpetrate a danno di noi italiani”.
E “nessuno se ne è accorto”, tanto che un popolo bue ha persistito nel desiderio masochistico di autoflagellarsi.
Sostanzialmente ha dato degli incapaci di intendere e di volere alla maggioranza degli italiani, perché “turlupinati dalle sue televisioni”.
La solita tiritera nel tentativo di coinvolgere in una guerra civile una sinistra imbelle e rissosa. Non so se evitargli interesse o querelarlo, ma questo dovrebbe farlo quel 61% pro Berlusconi.
Certamente non me la sento di denunciarlo ma credo che lo si debba fare per rispetto della dignità di ciascuno di noi. Si vadano a riascoltare i vomiti di costui in un’orgia di dolcissime contumelie da tribuno degli imbelli. Ci vuole un bel coraggio ad ingoiare insulti di tal fatta. Io che non mi sento un incapace mi ribello.
Stessa lunghezza d’onda Flores D’Arcais e Di Pietro che hanno trasudato improperi in un'arlecchinata da saccenza demenziale.

Buone ferie a tutti,
Francesco

martedì 1 luglio 2008

Ennesimo caso di vergogna amministrativa a Firenze

“IL CALDO HA DATO ALLA TESTA AGLI AMMINISTRATORI DEL PD”

“Invece di dare risposte serie e concrete ai cittadini di Firenze in termini di sicurezza e decoro della propria città, l’Assessore Cioni ( il famoso sceriffo dei lavavetri) “assolda” un manipolo di senegalesi con la qualifica di “ausiliari di mediazione sociale”. Una vergogna ed una umiliazione per i tanti giovani della nostra città ancora senza lavoro e per i residenti del centro costretti a convivere con sporcizia, illegalità diffusa e paura continua”.

Angelo Pollina – consigliere regionale di Forza Italia del Popolo della Libertà – giudica incomprensibile e strampalata l’iniziativa “degli angeli neri”, che il Comune di Firenze ha istituito spendendo soldi pubblici a beneficio di non precisati “cittadini senegalesi che da tempo vivono a Firenze”.

“Il PD è allo sbando”, come affermano esponenti del calibro di Erasmo D’Angelis (presidente commissione tramvia della Regione) e Matteo Renzi, (presidente della Provincia) entrambi della Margherita, “non solo all’interno del partito, anche nelle istituzioni i suoi rappresentanti non sanno più cosa inventarsi per essere “originali” e conquistare le pagine delle cronache nazionali”.

Si vede – aggiunge Angelo Pollina, vice-presidente regionale PDL – che il caldo di questi giorni ha colpito anche chi amministra il Comune di Firenze. Non è infatti accettabile che il Comune trovi lavoro a dieci senegalesi, in maniera del tutto arbitraria, allo scopo di mediare e convincere i connazionali recidivi e ormai abituati a delinquere a pentirsi e tornare sulla retta via.

Siamo all’assurdo e alla presa di giro dei cittadini di Firenze che devono fare tesoro di questa, come di altre iniziative del Comune, per orientare meglio il loro voto in vista delle prossime elezioni amministrative del 2009”.



Difatti l’hanno conquistata: son capitati su molti siti web qualificandosi per la loro insipienza e stupidità di molti concittadini indignati… Così come l’hanno indegnamente conquistata i signori del CSM che intendevano arrogarsi il diritto di censurare di incostituzionalità il disegno di legge del Governo, diritto non proprio. Bene il saggio Presidente Napolitano a bacchettare quel covo di toghe rosse.

frazzurro



Vuoi commentare l’argomento ? invia anche una e mail : a.pollina@consiglio.regione.toscana.it

sms :339 2660648

sabato 28 giugno 2008

Avvicendamenti ai vertici della Chiesa verso nuovi equilibri

Giornate di “movimentazione” ai vertici Vaticani in funzione di nuovi equilibri interni. Con l’avvicendamento del cardinale Agostino Vallini a Vicario del Papa per la diocesi di Roma al posto di Camillo Ruini che passa a dirigere il ”Progetto Culturale della Cei”, sua vecchia passione, Benedetto XVI avrebbe inteso mettere a tacere le insistenti critiche di settarismo e di politicismo rivolte al suo pontificato. Un progetto, a detta degli esperti vaticanisti, che Papa Ratzinger accarezzava da tempo. Il cardinale Vallini è originario di Poli, un paesino a pochi chilometri da Roma situato su un altura tra i monti Prenestini il 17 aprile 1940. Suo padre, maresciallo dei Carabinieri, fu deportato nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale. La famiglia Vallini si è quindi trasferita a Napoli, dove il futuro porporato divenuto cardinale nel 2006 nelle mani dello stesso Ratzinger, ha vissuto gli anni dell’adolescenza e del seminario (fino al 1964), e dove è poi tornato prima da professore, poi da Rettore del Seminario Maggiore, quindi da vescovo ausiliare e vicario generale (al fianco del cardinale Michele Giordano). Tra un periodo napoletano e l’altro, Agostino Vallini ha prestato la sua opera a Roma, prima come studente, laureandosi alla Lateranense in “Utroque Iure”, poi come docente di Diritto pubblico ecclesiastico. Dopo undici anni di servizio come ausiliare a Napoli, nel 1999 è stato chiamato a guidare la Chiesa di Albano, dove è stato vescovo per cinque anni, finché nel 2004 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto del Supremo Tribunale Apostolico, incarico che ha ricoperto fino ad ieri.

Il nome di Vallini, assieme a quello di Fisichella circolava da mesi negli ampi corridoi del Vicariato, tra conferme e smentite. Su di lui pare ci sia stata la convergenza sia dell’ex presidente della Cei Camillo Ruini, sia del Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, ma soprattutto la ferma decisione del Papa, che lo ha “convinto” ad accettare questo incarico che il porporato inizialmente intendeva rifiutare. A Rino Fisichella, elevato in pari tempo alla dignità di arcivescovo, è stata riservata la presidenza della prestigiosa “Accademia per la Vita”. Con queste nuove nomine si è chiuso un periodo di tensioni politiche che avevano avuto ripercussioni interne al Vaticano. Il cardinale Agostino Vallini, chiamato a prendere il posto di Ruini, raccoglie un “testimone” importante. Il porporato emiliano infatti, non solo è stato una figura di primo piano della Chiesa e della società italiana degli ultimi vent’anni, ma ha anche retto la diocesi del Papa per ben oltre 17 anni. L’eredità è consistente sotto ogni punto di vista, da quello pastorale a quello economico, dal sociale al politico. Ma più che difficile, il compito del nuovo Vicario è semplicemente impegnativo. Il messaggio che lascia in eredità Ruini al suo successore è sostanzialmente questo: “Guardiamo alla grande sfida, quella contro la tentazione della sfiducia verso la Chiesa che oggi dobbiamo affrontare, rendiamocene conto, non nascondiamoci davanti a lei, cerchiamo di coglierla nella sua forza, spessore, pervasività, capacità di penetrazione, quella capacità e quell’attrattiva che essa esercita specialmente verso le nuove generazioni. Ma guardiamola con occhio disincantato e a sua volta penetrante, con l’occhio della fede, che è necessariamente diverso e anche più penetrante rispetto a uno sguardo soltanto umano”.

La chiamata di Vallini alla terza carica vaticana sembra confermi l’indirizzo complessivo della Chiesa di Ratzinger: una linea già esplicitata nella sua prima enciclica, secondo cui essa “non può e non deve mettersi al posto dello Stato, non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica”. Diversamente dall’impressione che dava Ruini, più volte criticato per le sue incursioni in campo politico, mettono a tacere queste ipotesi infondate sulla dottrina di Benedetto XVI che lo aveva sostenuto riconfermando per un anno quella carica, nonostante i superati i limiti di età previsti dal canone. Pochi avevano compreso che la formula Ruini invece rispondeva al compito di operare nel dopo-concilio una “svolta antropologica”, cercando una mediazione sul terreno dei valori con le culture differenti dalla cattolica, ma anche con opzioni intese a foggiare nuovi modelli di una identità cristiana con i supporti legislativi e concordatari, per fare argine alla società secolarizzata ed alla pressione laicista. In sintonia con Benedetto XVI, Il suo scopo era di fare della religione un elemento sociale diffuso con il quale tutti i soggetti politici sono chiamati a fare i conti e che, proprio per questo, non produce scelte politiche unitarie. La personalità del suo successore, Agostino Vallini, connotato da esperienza pastorale e incarichi giuridici nel governo centrale, ma estraneo a incursioni politiche, rafforza il senso generale di questa misura che investe la terza carica per ordine di importanza nella compagine ecclesiastica e assume quindi rilievo negli equilibri vaticani. Con queste mosse Papa Ratzinger ha inteso avocare definitivamente alla Segreteria di Stato i rapporti intrattenuti dalla Cei con lo Stato e con i partiti, e di invitarla ad impegnarsi esclusivamente delle questioni pertinenti all’ordine spirituale e pastorale.

venerdì 27 giugno 2008

La DIETA MEDITERRANEA diventa patrimonio dell'umanità

- La dieta mediterranea sta per diventare patrimonio culturale e immateriale dell'umanità all'UNESCO: lo rende noto la Coldiretti nel riferire l'iniziativa del Governo spagnolo e del Governo italiano ufficializzata alla Commissione europea.
Ad ottobre verrà ratificata a Bruxelles mentre in questo momento il nostro Senato lo ha votato all'unanimità.

L'iniziativa ha un valore straordinario per l'Italia, con primati raggiunti nelle produzioni di frutta, verdura e pasta e il posto d'onore nella UE per vino e olio di oliva. La dieta mediterranea è infatti basata sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio d'oliva e di pesce ed è unanimemente riconosciuta come dieta sana e nutriente, utile per contrastare l'invecchiamento cellulare e le malattie cardiovascolari.

Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino (rosso) consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani di conquistare il record della longevità con una vita media di 79,2 anni per gli uomini e di 83,8 per le donne, nettamente superiore alla media europea.

Vi è di più: in Europa gli italiani si aggiudicano il primato dei meno grassi, proprio alla dieta mediterranea che ha garantito il miglior rapporto tra peso e altezza, calcolato in base a un indice di massa corporea comunitario, mentre nei paesi anglosassoni compresi gli USA i giovani soffrono per oltre il 50% di obesità dovuto principalmente ad alimenti grassi e importati dall'oriente. Tuttavia l'allarme sovrappeso è alto per le nuove generazioni, nonostante in Italia i casi di obesità riguardano il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni.

Far entrare la dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale e immateriale dell'umanità all'UNESCO rappresenta dunque anche un'opportunità per una sua divulgazione più vasta a vantaggio della salute di tutti i cittadini.

Una opportunità che va accolta difendendo l'identità dei prodotti base della dieta mediterranea. Per questo - sostiene la Coldiretti - occorre rendere obbligatoria l'indicazione dell'origine dei prodotti in etichetta e fermare in Italia il disegno di ottenere ulivi, vite, pomodoro, melanzana, fragola, ciliegio, agrumi e kiwi geneticamente modificati (OGM) che causerebbe danni economici e di immagine irrimediabili al Made in Italy.

E' una notizia che ci rallegra il cuore e ci impone maggiore attenzione alla concorrenza sleale di altri paesi e maggiori controlli alle frontiere anche nell'importazione dei prodotto allimentari. I nostri prodotti alimentari sono una risorsa economica che va tutelata. E' bene che i signori dell'Unione Europea lo tengano presente e non ci impongano veti alle denominazioni di origini controllate.

La DIETA MEDITERRANEA diventa patrimonio dell'umanità

- La dieta mediterranea sta per diventare patrimonio culturale e immateriale dell'umanità all'UNESCO: lo rende noto la Coldiretti nel riferire l'iniziativa del Governo spagnolo e del Governo italiano ufficializzata alla Commissione europea.
Ad ottobre verrà ratificata a Bruxelles mentre in questo momento il nostro Senato lo ha votato all'unanimità.

L'iniziativa ha un valore straordinario per l'Italia, con primati raggiunti nelle produzioni di frutta, verdura e pasta e il posto d'onore nella UE per vino e olio di oliva. La dieta mediterranea è infatti basata sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio d'oliva e di pesce ed è unanimemente riconosciuta come dieta sana e nutriente, utile per contrastare l'invecchiamento cellulare e le malattie cardiovascolari.

Pane, pasta, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino (rosso) consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani di conquistare il record della longevità con una vita media di 79,2 anni per gli uomini e di 83,8 per le donne, nettamente superiore alla media europea.

Vi è di più: in Europa gli italiani si aggiudicano il primato dei meno grassi, proprio alla dieta mediterranea che ha garantito il miglior rapporto tra peso e altezza, calcolato in base a un indice di massa corporea comunitario, mentre nei paesi anglosassoni compresi gli USA i giovani soffrono per oltre il 50% di obesità dovuto principalmente ad alimenti grassi e importati dall'oriente. Tuttavia l'allarme sovrappeso è alto per le nuove generazioni, nonostante in Italia i casi di obesità riguardano il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni.

Far entrare la dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale e immateriale dell'umanità all'UNESCO rappresenta dunque anche un'opportunità per una sua divulgazione più vasta a vantaggio della salute di tutti i cittadini.

Una opportunità che va accolta difendendo l'identità dei prodotti base della dieta mediterranea. Per questo - sostiene la Coldiretti - occorre rendere obbligatoria l'indicazione dell'origine dei prodotti in etichetta e fermare in Italia il disegno di ottenere ulivi, vite, pomodoro, melanzana, fragola, ciliegio, agrumi e kiwi geneticamente modificati (OGM) che causerebbe danni economici e di immagine irrimediabili al Made in Italy.

E' una notizia che ci rallegra il cuore e ci impone maggiore attenzione alla concorrenza sleale di altri paesi e maggiori controlli alle frontiere anche nell'importazione dei prodotto allimentari. I nostri prodotti alimentari sono una risorsa economica che va tutelata. E' bene che i signori dell'Unione Europea lo tengano presente e non ci impongano veti alle denominazioni di origini controllate.

martedì 24 giugno 2008

La finanza islamica sta invadendo l'Occidente?!

ECONOMIA

Interessi zero...ma non e' una pubblicita'

(Un nuovo paradigma di finanza si sta diffondendo a livello mondiale)

- La finanza Islamica nasce come un’industria di nicchia verso la fine degli anni ’70in alcuni paesi Arabi. Sin da subito si differenzia dalla finanza convenzionale per la sua manifesta conformità ai principi della legge Islamica, la Sharia. La sua crescita da allora è stata ininterrotta, sia per quanto riguarda il numero dei paesi nei quali opera che per le aree della finanza nei quali si è avventurata.

Oggi l’industria finanziaria Islamica è valutata intorno a 800 bilioni di $ in termini di ricchezza investita e sta crescendo con un tasso annuale tra il 10 e il 15 per cento. Solo nel 2000 la stessa era valutata “soltanto” $150 bilioni.

La finanza Islamica mira a replicare i mercati finanziari convenzionali senza però contravvenire ai principi della Sharia. Secondo la legge Islamica, infatti, l’usura (ovvero il pagare o ricevere interessi per un prestito in denaro) è proibita, così come lo sono gli investimenti in quelle industrie i cui prodotti sono considerati contrari ai principi dell’Islam come il tabacco, l’alcol, la pornografia e il gioco d’azzardo.

Le principali banche che oggi sono in grado di offrire simili prodotti sono basate nel Medio Oriente e in Malaysia. Londra tuttavia sta emergendo come nuovo centro per la finanza Islamica in occidente. Molte banche occidentali hanno cominciato a sviluppare le cosiddette “Islamic windows”, una serie di prodotti finanziari appositamente creati per gli investitori Mussulmani. Addirittura si rumoreggia che lo stesso governo inglese stia pensando per il futuro di far ricorso alla finanza islamica per emettere bond conformi ai principi della Sharia.

Anche se solo una frazione del mondo islamico usa questo tipo di finanza molti vedono un grande potenziale in termini di crescita futura e stanno investendo sempre di più in questo settore.

In un’intervista al Financial Times l’economista Neill D. Miller elenca i motivi grazie ai quali secondo lui questo settore continuerà a crescere nei prossimi anni. Anzitutto vi è la crescita del prezzo del petrolio che ha aumentato i fondi a disposizione degli investitori islamici. Questo fatto ha aumentato a dismisura il peso nell’economia mondiale di alcuni fondi sovrani Islamici, la cui potenza di fuoco - in termini di denaro a disposizione - ha raggiunto livelli assolutamente sbalorditivi Dal punto di vista degli investitori occidentali inoltre la resilienza dimostrata dalle istituzioni finanziarie arabe alla crisi del credito americana potrebbe essere un buon motivo per decidere comprare prodotti finanziari Islamici. In ultimo, ma certamente non meno importante, Miller vede nei paesi Islamici un desiderio sociale e politico di creare un sistema finanziario in grado di sostituirsi al sistema occidentale.
Questo ultimo elemento è quello che potrebbe contare maggiormente nel futuro. Il Kuwait è il quinto paese al mondo per esportazioni di petrolio. Recentemente un gruppo di investitori del Kuwait ha acquisito la Aston Martin (lo storico marchio dei poderosi veicoli di James Bond). L’intera operazione è stata svolta facendo ricorso ai metodi della finanza Islamica. Questo è ovviamente soltanto un esempio di quanto sta succedendo.

Più di mille anni fa gli Arabi tramite le loro conquiste avevano rivoluzionato le scienze e la cultura europea: che sia arrivato il momento per loro di rivoluzionare anche l’economia?

Niccolò Ragnoli


http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=14444&titolo=La%20finanza%20Islamica%20il%20bond%20cambia%20religione>

mercoledì 18 giugno 2008

BRUTTO SEGNALE LE MINACCE DI MORTE A BERLUSCONI

di Francesco Pugliarello da LISISTRATA.COM

ISLAMISTI ITALIANI?

Le perplessità del professor Luca Ricolfi espresse nell’editoriale su La Stampa del 17 ultimo scorso nei confronti dell’esecutivo, quando critica il premier Berlusconi di non essere in grado di coniugare sicurezza con legalità, potrebbero avere un loro fondamento.

Se le stesse perplessità le avesse rilevate sul versante della strisciante deriva xenofoba che serpeggia nelle pieghe della società italiana, senza puntare lo sguardo unicamente sui mai risolti conflitti di interessi del capo del Governo, forse Ricolfi avrebbe avuto ragione come l’ha avuta quando nel suo “Perché siamo antipatici?”, affondando il dito nella piaga italiana che è da sempre la sinistra nostrana.

Sarebbe irrilevante ripetere all’editorialista che sollevare un conflitto di interessi di Berlusconi rimane l’unico oggetto di ricatto in mano ad una opposizione che dopo il disastro elettorale, trova in esso l’unica sua ragione di esistere. Inoltre, se l’italiano sceglie liberamente di essere governato da un premier pluriindagato e altrettante volte prosciolto, anche da norme sbagliate come la prescrizione (breve) qualche ragione dovrà pur esserci.

Evidentemente chi ha votato Berlusconi non tollera un accanimento verso chi si “sacrifica” per ammodernare il nostro Paese, quando ne avrebbe ben donde di godersi il prodotto del suo lavoro. Sicuramente all’italiano medio sta più a cuore la sua sicurezza, il suo benessere, la tutela di sé e dei propri figli piuttosto che una norma ad usum delfini.

Brutti segnali quando si delegittimano le istituzioni. Questione molto delicata più di quanto si pensi perché riguarda la sicurezza nazionale ed il controllo delle frontiere che per l’appunto il Parlamento europeo con l’astensione delle sinistre oggi stesso ha approvato. Si potrebbe soggiungere al professore che il messaggio lanciato dalla magistratura milanese è l’ennesimo atto intimidatorio rivolto ad un premier in carica il cui lavoro viene riconosciuto da tutti i settori della pubblica opinione d’ogni colore politico.

Altro che buonismo e tela sfilacciata: la retromarcia di Veltroni sul dialogo per le riforme coincide con il serrate le fila con la sinistra arcobaleno, temporaneamente interrotta dallo stesso segretario del PD nell’immediato dopo elezioni ed ora sventola come uno spauracchio sotto il muso di Berlusconi. Un gioco poco prudente quello della “nuova sinistra” che ha sortito le ansie destabilizzatrici provenienti da settori estremisti islamici, mai come questa volta espliciti, direttamente al cuore delle istituzioni con le minacce di morte a Silvio Berlusconi e al vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Cristiano Allam. Minacce che i precedenti governi avevano supinamente introiettato da proiettare il nostro Paese nel ventre molle dell’Europa mediterranea.

C’è una novità rispetto al passato che rende più sinistro il messaggio. Negli anni precedenti le minacce a Berlusconi a Palazzo Chigi venivano postate in lingua araba, ora invece le invettive sono in italiano: segno che la presenza degli internauti islamici di seconda generazione è in continua ascesa tanto da arrivare a scrivere direttamente in italiano. Chi ha postato le minacce ha usato un alias arabo dal chiaro significato: “Emigrante di Allah che ha dato l’addio alla sua gente”. Nel messaggio l’autore scrive: “ Berlusconi e Magdi Allam sono due morti che camminano… proprio come si autodefiniva Giovani Falcone”.

Messaggio in codice ? Forse. Per qualcuno una provocazione. Fatto sta che esso può risvegliare cellule in sonno. Gli esperti dicono che proprio queste ultime parole fanno pensare al linguaggio usato nei comunicati delle varie cellule arabe di Al Qaeda, le stesse che circolano in Gran Bretagna ed in Francia. Se sia opera delle farneticazioni di un singolo, ancora non ci è dato sapere.

Un intruglio sicuramente molto presente nella compagine governativa quando dispone al potere giudiziario una moratoria per i reati minori a favore di quelli riguardanti la sicurezza nazionale, così come molte Procure, tale quella di Torino, da tempo auspicavano.

Ma Berlusconi da vero italiano quando è alle strette sfodera il meglio delle sue armi. Tira dritto noncurante della rivolta dei magistrati di Milano assecondati da Csm e Anm, ben sapendo che quel potere è un potere di funzionari soggetti alla legge espressa da un Parlamento eletto dal popolo.
Di Pietro li sobilla paragonando Berlusconi addirittura al boss mafioso Provenzano. Veltroni è risucchiato da questo meccanismo perverso ed è costretto ad andargli dietro. Per il momento non si sa quanto durerà e se durerà questa “guerra” istituzionale, quel che è certo che i cittadini con le ultime elezioni amministrative siciliane hanno sentenziato la rovinosa sconfitta di un certo modo di fare politica.

sabato 14 giugno 2008

Il popolo irlandese dice un orgoglioso NO

Il risultato referendario dell'Irlanda è sintomatico dell'insofferenza diffusa nel Vewcchio Continente nei confronti dei burocrati presenti a Bruxelles.

A prescindere che l'Irlanda può permettersi anche un'autonomia, con un mercato economico finanziario florido, sono convinto che la contrarietà all'Unione col resto d'Europa discende dai lacci che impongono gli affaristi burocrati di Bruxelles. Ma principalmente dal rifiuto del disegno euroarabo partorito negli anni '70 patrocinato dall'asse franco-tetesco.

Mentre le nostre èlites si baloccano in chiacchiere salottiere, i poteri economici e finanziari del nostro Paese, collusi con Bruxelles, si fregano le mani nella prospettiva di vivacchiare alle spalle dei soliti "narcotizzati", incapaci di indignazione, il popolo irlandese, come quello francese, dimostra di avere ancora un sussulto di orgoglio.

Quest'ultima battuta d'arresto testimonia di una pesante crisi d'identità diffusa in tutt'Europa. E' bene che le elite prendano atto della contestazione e mettano mano ad una profonda revisione dei trattati puntando su un Eropa politica e dei Popoli.
Speriasmo che questo desiderio verrà soddisfatto alle prossime elezioni del 2009!

F.P.

venerdì 13 giugno 2008

Intercettazioni telefoniche: Decreto lgs intelligente ed equilibrato

Il Consiglio dei ministri oggi ha approvato un disegno di legge in materia di intercettazioni telefoniche.
Il provvedimento ha due punti di forza: arginare la diffusione incontrollata dei contenuti delle intercettazioni e ridimensionare gli oneri derivanti dalle operazioni di intercettazione.
Le intercettazioni restano ma solo per le ipotesi di reato maggiori (l’omicidio, la mafia, la criminalità organizzata, il terrorismo ed i fatti di particolare pericolosità sociale), per quelli che prevedono pene di almeno dieci anni di carcere e per la corruzione e le molestie reiterate contro le donne e i minori.
Questo disegno di legge non abolisce i reati, ma capovolge la prassi seguita finora: partire dallo spionaggio telefonico, magari a pioggia o a casaccio, per arrivare al reato. D’ora in poi si dovrà partire da un’ipotesi, motivata, di reato, e applicare ad esso lo strumento dell’intercettazione. Non si potrà più tirare in ballo chi no n c’entra nulla e ha la sola colpa di essere un amico, un’amica, la moglie e l’amante di un sospetto.

Nessun reato viene cancellato, nessuna indagine viene bloccata. Si dovrà però indagare come in ogni altro paese civile: trovando prove, riscontri, confessioni e moventi. Insomma andando sul campo.
In questi giorni si è detto che senza intercettazioni non si sarebbe scoperto lo scandalo della clinica Santa Rita di Milano. A parte il fatto che il quel caso i magistrati hanno trovato molti altri riscontri documentali, a cominciare dalle confessioni degli indagati: com’è possibile utilizzare strumentalmente un argomento del genere visto che le pene previste per i reati di cui sono accusati medici e funzionari sono ben superiori ai dieci anni?
Ne uscirà una legge equilibrata che garantirà più civiltà giuridica per gli italiani, che eviterà la famigerata gogna mediatica di questi anni, che costringerà gli stessi magistrati a compiere un salto di qualità nelle loro indagini, du nque investigando più efficacemente. Non va dimenticato che nonostante il record mondiale di intercettazioni, l’Italia è il paese nel quale nove crimini du dieci restano impuniti e tutti i grandi delitti sono rimasti irrisolti.

«Questo provvedimento - ha affermato in conferenza stampa il ministro della Giustizia, Angelino Alfano - risponde esattamente al dettato della Costituzione sulla tutela della riservatezza ed è inoltre coerente con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il sistema delle intercettazioni era degenerato - ha spiegato Alfano - perché la privacy delle persone è stata violata troppe volte. Il testo approvato è molto equilibrato e coniuga il diritto del cittadino a vedere assicurata la privacy e l'esigenza dell'ordinamento statuale che deve contrastare i crimini».

Antonio Palmieri

martedì 10 giugno 2008

SULL’IMMIGRAZIONE IL GOVERNO E’ SULLA STRADA GIUSTA

Francesco Pugliarello da L’Occidentale.it

9 Giugno 2008



Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Il conto della dimensione e dell’urgenza dei problemi che stanno per mettere in ginocchio l’intera economia del mondo occidentale si intrecciano con il vertiginoso aumento del prezzo del greggio e la massiccia immigrazione e ancora una volta, come il dopo 11 settembre 2001, la soluzione è affidata alla lungimiranza ed alla saggezza del governo Berlusconi.

E’ pur vero che buona parte del sovrapprezzo del greggio dipende dai Paesi energivori come la Cina e l’India ed anche dalla prospettiva dell’esaurimento dell’energia estrattiva, tuttavia ci sfugge che la radice di questo bubbone affonda nelle politiche miopi e lassiste del trentennio trascorso. Con la stretta imposta all’immigrazione illegale fino a renderla reato, il Governo certamente non avrà dimenticato che siamo caduti in un tranello, studiato a tavolino, dal cartello dei Paesi produttori di petrolio, che prende le mosse al tempo della costituzione dello Stato di Israele e si radica nella grande crisi energetica dell’inverno 1973. E’ come se l’Occidente, incapace di perseguire degli interessi comuni, avesse abdicato al potere del cuore e della ragione con la controversa “questione islamica”.

Il retroscena del ricatto subito da parte dei paesi produttori di petrolio, ce lo ricorda Bat Ye’or (Giselle Littman), nel suo “Eurabia” - come l’Europa è diventata anticristiana, antioccidentale, antiamericana, antisemita - testo che ha ispirato la nostra Oriana Fallaci. Questa signora egiziana, di nazionalità inglese, ha utilizzato il termine Eurabia da un preciso progetto politico promosso dalla omonima rivista fondata a Parigi nel 1975 a seguito della guerra del Kippur. L’ideatore del “Piano Eurabia” è Lucien Bitterlin, noto militante “pro-arabe”, presidente dell’Associazione per la solidarietà franco-araba, esecutore e finanziatore del Comitato Europeo di Coordinamento delle Associazioni per l’amicizia con il Mondo Arabo, un’organizzazione forse ancora attiva presso l’attuale Unione Europea.

Mentre infuriava l’aggressione araba impegnata ad estendere il nazionalsocialismo nasseriano sulla neo-democrazia israeliana, i rappresentanti dell’OPEC riuniti a Kuwait City, per punire l’Occidente per la sua politica filo-israeliana, che moralmente stava sostenendo lo Stato ebraico, decidono di utilizzare il petrolio come arma di pressione. Imposero l’embargo riducendo le forniture al lumicino quadruplicandone il prezzo fino a provocare una crisi energetica senza precedenti. In tal modo accelerarono il progetto integrazionista parigino: un ricatto inaudito in cui, per la prima volta, un paese vincitore soccombe alla coercizione dei vinti. Ad un mese da quell’intollerabile gesto, Georges Pompidou e Willy Brandt ritennero che fosse necessario ed utile promuovere una solida amicizia con quei Paesi, proponendo “petrolio in cambio di braccia da lavoro” (leggi immigrazione musulmana): una
ghiotta occasione per estendere il califfato sul territorio europeo. A quest’incontro ne seguirono altri con i rappresentanti della Lega Araba a Copenhagen, a Bonn, a Parigi, a Damasco, a Rabat: tutte manovre tese a sancire la “svendita” dell’Europa al Cartello musulmano ed ampiamente documentate nella rivista Eurabia.

Secondo la Bat Ye’or: “Il fine era quello di creare una identità culturale mediterranea pan-euroaraba che permettesse la libera circolazione di persone e merci e determinasse in modo pesante le politiche migratorie nella Comunità Europea”. Sennonché il risultato della politica dell’UE degli ultimi decenni, il cui progetto originario era “l’idea di garantire la pace in Europa, è stato invece rimpiazzato dall’altro progetto di ispirazione francese di unire l’Europa ed il mondo arabo in un unico blocco economico, politico, culturale e strategico contro Israele e gli USA” [atti del convegno 14 giugno 2007 presso la Biblioteca del Senato della Repubblica promosso da Marcello Pera]. Non a caso il cartello dei Paesi del Golfo stanno ammassando nei nostri forzieri bancari buona parte degli ingenti profitti petroliferi per poi apprestarsi ad acquistare pezzi di banche e di industrie al miglior prezzo, dopo aver strozzato la nostra economia.

Le sanatorie, l’aumento delle quote d’ingresso, offrendo persino alloggi e asili nido gratis, buoni bebè e altri privilegi e agevolazioni riservati a stranieri che non vogliono integrarsi, discendono da questi trattati che l’Italia del compromesso cattocomunista supinamente ha adottato. L’ultimo atto intimidatorio ci è stato rivolto da Saif El Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi, quando al momento della formazione del nuovo governo, ha tentato di impedire con minacce diplomatiche la nomina a ministro di Roberto Calderoni. Ma Berlusconi, senza farsi intimidire peraltro anche dalla Lega araba, ha tirato dritto per la sua strada. Con questa mossa finisce l’epoca della sovranità limitata del nostro Paese; finisce la tolleranza all’ingresso alle frontiere di sconosciuti e di questo passo, ci auguriamo, finirà anche la costruzione incontrollata di moschee che nel tempo si sono rivelate covi di fazioni politiche che si contendono il nostro suolo e il più delle volte diretti da sedicenti capi spirituali privi di controllo e da oscuri personaggi provenienti dalle madrasse del Pakistan e dello Yemen finanziate con i petrodollari dei regimi sauditi, ma che nulla hanno a che vedere con la cultura e la civiltà del mondo arabo le cui tracce sono ancora presenti in molte regioni europee.

Bene infine ha fatto Berlusconi a rispondere alle critiche del Vaticano e dell’ONU convertendo il decreto sul reato di immigrazione clandestina in disegno di legge affidandolo al dibattito dei rappresentanti della sovranità popolare. E’ un monito che Bruxelles dovrebbe riconsiderare con grande attenzione.



from: http://www.loccidentale.it/articolo/sull%27immigrazione+il+governo+%C3%A8+sulla+strada+giusta.0052539

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sabato 7 giugno 2008

LA FINE DI UN PERSONAGGIO POTENTE, BORIOSO E PUERILE

PRODI: DALLA CEI EBBI UNA OPPOSIZIONE POLITICA

(AGI) - Roma, 7 giu - “Dissi di essere un “cattolico adulto“.
La frase non mi e’ mai stata perdonata. Con la presidenza della Conferenza episcopale, ho avuto l’impressione di scontrarmi con una opposizione politica”.
Lo afferma l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi in una intervista a ‘Repubblica’.
Prodi aggiunge: “Mai sono stato intervistato dall’Avvenire, il giornale di ispirazione cattolica, mentre La Croix mi ha dedicato due pagine nel maggio 2007″.
Poi Prodi afferma di avere nei confronti della Chiesa un atteggiamento di “coerenza e discrezione”. Provai amarezza soprattutto per le critiche delle gerarchie cattoliche quando adottai un provvedimento a favore degli esclusi. Telefonai anche per dir loro che prima comunque non c’era niente. Non mi hanno risposto”.

Fa un certo effetto vedere pubblicate su “La Repubblica” frasi così compromettenti per un personaggio che fino ad ieri era coccolato da questa testata giornalistica.
Possibile che fino ad ieri siamo stati governati, da una stampa cinica e da un tal personaggio? Ci sarà pure una ragione che la CEI non lo abbia considerato!

Chiedo alla redazione di LISISTRATA.COM, che di solito è molto parsimoniosa nel conferire premi di valore, se sia il caso di consolare il re degli “arlecchini multicolore” con un dono prezioso come la famosa “TAZZA D’ORO”.

venerdì 30 maggio 2008

I misteri su THOR, perché il Governo non lo prende in considerazione?

da L'Occidentale.it
Venerdì 30 Maggio 2008
PrimaPagina
Emergenza rifiuti

di Francesco Pugliarello

Da una serie di recentissimi contatti avuti dal sottoscritto con il dottor Paolo Plescia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), inventore di un impianto di riciclaggio indifferenziato dell’immondizia le cui caratteristiche tecniche ho illustrato in un precedente articolo, [http://www.loccidentale.it/articolo/per+affrontare+lo+smaltimento+dei+rifiuti+c%27%C3%A8++%22thor%22%2C+ma+pochi+lo+sanno] lo scienziato ci rivela che il suo “dispositivo” verrà immesso sul mercato entro l’anno. Sicuramente la notizia non piace ai magnati degli inceneritori. A ben vedere l’interesse mostrato dai media per l’innovativo sistema di riciclaggio dei rifiuti, dopo il boom iniziale dei primi mesi di quest’anno, si è andato via via sgonfiando: si son ben guardati dal proseguire la sua diffusione, forse perché in fase di sperimentazione o magari proprio per la sua semplicità ed il basso costo/ricavo.

THOR è l’acronimo di “Total House Waste Recycling” o riciclaggio completo dei rifiuti domestici, un vero e proprio divoratore di rifiuti urbani. Trattasi di una tecnologia radicalmente innovativa, ideata e sviluppata interamente in Italia dall’equipe del Plescia che fa capo al CNR-ISMN (Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati), realizzata in collaborazione con la Società privata ASSING di Roma. Ogni giorno che passa la soluzione dell’emergenza rifiuti in Campania si fa sempre più complessa e di difficile soluzione e di THOR non se ne parla nemmeno in ipotesi. Bisogna correre ai ripari, tamponare le centinaia di falle lasciate aperte dai precedenti commissari (4 in 12 mesi), prima che il “generale” caldo acceleri l’imputridimento delle migliaia di tonnellate di spazzatura disseminate nelle strade di Napoli e provincia, afferma Bertolaso; bisogna far fronte alla criminalità che, vedendo in prospettiva esaurirsi una lauta fonte di guadagno, per ritorsione appicca i roghi al nuovo corso politico (solo nella giornata di avantieri sono stati oltre cento gli interventi dei vigili del fuoco) con le conseguenti esalazioni di fumi venefici, rendendo ancor più irrespirabile l’aria campana e di THOR nemmeno l’ombra.

A queste calamità si è aggiunta una nuova tegola sul Governo, sollevata ieri in Commissione ambiente alla Camera dal presidente dell’Arpac, Luciano Capotondi. Rileggendo il decreto rifiuti del 24 maggio, con malcelata ingenuità, osservava una grave lacuna laddove all’articolo nove, comma due, in assenza di un ciclo integrato per la ripartizione e il recupero dei rifiuti, non figurava nulla che nelle dieci discariche previste possa essere impedito di finirci dentro, compresi i rifiuti pericolosi come quelli bruciati in strada e le ceneri dei futuri inceneritori. La normativa tecnica dell'UE alla quale Bertolaso si è riferita in tal caso è sibillina: essa prevede prioritariamente la messa in sicurezza delle discariche che serve a contrastare lo sversamento del percolato in falda. E’ quanto Bertolaso sta facendo. L’urgenza, non consente deroghe, è un’occasione per tamponare l’emergenza. D’altro canto il sottosegretario all’emergenza ha annunciato che nei prossimi giorni si recherà a Strasburgo presso la Commissione ambiente per illustrare la situazione (prima che sopravvenga un’altra infrazione). Si sta procedendo al carotaggio e alla bonifica di alcune di esse per adeguarle alla predetta normativa. Purtroppo questo ritarderà di almeno due settimane l’utilizzazione di quella del territorio napoletano (Chiaiano) delle dieci discariche previste, e nel frattempo potrebbe inasprire gli animi. Ma tant’è. Insomma non si comprende perché in uno stato di disastro ambientale come quello che incombere sulla Campania non si sia proceduto ad adottare, almeno in via temporanea, questo dispositivo del CNR. Sarà pure un palliativo, ma rappresenterebbe un segnale di grande attenzione dello Stato in quella martoriata regione.

Preoccupato dalla situazione ambientale in Campania che presenta mille sfaccettature, Silvio Berlusconi oggi torna a Napoli e lo fa subito dopo il Consiglio dei Ministri, il secondo del suo governo. Quello che maggiormente sorprende è la sua mancanza di coraggio. Mentre da un lato mostra, giustamente, i muscoli con presidii militari, dall’altro non prende in considerazione, ancorché in via preliminare, l’adozione di un impianto innovativo, tanto celebrato dallo stesso CNR. Secondo i calcoli degli esperti, poiché Napoli e provincia producono 7mila tonnellate al giorno di immondizia e un THOR ne “macina” 8 all’ora, basterebbero 36 THOR e una spesa di 72 milioni di euro per dire addio alla produzione di “mondezza” giornaliera. Mentre con 100 “macinatori” THOR in un solo anno potrebbero sparire 7 milioni di tonnellate di “ecoballe” accumulate nei decenni. Con una spesa di costruzione 33 volte inferiore, è anche in grado di ricavare cinque volte l’energia per chilo rispetto a un inceneritore tale da alimentare numerosissimi riscaldamenti centralizzati evitando siti di stoccaggio, raccolte differenziate, discariche e quant’altro. A questo proposito, interpellato dal sottoscritto se avesse ricevuto qualche proposta dal Governo, Paolo Plescia sorprendentemente mi risponde: “Non ritengo di voler avere a che fare con la politica, di qualunque colore essa sia, sopratutto in Campania, ove già esiste un "piano rifiuti" che prevede la sola termovalorizzazione e la messa a dimora”. Dichiara inoltre (essendo giustamente titolare esclusivo del diritto derivante dalla sua invenzione, secondo la norma del dls del 10 febbraio 2005 n.3) di aver “già affidato l’utilizzo della sua “creatura” in mano privata perché vengano realizzati impianti per rifiuti speciali, da affidare sempre a società private”.

Stante le sibilline risposte dello scienziato, non ci è dato sapere se sia stato ceduto a qualche ditta straniera, in tal caso sarebbe segno di cinismo. Nel mese di febbraio (14.febbraio 2008) un comunicato stampa a firma dell’a.d. di ASSING S.p.A., Renato de Silva, concludeva la presentazione di questo impianto con la seguente frase: “Ci auguriamo ovviamente che per quella data l’emergenza rifiuti in Campania sia stata completamente risolta, ma ASSING SPA si rende ovviamente disponibile a portare il proprio know how quale possibile contributo alla soluzione della problematica emersa”.

Siamo curiosi di conoscere cosa è successo da allora ad oggi. Perché Plescia e De Silva si sono defilati impedendo di rendere pubblica la loro “creatura”?
Che sia un fallimento o che dietro le quinte si nasconda qualcos’altro di inopinabile? A meno che il loro mercato di riferimento siano i rifiuti speciali perché le quantità da trattare sono minori e le tariffe di smaltimento sono maggiori di quelli urbani, quindi si riesce a rientrare dell'investimento in meno tempo, con minori quantità di rifiuti! Se così fosse, ce lo dicano pubblicamente; non reino illusioni nella gente! Eppure ai primi di febbraio (ho la conferma) che Plescia si è recato nell’isola chiamato dal Comitato Cittadino di Ischia per la Promozione di Politiche Alternative per la Gestione dei Rifiuti per presentare alla cittadinanza e alla municipalità la sua invenzione!

In attesa di conoscere la ragione di questo singolare black-out, non possiamo che augurarci che THOR, frutto dell’indiscusso genio italiano, sia quanto prima preso in considerazione dai grandi media e dagli organi competenti, almeno per verificare le sue tanto decantate prestazioni, nella speranza ch’esso sia in grado di risolvere il problema dei RSU del nostro Paese e riscattarlo dalla vergogna che hanno insozzato la sua immagine nel mondo. E’ un rischio che come Napoli, secondo l’Eurispes, molte città italiane non possono correre, vista la prossima saturazione delle discariche e delle enormi speculazioni sui rifiuti che, come una mucca da mungere, alimentano corruzione e clientelismo della peggior risma dovunque il problema si presenta.

[http://www.loccidentale.it/autore/francesco+pugliarello/i+misteri+su+thor%2C+perch%C3%A9+il+governo+non+lo+prende+in+considerazione%3F.0052069]

mercoledì 21 maggio 2008

AL MOMENTO è MARONI IL MATTATORE DEL GOVERNO BERLUSCONI

Non mi attardo a ripetere ciò che tutti domani leggeremo sui giornali, ma vorrei sprimere l’impressione avuta dalla diretta della conferenza stampa di Napoli. Quel che voglio rappresentare è che il vero vincitore della partita è il ministro dell’Interno Maroni che è riuscito ad imporre al governo le posizioni della Lega.

È’ passata infatti (nel disegno di legge, non nel decreto) l’istituzione del reato di immigrazione clandestina. Intanto si è capito che Maroni non scherza e non farà certo il passacarte, come dimostra che:
1°- ha impedito i matrimoni di comodo;
2°- ha reso reato chi affitta appartamenti a immigrati irregolari;
3°- ha fatto passare, con maggiori inasprimenti, tutte le direttive varate dall’UE
sugli immigrati, comprese l’espulsione immediata dei clandestini, le loro impronte digitali e l’inserimento di queste nella banca dati europea,
il DNA per i ricongiungimenti dei figli (che in Francia la sinistra aveva impedito tre mesi addietro), ciò che le sinistre italiane ruffiane e supine dei satrapi stranieri avevano impedito di varare;
4°- che è intenzionato a far passare il federalismo fiscale;
5°- che è scomparsa dal decreto la modifica del codice di procedura penale in odore di provvedimento a favore di Berlusconi, che avrebbe permesso di sospendere i dibattimenti per reati commessi prima del dicembre 2001 dando la possibilità agli imputati di chiedere il patteggiamento. Con la sua aria di alunno disciplinato ma risoluto, Maroni sarà uno degliuomini di punta di questo governo.
L’avvocato Maroni non è il volpone democristiano Pisanu, ma il sornione e beffardo uomo da cabaret che questa volta si è messo di buzzo buono. Teniamolo d’occhio.
Ora attendiamo l'esploit degli altri ministri, come quello della cultura nazionale Bondi.

francesco.pugliarello


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IL MANIFESTO DELL’ODDII PER GLI IMMIGRATI IN ITALIA

Faccio mio il seguente manifesto dell’O.D.D.I.I. del quale sono il rappresentante per la Toscana.

Esso sta per essere presentato ai nostri amici presenti nel Governo Berlusconi perchè lo realizzino al meglio.

Questo manifesto, già pubblicato sui documenti ufficiale dell’ODDII:

http://www.oddii.eu/manifestioddii/benvenutiinItalia.html

è stato scritto da Flavio Berlanda e Adriana Bolchini, seguendo l’esempio del primo ministro australiano PETER COSTELLO e dato che lo abbiamo trovato condivisibile in molte sue parti, abbiamo deciso di farlo diventare il nostro manifesto verso gli immigrati in Italia, con tutti gli adeguamenti relativi al nostro tessuto sociale, ai nostri usi, costumi e soprattutto alla nostra Costituzione e alle nostre leggi, poiché vorremmo anche noi poter accogliere gli immigrati con un: BENVENUTI IN ITALIA.
Vi comunichiamo che lo invieremo ai ministri del Governo Berlusconi che sono in diretto contatto con il problema immigrazione, affinché facciano loro le nostre istanze

PREMESSA:
Gli italiani sono un popolo per propria natura accogliente e favorevole all’immigrazione, in quanto sono consapevoli che la loro civiltà è frutto dell’apporto di altre culture, tradizioni, conoscenze diverse che le hanno potenziato quell’ingegno, quella fantasia e quella creatività che ha portato gli italiani a distinguersi nel mondo.
Ma la mescolanza tra i popoli può portare a due distinte forme di convivenza:
il pluralismo e il multiculturalismo.
Noi riteniamo Il pluralismo positivo, perché integra le diversità arricchendole.
Al contrario il multiculturalismo stimola e favorisce le singole identità, mantenendole separate dagli altri gruppi e perciò divide le società in compartimenti stagni e talvolta ostili .
(Questo concetto lo sosteneva già Orazio, nelle Epistole).

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Da alcuni anni, sul territorio italiano sono aumentate notevolmente le immigrazioni e noi abbiamo cercato di fare in modo che gli stranieri si potessero sentire in Italia come parte di noi, tuttavia ci sono questioni che coloro che sono arrivati nel nostro paese e, a quanto sembra, anche qualcuno dei nostri concittadini nati qui, devono capire, soprattutto in riferimento alle molteplici situazioni negative che hanno reso la vita degli italiani e anche di moltissimi stranieri insostenibile. E’ stato creato un grosso danno da coloro che hanno favorito l’ipotesi che l’Italia dovesse diventare una società multiculturale e vedevano l’apertura indiscriminata delle frontiere come un evento positivo.

I sintomi dell’errore contenuto nel multiculturalismo si notano già nel nostro Paese, poiché si sono create sacche di popolazione che vivono in modo totalmente scollegato dalla nostra comunità, con proprie regole, usi e costumi a noi ignoti e in molti casi inaccettabili sia dal punto di vista sociale, che legale. Questo crea negli italiani una pericolosa crisi di identità e favorisce il dissolvimento della nostra sovranità ed infine produce lo sradicamento di quei principi morali, spirituali e giuridici che hanno fatto grande la civiltà del nostro Paese e che hanno contribuito ad arricchire il mondo intero di un enorme bagaglio culturale.

L’Italia possiede anche una sua lingua che è l’Italiano e tutti coloro che desiderano far parte della nostra società hanno il dovere di apprendere la nostra lingua e non obbligare noi a imparare la loro. Ma l’Italia possiede anche una sua storia, delle tradizioni, un suo tessuto sociale ed un modo di vivere che è quello che ha attirato verso le sue sponde milioni di immigrati, che hanno il dovere di conoscere e rispettare la nostra cultura che non è improvvisata, ma è un obiettivo raggiunto dopo secoli di battaglie, di divisioni, di alleanze, di guerre, che hanno coinvolto milioni di persone che alla fine si sono riconosciute come un unico popolo in un unico territorio.

Altri Paesi in Europa hanno creduto nel multiculturalismo, ma di fronte a episodi di intolleranza nei loro confronti si stanno ricredendo sulle politiche d’accoglienza, noi desideriamo far tesoro di questa conoscenza senza ripetere i loro errori.

La nostra cultura e la nostra storia sono strettamente intrecciate con la fede. La maggioranza degli italiani è cristiano cattolica e crede in Dio e questa fede è ampiamente documentata nella nostra storia. Ciò non significa che altre religioni vengano discriminate o combattute, ma che desideriamo il rispetto di questa fondamentale parte della nostra civiltà, perché questa nazione è fondata su principi cristiani. Tutti i simboli cristiani disseminati sul territorio e nei luoghi di aggregazione, non sono ostentati ma sono testimonianza di fede e costituiscono conforto e guida per coloro che hanno liberamente scelto di credere nel cristianesimo.

Se qualcuno si sente offeso da queste testimonianze, non può pretendere che noi vi rinunciamo e non può permettersi di cancellare le tracce del nostro cammino di fede, sovrapponendo le proprie testimonianze alle nostre. Se la nostra croce vi offende o non vi piace non è giusto che proviate nei nostri confronti rancore e insofferenza, poiché questi sentimenti creeranno incomprensioni insanabili con noi e allora dovreste prendere in seria considerazione la possibilità di scegliere un'altra nazione ove crearvi una nuova vita.

Noi, dal canto nostro, non vi chiederemo di rinunciare alla vostra fede e alle vostre opinioni religiose, e saremo felici di permettervi di vivere liberamente in modo sereno, la vostra fede con il vostro dio.

La libertà per noi è una conquista di civiltà, ma anche un diritto al quale tutti hanno accesso e non vogliamo negarla a nessuno, come non vogliamo rinunciarvi per credenze che trasferiscono i problemi dei Paesi d’origine sul nostro Paese. Voi dovete cercare di comprendere che potete praticare la vostra cultura purché rispetti le leggi le cui linee sono tracciate nella nostra Costituzione, che mette in primo piano i diritti delle persone e questo significa che nessuno può obbligarci ad assumere comportamenti che ledono i nostri e gli altrui diritti.

Questo principio garantisce e salvaguardia anche i vostri diritti o potreste voi stessi diventare vittime di altri immigrati che vogliono imporre le loro regole, ma che grazie alla nostra Costituzione non potranno farlo.
Qui siete tutte persone, donne, bambini e uomini, con gli stessi diritti e gli stessi doveri e nessuno può possedere prerogative che danneggino gli altri e le nostre leggi sono state scritte in modo da poter tutelare al meglio questi principi. Non dimenticatelo.

L’Italia è il nostro Paese, la nostra Terra, la nostra Casa, la nostra Famiglia, i nostri ricordi, le nostre speranze, i nostri sogni e pretendiamo che voi ne abbiate il massimo rispetto. Avrete in cambio lo stesso rispetto e con esso anche la possibilità di costruirvi un futuro sereno per voi e per i vostri cari.

Noi siamo orgogliosi della nostra cultura e non abbiamo in mente di sacrificarla in nome di un dannoso multiculturalismo che è l’espressione della torre di Babele, crollata miseramente sull’ingovernabilità dell’incomprensione, dovuta alla mancata capacità di comunicare. E’ per questo motivo che è vostro interesse accettare le nostre regole e non cercare di cambiarle. Non servirà che ricorriate alla furbizia del lamento e che vi approfittiate della libertà per ottenere privilegi se non rispetterete tutto ciò che vi abbiamo descritto e spiegato abbondantemente e vi ribadiamo il concetto che se non vi sentite appagati, se pensate di essere infelici perché non vi piace come viviamo, ricordate che avete la libertà di andarvene, così come nessuno di noi vi ha obbligato a venire, nessuno vi obbligherà a restare in Italia

Ricordate che siete stati voi a scegliere e decidere di venire a vivere in Italia e perciò siete voi che dovete accettare ciò che l’Italia e gli italiani sono in grado di offrirvi, noi vi abbiamo aperto le porte del nostro paese e se non volete essere come noi, siete liberi di scegliere di tornare da dove siete venuti o di andare altrove.

Questo è il dovere di ogni nazione. Questo è il dovere di ogni emigrante.

Adriana Bolchini Gaigher
presidente nazionale O.D.D.I.I.

http://www.oddii.eu

newpresidenza@oddii.eu

domenica 18 maggio 2008

L’Italia sommersa dai rifiuti. THOR manderà gli inceneritori in soffitta? - intervista a Paolo Plescia

THOR manderà gli inceneritori in soffitta? - intervista a Paolo Plescia

THOR potrebbe essere la figura mitologica dei Vikinghi, noto come il terribile dio del tuono, ma è l’acronimo di un moderno sistema snello e rivoluzionario di eliminazione radicale dei rifiuti solidi urbani di realizzazione totalmente italiana. La notizia che circola di tanto in tanto sui “piccoli” media è di quelle che fanno tremare i polsi e le tasche ai magnati degli inceneritori, chiamati impropriamente termovalorizzatori. I grandi media si son ben guardati dal diffonderla, forse perché ancora in fase di sperimentazione o magari proprio per la sua semplicità come l’uovo di Colombo.
Chissà se il premier Berlusconi alludeva a questa soluzione quando l’altro giorno alla Camera, in occasione della fiducia al suo Governo, riferendosi al decennale scandalo dellimmondizia che attanaglia la Campania, prometteva che questa vergogna nazionale “finirà”. Non sappiamo se esiste un dossier del genere sul tavolo del Governo; quello che sappiamo è che il nanopatologo di fama internazionale Stefano Montanari dell’università di Modena che deve giudicare la bontà di THOR, in quanto agli effetti sul nostro organismo delle nanoparticelle prodotte, ancora non si pronuncia, pur ammettendo che per i rifiuti ci sono metodiche a freddo o senza combustione molto meno pericolosi dei mega-inceneritori.
THOR, acronimo di “Total HOuse waste Recycling” o riciclaggio completo dei rifiuti domestici, è una tecnologia ideata e sviluppata interamente in Italia dalla ricerca condotta dalla Società ASSING SpA di Roma e convalidata dall’equipe del dottor Paolo Plescia dell’ISMN-CNR (Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati), massimo organo di consulenza per i ricercatori dei nostri atenei.
L’impianto che occupa non più di 300 mq. ed è trasportabile, è in fase di avanzata sperimentazione e si basa proprio su un processo di raffinazione a freddo dei materiali indifferenziati che vengono trattati separando tutte le componenti utili dalle sostanze dannose. I rifiuti solidi urbani, dopo la separazione, vengono ridotti a dimensioni microscopiche inferiori a dieci millesimi di millimetro. In altre parole il Thor è un sistema che permette di recuperare e raffinare tutti i rifiuti indistinti e trasformarli in una poltiglia omogenea, purificata dalle parti dannose, per essere riutilizzata come combustibile dall’elevato potere calorico, bypassando completamente la raccolta differenziata che tanto assilla i cittadini.
Secondo i comunicati stampa del CNR, il THOR si propone come soluzione alternativa ai grandi impianti di smaltimento in discarica e di incenerimento e al concetto del concentramento dei rifiuti in mega-impianti di trattamento, che determinano alte concentrazioni di inquinanti, contaminanti e fumi zeppi di sostanze pericolose per la nostra salute.
La polvere che se ne ricavava (10 Kg. ogni tonnellata di rifiuti), pallettizzata, diventa un combustibile paragonabile ad un carbone di prima scelta, utilizzabile con qualunque tipo di sistema termico, e pirolizzata se ne ricavano olii per biodiesel, per caldaie a vapore, per sistemi di riscaldamento centralizzati e per impianti di termovalorizzazione delle biomasse senza produrre pericolo di diossina sprigionata dai comuni inceneritori in commercio. Il prototipo THOR, tra i primi impianti meccano-chimici al mondo, testato nel piccolo Comune di Montelibretti nei pressi di Roma, tritura mediamente fino a otto tonnellate l’ora e non ha bisogno di un’area di stoccaggio; non è termico e quindi non è necessario tenerlo sempre in funzione, anzi può essere acceso alla bisogna. Poiché è trasportabile, è utile per contrastare le emergenze e in tutte le situazioni dove è necessario trattare i rifiuti velocemente e senza scorie; ha un costo estremamente contenuto: un impianto da 8 tonnellate/ora costa 2 milioni di euro a fronte di almeno 600 milioni dei termovalorizzatori. Quanto all’emergenza Campania che produce settemila tonnellate di rifiuti al giorno, basterebbero 36 THOR ed una spesa di 72 milioni di euro per dire addio alla produzione di immondizia dell’intera regione. Mentre con 100 “macinatori” THOR in un solo anno potrebbero sparire 7 milioni di tonnellate di ecoballe accumulate nei decenni, alimentando inoltre numerosissimi riscaldamenti centralizzati, poiché è in grado di ricavare cinque volte l’energia per chilo rispetto ad un inceneritore con spese di costruzione 33 volte inferiori ed un impatto ambientale zero. Siti di stoccaggio, discariche ed inceneritori verrebbero definitivamente mandati in soffitta.
L’ideatore di questo straordinario dispositivo, mi ha rilasciato le seguenti significative dichiarazioni:
Abbiamo un impianto a Torrenova (ME) che sta lavorando mediamente 4 tonnellate di tal quale al giorno e fra breve verrà spostato su Catania. Stiamo realizzando un secondo impianto nel Lazio e, a fronte di un accordo con uno dei più grandi gruppi di cementiere europee nel Piemonte, stiamo per realizzare una delle più importanti reti di impianti CDR vero, non le porcherie che fanno le varie NU del mondo”. “Trattasi di un impianto di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno che presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale trattato”, a fronte di ameno 250 per un inceneritore. Il prodotto che esce da THOR è sterilizzato perché le pressioni che si generano nel “mulino”, dalle 8000 alle 15000 atmosfere, determinano la completa distruzione delle flore batteriche; non produce odori da fermentazione; resta inerte dal punto di vista biologico, ma combustibile.
Lo scienziato ci assicura infine che la conclusione della sperimentazione, la realizzazione e commercializzazione di un primo impianto industriale, completo di tutte le parti tecnologicamente innovative, è prevista tra sei mesi e comunque entro il 2008. “Al momento l’applicazione THOR può essere utile per comunità abitative fino a 40.000 abitanti e dove scarseggia l’acqua potabile”, tanto che è già stata commissionata dal sindaco dell’isola di Procida (Napoli) e dal cui uso ne trarrà energia termica per alimentare un dissalatore. Ci auguriamo che il THOR, frutto dell’indiscusso genio italiano, possa risolvere definitivamente il problema dei RSU del nostro Paese e riscattarlo dalla vergogna della spazzatura per le strade della Campania che ha insozzato l’immagine dell’Italia nel mondo. E’ un rischio che come Napoli, secondo l’Eurispes, molte città italiane potrebbero subire, vista la prossima saturazione delle discariche e delle enormi speculazioni sui rifiuti come una mucca da mungere, alimentando corruzione e prebende dovunque il problema si è presentato. Come avvenuto in America, patria degli inceneritori, tutto lascia prevedere che gli inceneritori non hanno futuro.

Francesco Pugliarello

venerdì 9 maggio 2008

Indovina Indovinello a sfondo satirico-politico semiserio

Vogliamo festeggiare la vittoria della "libertà" da... con un indovinello ?
Concediamoci un pò di relax dopo tanto stress durato due lunghi anni.
Allora cerchiamo di indovinare a cosa si allude fra queste domandine facili facili.

1-Chi sono i politici improvvisatori?
2-Chi sono quelli avvezzi ad autocelebrarsi? quelli alla P.L.T.?
3-Chi soffre di autosufficienza? Il lidèr Maxìm?
4-Chi mostra arroganza quando parla?
5-Chi mente e poi si camuffa facendo autocritica?
6-Chi dissimula dietro lo schermo del buonismo ecumenico?
7-Chi agisce con perverso cinismo?
8-Chi essendo incapace di produrre idee cavalca le idee altrui per poi criticarle o 9distruggerle?
10-Chi si fa i c...i suoi per rimpinguare la greppia propria e dei suoi accoliti 11-usando gli "ultimi"?
11-Chi soffre di arlecchinismo cronico? il "nobel dal rosso papillon" o chi altro?
12-Chi mostra supponenza e spocchia verso chi non è con lui?
13-Chi soffre di delirio di onnipotenza mostrando falsa umiltà?
14-Chi fa l'intellettuale dalla erre moscia non essendolo?
15-Chi "si pavoneggia mentre è un semplice tacchino spennato"? Antonio C.?
16Chi è sciocco e venaglorioso? Antonio C?
17-Chi non riesce a fare i conti col passato e si accartoccia su sè stesso?
18-Chi e perchè ha creato xenofobia in un popolo come il nostro, umano, tollerante e ospitale come il nostro?
19-Chi ha voltato la faccia dall'altra parte tollerando la delinquenza d'oltrefrontiera?
20-Chi è che ha sempre tentato di imbrogliare il gioco politico intorpidendo e travisando i fatti con logiche fuori d'ogni realtà?
21-Chi ha provocato nell'Occidente quello che viene definito "l'odio di sè"?

Cercansi desaparecidos desesperados per completare il quadretto di famiglia.
Una lauto premio per chi riesce a mettere nella casella giusta il personaggio giusto... ovviamente con la dovuta discrezione, evitando di citare non l'errante, ma l'errore.

Da parte mia so soltanto che (nonostante la maturità mostrata il 13 ed il 14 aprile dal nostro "popolo") nel nostro Paese circolano ancora dei nazi-islamo-bolscevichi plagiatori del popolo.

francesco.pugliarello

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francoazzurro

domenica 20 aprile 2008

L’ultimo regalo di Prodi: 123 nomine (a spese nostre)

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Interrogazione al ministro dell’Interno Giuliano Amato
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Quando un governo è sfiduciato dalla Camere, si dice che è dimissionato. E i suoi compiti si limitano all’ordinaria amministrazione. Talmente ordinaria - nel caso del Mortadella -, che quest’ultimo non ha resistito a lasciarci un ultimo regalino. In puro stile Casta-famelica, infatti, l’ex presidente del Partito democratico ha pensato di fare alcune nomine, prima di lasciare Palazzo Chigi. Pur non avendone i poteri (probabilmente).
Sicché ha rinnovato 123 consulenze. Così come pure ha provveduto - con il benestare di Massimo D’Alema - a promuovere 26 consiglieri di ambasciata, elevandoli al rango di ministri plenipotenziari. Insomma, prima di sollevare le chiappe dalla cadrega: ha garantito un consistente stipendio a qualche amico. A spese nostre, s’intende!

Neanche il ministro dell’Interno Giuliano Amato è stato con le mani in mano. Il 27 gennaio u.s. ha presentato una serie di trasferimenti e di promozioni a prefetti di dirigenti di P.S. Infine ADN Kronos ci notizia che lo stesso Amato ieri ha proceduto all’"Investitura" Luca Riccardi di Sant'Egidio alla direzione generale dell'OIM all'Unione Europea.

Secondo me un governo dimissionario non avrebbe alcun titolo per designare personaggi a posti di rilevanza internazionale come quello della senza la previa consultazione con il neoeletto premier Silvio Berlusconi prima di prendere decisioni del genere.
Ci ripensi signor ministro Amato.
Chiedo a chi è più esperto: ma questi casi rientrano nell’ordinaria amministrazione?

PS: alla faccia di tutti quelle persone che sostengono che solo Berlusconi fa i suoi interessi….
MORTADELLA cosa ha fatto e cosa sta facendo?

francesco.pugliarello

giovedì 17 aprile 2008

Perché la vittoria del ‘Popolo della Libertà’ è un evento epocale

Sento il piacere di rivivere una nuova svolta epocale nel sistema politico. Vedo questa vittoria del PDL come una sorta di un nuovo sessantotto rovesciato. E' la vittoria del bipartitismo, voluto e sanzionato dal popolo che riporta a pieno titolo il nostro Paese a livello dei maggiori Paesi del mondo civile. Il bipolarismo aveva prodotto coalizioni deboli e alleanze innaturali come innaturali erano le proposte di matrimoni alla zapatero.

La scomparsa dei comunisti e dei socialisti dal Parlamento italiano rientra nelle profezie di quel priore di campagna che, ricorderete ho già citato in altre occasioni allorché nel lontano 1967, prossimo alla fine della sua vita terrena, paragonò il comunismo alle serpi che “strisciano e speculano tra le innumerevoli miserie della terra… ma non vanno lontani…” che va sotto il nome di don Lorenzo Milani.

Conseguenza prevedibile dovuta all'equivoca politica di una classe dirigente che ostinatamente si aggrappava ad una finta falce e martello che aveva fatto il suo tempo, mentre il popolo andava maturando la vendetta che la storia aveva da tempo decretato. Essi potranno risollevarsi dalla cocente sconfitta (ce lo auguriamo tutti)solo se saranno in grado di ricostruire un progetto fondato sulla onestà intellettuale, altrimenti rimarranno accerchiati tra l’autonomismo nordista bossiano e quello sudista di Lombardo.

Se possiamo trarre una morale dalla vittoria del Popolo della Libertà, come al liceo ci insegnavano le favole di Fedro, potremmo affermare che l’opinione pubblica punisce chi pubblicamente disprezza e demonizza l’avversario politico considerandolo un nemico: è quanto la sinistra aveva elaborato nel rancore, costruendo la sua fortuna sulla mitologia del ricco da annientare.

Francesco Pugliarello

giovedì 3 aprile 2008

"...VOTO A RISCHIO PER COLPA DI BERLUSCONI" ?...

Almeno il partito comunista era sorretto da un’ideologia. Il “nuovo” PD manco ha più quello, è pericoloso nel suo genere e arrogante nei fatti. In questi giorni di campagna elettorale sta esprimendo il meglio di quanto covava nel suo assetto genetico: il sordo livore verso chi la pensa diversamente, riuscendo ad esprime quel sottile senso dell’equivoco buono a gabbare i soliti gonzi.

Veniamo all’ultimo episodio fresco di giornata. Il quotidiano più mestatore e sfacciato presente nel panorama dei media nazionali, controllato dalla coalizione che fa capo a quel signore che ne fu il direttore negli anni novanta, in piena campagna elettorale spara in prima a caratteri di scatola a tutta pagina questo titolo: “VOTO A RISCHIO PER COLPA DI BERLUSCONI”. La per là, pensando ad un errore o magari ad una data vecchia, vado nell’occhiello e, sotto il titolone trovo la sintesi della motivazione che, collegata al titolo, lascia intendere questo: siccome la DC di Pizza è alleata alla CDL, Berlusconi deve aver suggerito a Pinza di creare tutto l’ambaradan per ritardare le elezioni…Roba da stramazzare dalle risate se non fosse per la carognata. Ma tant’è.
Sui tavoli delle case del popolo, dellle SMS, nelle bacheche delle piazze e nei bar della Toscana, dell’EmiliaRomagna e di tutto il centro Italia è questo il titolo che deve campeggiare e, per chi non l’avesse capito, anche questa volta… “piove Berlusconi ladro”, per la goduria del popolo dei gonzi.

Caro lettore, non devi sapere altro, ti basta questo per scompisciarti e convincerti chi è il nemico da battere. Tanto si sa, il vecchietto o il labil-vedente mica andranno a spulciare tutto il pastone interno!Tanto basta per farti godere. Mica vanno a realizzare che è il Viminale a giudicare quale lista è da bocciare o da convalidare per le elezioni; mica si preoccupano di capire chi è colui che in commissione ha deciso di estromettere la lista di Pinza, magari perché si confondeva con quella del genero del grande palazzinaro d’Italia… questo sì che lo sanno chi è. Questa è l’italietta, questo è il popolo che lo vota. Questa è l’Italia che riemerge dalle macerie del muro di Berlino.

Poi vado su L’Unità.it e navigando alla ricerca del pezzo, appare un viso stralunato occhialuto che mi dice: “600 euro l’anno X tre milioni di famiglie“…, ma l’articolo col titolone impresso sul cartaceo non appare, non esiste. Come mai? Sarà una svista? Macchè, la solita furbizia dei lorsignori; essa non ha limiti. Con un pò d’intuito e un pizzico di raziocinio si può capire il perché di questa “svista”…
E’ difficile combattere con chi è affetto da infantilismo fin quando prevarrà l’ignoranza. Lorsignori mi danno l’impressione dei bambini che, quando giocano, ne vengono totalmente coinvolti da dimenticare ciò che li circonda al punto di convincersi e di convincere il compagno di giochi che quello che sta dicendo e facendo sia la realtà, il resto non conta. Berlusconi, uomo lucido e di carattere, ironizza: “Il problema è che loro si prendono sul serio, mentre noi siamo autoironici; loro si rovinano la giornata fin dal mattino quando si fanno la barba e si guardano allo specchio…

mercoledì 2 aprile 2008

I musulmani moderati, testa di ponte per l’islam in Occidente?

La maggioranza dei musulmani sono “moderati”, come dire che a rigor di logica non sono buoni musulmani. In realtà non è così. Ambiguità e opportunismo alberga nel variegato mondo islamico tale da farlo sentire terrorizzato al solo pensiero di dover reagire, imponendosi l’autodistruzione (martirio) in nome di in dio invisibile e lontano. I loro idoli, imposti con pressioni fisiche e morali sin dalla nascita, sono i versetti coranici che Maometto fece redigere a Medina, al tempo dell’egira: scritti di un profeta politico in armi.Più si approfondisce la prassi fondamentalista islamica, più emerge il volto di una comunità di fedeli fragili, contraddittori e affetti da vittimismo, protesi all’arroccamento sul panteon della mistificazione della realtà. Ma “l’islam è pace…”. E’ la frase che echeggia da un minareto all’altro, lanciata dai rifugi di Al-Qaeda e dal “Grande Fratello” del Qatar, Yusuf al Qaradawi. Questa frase, pronunciata da chi incita alla rivolta contro gli “infedeli”, è poco credibile, ma è molto diffusa nel mondo occidentale per timore della forte reazione anti-islamica(Samir Khalil).

Significative le condanne dei Consigli dei Musulmani presenti in Europa contro gli attentati di Londra e di Madrid. Quale seguito esse hanno avuto? Nessuno! Il recente coro di condanne sul cortometraggio dell’olandese Geert Wilders, “Fitna”, che riprende alcuni squarci delle stragi perpetrate dai loro fondamentalisti, peraltro incredibilmente criticato dal segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki moon e dall’Unione Eropea, sono cadute nel vuoto. Perché? Christopher Dickey, editorialista dello statunitense Newsweek, sull’onda di queste critiche, in un articolo destinato a far discutere, ci risponde che gli esempi di moderazione provengono dall’interno dell’islam che punta sul dialogo anziché sullo scontro di civiltà, lasciando chiaramente intendere la scarsa responsabilità di molti cristiani che, con la spettacolarizzazione della conversione di Magdi Allam, troverebbero comodo soffiare sul fuoco dell’odio reciproco anziché “ricercare le perdute ragioni del dialogo interreligioso”. Il governo Turco che ha deciso di “sostenere una lettura modernizzante del Libro Sacro”; il re saudita Abdullah al Saud ha fatto “rimuovere migliaia di mullah radicali”, e il Libano, finanche l’Ayatollah Fadlallah, noto “teologo” di Hezbollah, invita i fedeli a rispondere alle “aggressioni occidentalicon mezzi squisitamente legali”. Qui in Occidente se v’è qualche voce musulmana che condanna il fondamentalismo, viene subito perseguita con minacce di morte. E’ il caso della somala Ayaam Hirsi Ali che scrisse la sceneggiatura di “Submission”, dello scrittore Shaker al Nabulsi e di tantissimi altri. Strano mondo quello della politica filo-islamica che, malgrado certi timidi segnali distensivi, c’è sempre qualche personaggio nostrano a soffiare sul fuoco.

Ma di quale dialogo si parla. Di quello invocato dal Vaticano o di quello chiesto dai 138 saggi musulmani che, come il dotto Tarik Ramadan, scambiano l’Antico Testamento per Vangelo a seconda della lingua in cui diffondono il loro invito al dialogo? L’ultima a non aver capito l’aria che tira è Afef Jnifen Tronchetti Provera. Nel suo “Allam incita all’odio” (La Stampa 28.03.2008) piuttosto che accusare di insipienza e di latitanza i nostri vertici politici che sbarrano il passo all’incontro culturale e religioso tra i due mondi, preferisce accusare Magdi C.Allam per la sua libera scelta di convertirsi al cattolicesimo e non condanna pubblicamente chi questo tanto scongiurato dialogo lo manipola gettando nella disperazione intere comunità, seminando terrore e panico in “casa” propria ed in “casa” altrui. La signora sa bene, ma anche Christopher Dickey sa che la Chiesa è fatta di persone che vivono nella polis - nella città degli uomini - e che ogni giorno contribuiscono con le proprie scelte, con le parole e le azioni a migliorarla.

Essi non sanno o meglio non vogliono sapere che i migliori affabulatori nonché dissimulatori sono inviati in Occidente dalla “dawa” islamica, proprio per creare problemi ai correligionari ivi residenti. Così per l’uso del “velo” quale strumento di rivendicazione politica distintiva; così per l’apertura di macellerie e di ristoranti di carne “halal”, peraltro non prescritti nel Corano ma dalle nimerose “fatwe” emesse dai dottori della legge; così per le pressanti richieste di edificazioni di luoghi di culto; così per le cliniche ostetriche nelle quali si vieta di usare disinfettanti a base di alcool, ecc. Sappiamo che il fondamentalismo islamico è né più né meno che un progetto politico che abusa della religione per fiaccare l’avversario dall’interno delle sue istituzioni al fine di riconquistare il califfato perso nella notte dei secoli, il cui primo rivale è nel suo seno e che per combatterlo occorre fermezza, quella fermezza che certi musulmani, sedicenti moderati, temono di affermare!
Francesco Pugliarello

domenica 30 marzo 2008

Lettera aperta alla signora Afef Jnifen Tronchetti Provera

LETTERA APERTA ALLA SIGNORA AFEF TRONCHETTI PROVERA


Gentile signora Afef Jnifen, la mia grande stima per lei in quanto a fascino ed intelligenza non è venuta meno quando a suo tempo in TV attaccò don Gianni Baget Bozzo. Ora, dopo anni di astinenza pubblica, piomba sulla scena mediatica mettendo sotto accusa Magdi C. Allam per essersi convertito al cattolicesimo, additandolo a fautore dell’odio tra la nostra e la Sua religione. Devo ricredermi.
Può anche darsi che la Sua visione della società la faccia sentire nel giusto; mi permetterà però di dubitarne, dal momento che da noi in Occidente lei gode di una libertà insperata, anche quella di offendere impunemente chi dedica la sua esistenza a squarciare il velo di certe verità che molti come lei mettono la testa sotto la sabbia per non vedere, per non sapere. Può anche darsi che la maggioranza degli italiani siano disinteressati alla conversione di Magdi, ma le centinaia di musulmani battezzati residenti in Italia e le migliaia in Europa sicuramente no.

Vorrei pregarla di evitare certe equazioni fuorvianti prendendo a pretesto le lotte tra protestanti e cattolici paragondole alle numerose sette islamiche perennemente in conflitto tra loro, senza contare i persistenti ricatti interni che quelle comunità subiscono. Penso che lei soffra di strabismo e la capisco, ma non venga a raccontarci che Hitler e Mussolini diffondevano la loro religione (peraltro acquisita opportunisticamente) fomentando terrorismo in nome di essa. Forse non s’è accorta che comportamenti tartufeschi come il Suo sono fomentatori di odio.Quando parla di un imprescindibile dialogo interreligioso, gradirei che Lei mi illuminasse di quale dialogo parla.

Dove vede l'empasse di questi ultimi decenni? Tra la gente o nei vertici politici? Vorrà forse alludere ai 138 saggi che confondono Antico Testamento con Vangelo a seconda della lingua in cui diffondono il loro invito al dialogo? Piuttosto che accusare di insipienza e di latitanza i governanti che con i loro comportamenti miopi sbarrano il passo all’incontro culturale e religioso tra i due mondi, Lei preferisce accusare Magdi Cristiano Allam per la sua libera scelta e non condanna pubblicamente chi questo tanto invocato dialogo lo manipola, gettando nella disperazione intere comunità, seminando terrore e panico in "casa" propria ed in "casa" altrui. Lo sa bene che la Chiesa è fatta di persone che vivono nella polis - nella città degli uomini - e ogni giorno contribuiscono con le proprie scelte, le parole e le azioni a migliorarla.

Secondo la Sua logica anche il gesuita Samir Khalil, il filosofo Daniel Pipes, il Mufti del Cairo Ali Gomaa, l’Ayatollah Ali Montazeri e tanti altri sarebbero incitatori all’odio e alla conseguente pena di morte da comminare agli apostati. Fortunatamente i miei amici di famiglia originari di Marrakesh e di Susah (Tunisia) non la pensano come Lei, non si sentono vittime di alcuno. Mi vorrebbe spiegare infine perché e chi alla recente Chiesa del Qatar (peraltro ultima delle poche rimaste nel mondo islamico) ha impedito di esporre la croce sulla cattedrale e di costruire un attiguo campanile? Un po’ di conoscenza della storia recente ed un po’ di umiltà forse non impedirebbe un dialogo anche tra noi comuni esseri mortali. In attesa di Sue risposte illuminanti, la saluto cordialmente,
Francesco Pugliarello

sabato 29 marzo 2008

La figlia dell'ex-ambasciatore tunisino in Libia bolla di "apostasia" Magdi Allam

Lo stesso giorno in cui "Avvenire" mi pubblica la lettera di complimenti per la conversione a Magdi Cristiano Allam (28 c.m.) (pura coincidenza) dal titolo "Un nujovo fratello tra noi", su "La Stampa" appare una vergognosa bordata al convertito da parte della svampita Afef Jnifen (riporto integralmente qui sotto):

"Allam incita all'odio" di AFEF JNIFEN

Mi sono decisa a parlare della conversione al cristianesimo di Magdi Allam avendo letto la presa di distanza del Vaticano dai giudizi critici sull’Islam che il giornalista ha rilasciato dopo la cerimonia del battesimo nella veglia pasquale in San Pietro. Voglio precisare che non mi permetto di giudicare Papa Benedetto XVI e che al tempo stesso sono profondamente convinta che debba essere a ogni costo difesa la libertà di professare la propria religione così come di convertirsi. Ma non posso più tacere sulla disinformazione riguardo al mondo musulmano che Magdi Allam porta avanti da anni. Pur essendo italiana, le mie origini si radicano nella cultura islamica e faccio parte della comunità araba in Italia. Non sono praticante, ma per rispetto della religione musulmana, la religione dei miei genitori in cui sono cresciuta, sento di dover intervenire. Non sono interessata alla conversione di Magdi Allam, e così credo la maggioranza degli italiani, ma ho ben chiaro - e da diverso tempo - qual è il suo obiettivo. Magdi Allam grida al genocidio contro gli ebrei e i cristiani nel mondo islamico. Ci sono stati e ci sono casi, ce lo insegna la storia. Ma ci sono stati e ci sono conflitti anche all’interno di una stessa religione, tra sciiti e wahabiti, tra sunniti e sciiti, tra cattolici e protestanti. Di questo, però, Allam non scrive, come non scrive delle tante testimonianze e dei tanti sforzi per favorire il dialogo interreligioso. No, lui vuole soltanto alimentare i conflitti, infiammare lo scontro di civiltà per cercare di passare alla storia come un simbolo e una vittima di queste crisi. E’ diabolico, ma non ci riuscirà. Nei giorni scorsi in Qatar - un Paese di soli 800 mila abitanti - è stata aperta la prima chiesa cristiana e negli Emirati Arabi la quinta, mentre in Oman sono quattro quelle già presenti. Ancora, in Tunisia c’è la più vecchia sinagoga di tutta l’Africa, il Marocco ha avuto un ministro del Turismo di religione ebraica così come oggi il re ha alcuni consiglieri che professano quella fede, mentre in Libano la Costituzione dice che il presidente debba essere cristiano. Insomma, ci sono tanti esempi di tolleranza e dialogo che la gente magari non conosce, ma Allam non ne parla mai. Lui cita soltanto esempi di conflitti. Certo che nel mondo musulmano ci sono gli integralisti, chi lo nega? E in presenza di conflitti gli integralisti esasperano il fattore religioso. Ma nessuno oserebbe dire che poiché Mussolini e Hitler erano cristiani il cristianesimo sia violento. Gli articoli che da anni scrive Magdi Allam sono stati molto dannosi per la comunità arabo-musulmana in Italia. Non c’è stato alcun esponente della destra, anche la più estrema, che abbia fatto un lavoro tanto negativo. Allam ha troppo astio dentro di sé, mi auguro che ora dopo il battesimo trovi pace interiore, lo dico senza ironia. Scommetto però che arriverà invece un libro sulla sua conversione, spero soltanto che darà i soldi in beneficenza a qualche parrocchia. Ci risparmi altre lezioni di malafede tra le religioni, anche il Vaticano ha capito che crea zizzania fra due mondi che cercano un dialogo difficile, ma molto importante. Caro Magdi, alla faccia tua il dialogo continuerà.
vedi
http://wpop2.libero.it/cgi-bin/webmail.cgi?ID=IRkNSopi1moNMc0BY09Vdr4wVE55WPkRZE4T2pXvzdAr4QHLsOoz&Act_Parse=login-inbox

e la mia risposta inviata alla stessa sul quotidiano La Stampa e Avvenire.

Gentile signora Afef Jnifen,
la mia grande stima per lei in quanto a fascino ed intelligenza non è venuta meno quando a suo tempo in TV attaccò don Gianni Baget Bozzo. Ora però, dopo anni di astinenza pubblica piomba sulla scena mediatica mettendo sotto accusa Magdi Allam per essersi convertito al cattolicesimo, additandolo a fautore dell’odio tra la nostra e la Sua religione. Devo ricredermi. Può anche darsi che la Sua visione della società la faccia sentire nella ragione; mi permetterà però di dubitarne, dal momento che qui in Occidente gode della massima libertà, anche di offendere chi dedica la sua esistenza ad aprirci gli occhi. Può anche darsi che la maggioranza degli italiani siano disinteressati alla conversione di Magdi, ma le centinaia di musulmani battezzati residenti in Italia e le migliaia in Europa sicuramente no.

Vorrei pregarla di evitare certe equazioni fuorvianti prendendo a pretesto le lotte tra protestanti e cattolici per paragonarle alle numerose sette islamiche perennemente in conflitto tra loro, senza contare dei micidiali ricatti quotidiani che quelle comunità subiscono. Credo che lei soffra di strabismo e la capisco, ma non venga a lasciarci intendere che Hitler e Mussolini diffondevano la loro religione (peraltro acquisita opportunisticamente) fomentando terrorismo in nome di essa. Quando parla di un imprescindibile dialogo interreligioso, gradirei che Lei mi illuminasse di quale dialogo parla. Dove vede l'empasse di questi ultimi decenni, tra la gente o nella politica? Vorrà forse alludere ai 138 saggi che confondono antico testamento con Vangelo a seconda della lingua in cui diffondono il loro invito al dialogo? Piuttosto che accusare di insipienza e di latitanza i vertici politici che sbarrano il passo all’incontro culturale e religioso tra i due mondi, Lei preferisce accusare Magdi Cristiano Allam per la sua libera scelta e non condanna pubblicamente chi questo tanto invocato dialogo lo manipola, gettando nella disperazione intere comunità, seminando terrore e panico in "casa" propria ed in "casa" altrui.

Lo sa bene che la Chiesa è fatta di persone che vivono nella polis - nella città degli uomini - e ogni giorno contribuiscono con le proprie scelte, le parole e le azioni a migliorarla. Secondo la Sua logica anche il gesuita Samir Khalil, il filosofo Daniel Pipes, il Mufti del Cairo Ali Montazeri, l’Ayatollah Ali Montazeri e tanti altri sarebbero incitatori all’odio e alla conseguente pena di morte da comminare agli apostati. Fortunatamente i miei amici di famiglia originari di Marrakesh e di Susah (Tunisia) non la pensano come Lei, non si sentono vittime di alcuno. Mi vorrebbe spiegare infine chi e perché alla recente Chiesa del Qatar (peraltro ultima delle poche rimaste nel mondo islamico) ha impedito di esporre la croce sulla cattedrale e di costruire un attiguo campanile? Un po’ di conoscenza della storia recente ed un po’ di umiltà forse non impedirebbe un dialogo anche tra noi comuni esseri mortali.
La saluto,

FRANCESCO PUGLIARELLO